di Nathan Greppi
La mattina di lunedì 1 dicembre, sono stati trovati dei graffiti con testi antisemiti e antisionisti sulla Sinagoga Beth Michael, nel quartiere di Monteverde a Roma. A rendere ancora più grave il fatto, è che a essere vandalizzati non sono stati solo i muri, con scritte come “Palestina Libera” e “Monteverde antisionista antifascista”, ma anche la targa intitolata a Stefano Gaj Tachè, bambino ebreo romano che il 9 ottobre 1982 è rimasto ucciso a soli due anni nell’attentato terroristico al Tempio Maggiore di Roma.
La reazione della comunità
“Il tutto si inserisce in un clima intimidatorio, l’attacco alla sede della Stampa di Torino e, in generale, l’antisemitismo è diventato uno strumento di contestazione politica, il più abietto possibile”, ha dichiarato Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica di Roma. “Confidiamo nelle forze dell’ordine e chiediamo un intervento forte del Governo per fermare questa spirale d’odio”.
Secondo Fadlun, questo “è un gesto che oltraggia la comunità ebraica, la ferisce profondamente. Perché la targa è dedicata a un bambino che è stato assassinato dal terrorismo palestinese”. Ha aggiunto che “questo è un luogo di ritrovo in cui appunto si incontrano le famiglie, i bambini, i giovani. È un luogo di incontro intergenerazionale, la sinagoga, dove si va a pregare, ma anche a conoscersi e a creare un senso di comunità. Colpire in questo modo la sinagoga significa disconoscere e prevaricare quello che è il diritto degli ebrei di potersi ritrovare a condurre una vita normale e questo non è accettabile”.

Ha condannato l’accaduto anche l’UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia), che in un comunicato ha dichiarato: “Chi compie atti del genere non sta facendo politica, né esprimendo dissenso. Sta alimentando l’antisemitismo: lo stesso odio che ha già ferito l’Italia in passato e che sta riaffiorando con inquietante disinvoltura. L’UGEI chiede una condanna immediata e inequivocabile da parte delle istituzioni e invita la società civile a respingere senza ambiguità questi atti, riconoscendoli per ciò che sono: manifestazioni di odio che minano la sicurezza di tutti”.
L’UGEI ha anche aggiunto: “Non permetteremo che la memoria di Stefano Gaj Tachè venga infangata né che si normalizzi l’idea che gli ebrei in Italia possano essere bersaglio legittimo. Difendere la dignità e la sicurezza della nostra comunità significa difendere l’Italia, la sua storia e i valori che la sorreggono. Continueremo a farlo con determinazione”.
La reazione delle istituzioni
Non sono mancate reazioni di condanna anche da parte del mondo politico: il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha twittato: “Condanno con forza la profanazione della sinagoga nel quartiere Monteverde a Roma. Imbrattata la targa dedicata a Stefano Gaj Taché, ucciso in un attentato terroristico nella Sinagoga di Roma il 9 ottobre 1982. Ho telefonato Victor Fadlun, Presidente della Comunità Ebraica della Capitale, per esprimere la mia solidarietà. Contro ogni fantasma del passato, basta antisemitismo, basta odio”.
Dello stesso tenore anche il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri: “Le scritte comparse nella notte al tempio Beth Michael a Monteverde sono un gesto infame che ferisce la comunità ebraica e offende l’intera città. Naturalmente ho già chiesto all’ufficio decoro di Roma Capitale di ripulire tutto al più presto, ma voglio esprimere la mia solidarietà alla comunità ebraica romana, che sa di poter contare sul sostegno convinto delle istituzioni, del Campidoglio e di tutti i municipi”.
“Colpire un luogo di culto e vandalizzare la targa dedicata a Stefano Gaj Taché, bambino vittima del terrorismo, è un atto gravissimo”, ha detto Gualtieri, “che mira a incrinare il rispetto che tiene unita la nostra comunità civica, ma non accadrà: saremo sempre accanto agli ebrei romani e continueremo a difendere i valori democratici della nostra città contro ogni forma di antisemitismo e di intolleranza”.



