Yuli Edelstein

Crisi del governo Netanyahu: lo scontro sulla leva degli haredim può portare allo scioglimento della Knesset

Israele

 di Anna Balestrieri, da Gerusalemme
I partiti ultraortodossi Shas e Giudaismo Unito nella Torah (UTJ) si preparano a sostenere la proposta di legge per sciogliere la Knesset, la cui lettura preliminare è prevista per oggi, mercoledì 11 giugno 2025 alle 11, ora israeliana. Salvo un cambiamento significativo nella posizione del deputato del Likud Yuli Edelstein (nella foto) riguardo la legge sulla leva obbligatoria, il voto favorevole appare certo.

 

A poche ore da un voto che potrebbe portare allo scioglimento della Knesset, la coalizione di governo israeliana è in piena crisi. Il nodo centrale resta la legge sulla coscrizione obbligatoria per gli uomini ultraortodossi, che i partiti haredi rifiutano con fermezza. Nonostante le pressioni per trovare un compromesso, le posizioni oscillano tra il tentativo di modificare il contenuto della legge a quello di evitare il voto decisivo sulla fine del governo.

Crisi nella coalizione israeliana: Haredim pronti a votare per lo scioglimento della Knesset

I partiti ultraortodossi Shas e Giudaismo Unito nella Torah (UTJ) si preparano a sostenere la proposta di legge per sciogliere la Knesset, la cui lettura preliminare è prevista per oggi, mercoledì 11 giugno 2025 alle 11, ora israeliana. Salvo un cambiamento significativo nella posizione del deputato del Likud Yuli Edelstein (nella foto) riguardo la legge sulla leva obbligatoria, il voto favorevole appare certo.

Le tensioni nascono dalla sentenza dell’Alta Corte di Giustizia che ha revocato le esenzioni dal servizio militare per gli uomini haredi. Di conseguenza, l’esercito ha iniziato a inviare le convocazioni di coscrizione, provocando forti proteste da parte dei partiti religiosi, che chiedono al premier Netanyahu una legge che garantisca l’esenzione per gli studenti delle yeshivot.

La proposta di Yuli Edelstein

La proposta avanzata da Edelstein, che prevede sanzioni per chi non si presenta alla leva, è considerata inaccettabile dai leader haredim. I giornali legati ai partiti ultraortodossi riferiscono che senza un accordo immediato, il patto di coalizione con il Likud non potrà continuare.

Secondo fonti interne, il leader di Shas Arye Dery sta tentando fino all’ultimo di evitare la rottura, ma all’interno di Agudat Israel la decisione sembra già presa. Un rinvio del voto, auspicato dalla coalizione, è visto con scetticismo dai partiti religiosi, stanchi di rimandi e trattative infruttuose.

Anche se la mozione superasse il primo voto, resterebbero da affrontare altri tre passaggi parlamentari. Tuttavia, il clima è teso e la possibilità di nuove elezioni si fa sempre più concreta.

La posizione dei partiti ultraortodossi

I partiti ultraortodossi chiedono di eliminare o posticipare le sanzioni contro chi non si arruola, come la sospensione dei sussidi per gli asili nido e i tagli ai finanziamenti per le yeshivot. Ma il deputato del Likud Yuli Edelstein continua a opporsi a qualsiasi compromesso che non preveda obiettivi chiari di arruolamento e misure concrete per farli rispettare.

La spaccatura non riguarda solo la coalizione: anche nel fronte haredi vi sono divisioni. I rabbini, sia ashkenaziti che sefarditi, vogliono rompere subito con il governo, mentre i parlamentari, in particolare il leader di Shas Arye Dery, cercano di evitare lo scioglimento della Knesset. Dery sta operando dietro le quinte per fermare il voto, consapevole che nuove elezioni potrebbero compromettere la sua influenza.

Netanyahu, pur poco coinvolto nella questione della coscrizione, è molto attivo nel tentativo di impedire che la proposta di scioglimento arrivi al voto, temendo che possa innescare la fine anticipata della legislatura. Per convincere i partiti religiosi a temporeggiare, il premier ricorre anche alla retorica della minaccia iraniana e dell’instabilità regionale.

Tre sono gli scenari possibili per oggi: il raggiungimento di un compromesso sulla legge di coscrizione; l’approvazione del disegno di legge per lo scioglimento, spinti dalle pressioni rabbiniche; oppure, il più probabile, un nuovo rinvio mascherato da “negoziati” per guadagnare tempo. Ma la tensione resta altissima, e l’equilibrio della coalizione sembra appeso a un filo.

(Seguiranno aggiornamenti)