di Roberto Zadik
Dialogo, comunanza di insegnamenti e di valori fra ebraismo e cristianesimo e riflessioni profonde su uno dei Dieci Comandamenti, “Non Rubare”, sono stati fra le tematiche principali dell’incontro del 16 gennaio scorso tenutosi presso il Nuovo Museo del Duomo nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione della XVIII edizione della Giornata dell’Ebraismo di dialogo tra ebrei e cristiani.
Promosso da Arcidiocesi di Milano, Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia, Veneranda Fabbrica del Duomo Di Milano e Fondazione Maimonide, l’incontro ha visto gli interventi in prima persona di Rav Giuseppe Laras, Presidente del Tribunale Rabbinico del Centro Nord Italia, e il Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo Metropolita di Milano; moderatore Mons. Gianantonio Borgonovo, Arciprete del Duomo.
“Un’occasione per riflettere e approfondire in nome della conoscenza reciproca in un cammino, quello del dialogo interreligioso, cominciato proprio il 17 gennaio 1995, 18 anni fa, dal Cardinal Martini assieme al Rabbino Giuseppe Laras, giorno in cui si era tenuto un incontro al quale ero presente anche io”. Così ha esordito Monsignor Borgonovo in una sala piena, presenti anche autorità comunitarie come il vicepresidente Ucei, Roberto Jarach e Milo Hasbani e di altre religioni, come il presidente della Coreis, lo Sheikh Abdl Wahid Pallavicini, Monsignor Borgonovo che ha citato l’Ultima esortazione di Papa Francesco.
Nel suo discorso, Borgonovo ha sottolineato “che la Chiesa condivide con l’ebraismo le Sacre Scritture e l’Unicità di un Dio che agisce nella storia in una complementarietà che le permette di aiutarci rispettivamente a sviscerare le radici della Parola rivelata preoccupandoci di sviluppare la giustizia fra i popoli”.
Scandita da solenni e bellissimi canti religiosi, come “Saae Aser nisgar” e “Adon Olam”, intonati a due voci da Rav Elia Richetti e da Rav David Schiunnach, la serata ha visto preziosi interventi e riflessioni profonde. Fra queste Vittorio Robiati Bendaud, assistente di Rav Laras, che ringraziando le autorità presenti ha fatto alcune considerazioni. “Il dialogo ebraico-cristiano si è consolidato lentamente ed è particolarmente importante anche alla luce di polemiche e fenomeni di antisemitismo.” Citando le argomentazioni rabbiche di Toledano, giudice del Tribunale Rabbinico d’Inghilterra, Bendaud ha così motivato l’importanza del dialogo. Per combattere l’antisemitismo, perché nessuno può utilizzare Dio per discriminare o perseguitare chicchessia. Per aumentare in maniera sostanziale etica comune tra esseri umani e Dio e per rendere la nostra Santa Torah ancora più bella”. Dopo si è passati al centro della discussione sul “Non Rubare” cominciata con la lettura di un passo della Genesi, tratto da “Giuseppe e i suoi Fratelli” letto da Gabriella Gado.
Al termine ha parlato Rav Laras che ha evidenziato l’importanza del Comandamento “Non rubare”, che rispetto ad altri come “Non Uccidere” o “Non commettere adulterio” potrebbe sembrare meno grave, ma che contiene in realtà tante implicazioni. Nel suo discorso Laras ha sviluppato i concetti di furto di persone e di beni citando grandi commentatori della tradizione ebraica e talmudica come il Gaon che diceva di “non rubare ai ricchi pensando che tanto avrà fatto i soldi in modo non onesto o ne ha tanti quindi non c’è problema” e Ibn Ezra che invece trattava del “furto con inganno raggirando il prossimo”.
Oltre a questo Laras ha menzionato diversi brani della Torah in cui si tracciano le differenze e le sfumature fra diversi concetti, dal “non rubare ai poveri” fino alla negazione di aver avuto un oggetto in pegno e alla menzogna per estorcere denaro a un innocente. Citando varie fonti, Rav Laras ha sottolineato che questi brani sono dei “segnali, delle luci che illuminano contro questa società utilitarista e egoista dove troppo spesso ciò che è mio è mio e ciò che è tuo è tuo. Questo porta ad atteggiamenti misantropici e antisociali, mentre la posizione migliore è ‘ciò che è mio è tuo e ciò che è tuo è mio’, in un sistema di scambio e di dialogo per camminare assieme in nome dello spiritualismo e del fatto che non finisce tutto qui ma continua nella vita eterna”.
Successivamente la parola è passata al Cardinal Scola che si è soffermato anche lui sull’importanza del dialogo e di approfondire “per noi cristiani gli insegnamenti del Primo Testamento”. Citando come Monsignor Borgonovo, Papa Francesco e la sua enciclica “lumen Dei”, Scola ha parlato del rapporto fra Decalogo e coerenza di vita e di quanto sia fondamentale “uscire dal deserto dell’Io autoreferenziale ” e cercare l’alleanza col popolo ebraico in un impegno di reciproca fedeltà a Dio”.
Il Cardinale Scola ha proseguito “bisogna uscire dall’Io” citando il grande filosofo Emanuel Levinas e Ambrogio vescovo di Milano, intervenendo sui concetti di equità e giustizia alla luce della situazione attuale. “La terra è un bene destinato a tutti, a ricchi e poveri e bisogna per tutti noi, cristiani ed ebrei, raggiungere la globalizzazione della solidarietà invece che la globalizzazione dell’indifferenza”. Proprio la necessità di “compiere del bene e di dedicarsi invece che al proprio interesse al bene comune è di fondamentale rilevanza per l’Arcivescovo di Milano stando però attenti alla salvaguardia della proprietà privata. Su questo e su molti altri punti si è soffermato Scola, citando Papa Benedetto XVI, come l’amore per il prossimo e anche il “travaglio di questa crisi” puntando sulle comunanze fra ebrei e cristiani e sullo stretto legame generato dai Dieci Comandamenti.
A conclusione dell’importante incontro, uno splendido “Adon Olam”, intonato dalle splendide voci di Rav Richetti e Rav Schunnach.