Da sinistra Beniamin Netanyahu e Donald Trump

Conflitto israelo-palestinese: il nuovo piano di pace di Trump. Sogni o solide realtà?

Israele

di David Zebuloni
Il grande giorno è finalmente arrivato. Sono quasi quattro anni infatti che israeliani e non aspettano l’annuncio fatidico proveniente dalla Casa Bianca, quattro anni che israeliani e non si domandano quale sia il piano strategico ideato da Trump per porre fine al conflitto israelo-palestinese. E il grande giorno è arrivato. Ottanta sono le pagine che sono state presentate alle autorità israeliane e palestinesi, relativamente poche se consideriamo la complessità dell’ambizioso progetto. La conferenza si è tenuta presso la Casa Bianca, in diretta internazionale. Presenti sul palco solo Donald Trump e Beniamin Netanyahu, quest’ultimo così entusiasta da non smettere di sorridere nemmeno per un istante. L’intesa fra loro è assoluta: si guardano, si sorridono, si abbracciano, si stringono le mani. Persino il colore delle loro cravatte è in sintonia, rispettivamente rossa e blu, come la bandiera americana.

Il piano di pace, definito dallo stesso Trump l’accordo del secolo, è il seguente:

  • Gerusalemme diventa ufficialmente la capitale indivisibile dello Stato di Israele.
  • Gerusalemme est viene invece concessa ai palestinesi per poter fondare la capitale di quello che a breve dovrebbe diventare lo Stato della Palestina a tutti gli effetti, con tanto di ambasciata americana al suo interno.
  • Trump promette di raddoppiare l’attuale territorio palestinese senza sfollare alcun insediamento israeliano e dar loro 50 miliardi di dollari per edificare la zona. In cambio le autorità palestinesi devono porre fine al terrorismo, senza se e senza ma.
  • Il tempo concesso per realizzare tutto ciò è di quattro anni, nei quali verrà esaminato il processo passo per passo.

Netanyahu: “Un giorno storico per Israele”

Netanyahu pubblica un post su Facebook che enuncia: “Questo è un giorno storico per lo Stato di Israele e uno dei giorni più importanti della mia vita”. Sì, il 28 Gennaio è davvero uno dei giorni più importanti della sua vita. Lo stesso giorno infatti, ritira ufficialmente la sua richiesta di immunità parlamentare e accetta così di sottoporsi alle tre inchieste per le quali è stato incriminato. D’altronde, poco importa il suo processo legale se paragonato ad un possibile accordo di pace nel Medio Oriente. Tutto sembra andare per il meglio, ma un dettaglio sfugge a molti: la pace si fa in due, sempre.

Abu Mazen: “Gerusalemme non è in vendita”

La reazione di Abu Mazen non tarda ad arrivare. “Gerusalemme non è in vendita” dichiara il leader palestinese. “L’accordo del secolo non verrà mai realizzato”, commenta Khamenei sui social. Per rincarare la dose e non lasciar spazio ad alcun fraintendimento, il giorno seguente viene sparato un missile da Gaza sul sud di Israele.

I commentatori politici si dividono. C’è chi vede nel piano di Trump l’unica speranza concreta per porre fine a questo conflitto infinito e c’è chi vede nello stesso piano un ingenuo tentativo di calmare le acque fino alla fine del suo mandato. E poi c’è Sivan Rahav Meir, inviata  israeliana del telegiornale di Channel 12 a Washington, che scrive sul suo profilo Facebook: “Sono un po’ gelosa di chi ha già assunto una posizione precisa per quanto riguarda l’accordo del secolo. Io ancora non ci sono riuscita”. Beh, mai sincerità è stata più disarmante e più apprezzata.