“Welcome to Derry” e l’ombra della Shoah: i riferimenti ebraici nel prequel di Stephen King

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Il terrore è ovunque in questa Derry, raccontata ancora una volta da Andy Muschietti e dalla sorella Barbara (il team regista-produttore dei film IT e IT: Capitolo 2), trovando nuovi e inquietanti volti come quello delle torture della Shoah o dell’incubo delle mutazioni causate dalla guerra atomica.

Il 27 ottobre è uscito su Now TV il primo episodio di IT: Welcome to Derry, la nuova serie che racconta le vicende della cittadina americana creata dalla penna di Stephen King anni prima che il “club dei perdenti” riuscisse a liberarla una volta per tutte dalla presenza dello spietato Pennywise.

Il terrore è ovunque in questa Derry, raccontata ancora una volta da Andy Muschietti e dalla sorella Barbara (il team regista-produttore dei film IT e IT: Capitolo 2), trovando nuovi e inquietanti volti come quello delle torture della Shoah o dell’incubo delle mutazioni causate dalla guerra atomica.

“Volevamo creare qualcosa che mostrasse le paure dell’epoca, connettendo momenti enigmatici presenti nei film a qualcosa che non avevamo mai mostrato prima” ha spiegato Andy Muschietti a The Hollywood Reporter. “Il nostro obiettivo era raccontare una lenta discesa verso l’oblio dove lo spettatore sa di essere trascinato verso qualcosa di tremendo ma sa anche di non poter scappare.”

 

Trama

Teddy (a destra) con l’amico Phil

È il 1962 quando il giovane Matty Clements, un ragazzo solitario, scompare misteriosamente. Tra i suoi coetanei c’è Theodore “Teddy” Uris, un adolescente ebreo sensibile e introverso che fatica a comprendere la crudeltà dei suoi compagni di classe che sembrano aver già dimenticato Matty, dandolo per morto. Tra questi c’è anche il suo migliore amico, Phil, che sembra più interessato a spiare le vicine piuttosto che a dargli retta.

Attraverso gli occhi del piccolo Teddy la serie introduce temi come il bullismo, il senso di colpa e l’eredità del trauma famigliare, gettando le basi per vicende sempre più inquietanti che sfociano in uno dei finali più terrificanti mai visti in una serie tv.

Senza ancora rivelare del tutto la figura clownesca di Pennywise, infatti, il primo episodio pone le basi per esplorare le origini del male che si è infiltrato nella vita quotidiana di Derry e che perseguiterà la città nei decenni successivi.

“Volevamo mettere una cosa bene in chiaro sin da subito” ha affermato Barbara Muschietti. “Nessuno è al sicuro.”

La cena dello Shabbat e il ricordo di Buchenwald

Una delle sequenze più potenti dell’episodio è ambientata a casa Uris, durante la cena dello Shabbat. Il vino, la challah, le preghiere: tutto sembra sereno. Ma la conversazione prende una piega oscura quando Teddy chiede al padre, il rabbino locale, se sia possibile che qualcuno venga tenuto sottoterra per mesi.

“Siamo ebrei, Theodore. Conosciamo meglio di chiunque altro i veri orrori di questo mondo” afferma il padre del ragazzo, ricordando a Teddy che i suoi nonni sono sopravvissuti a Buchenwald dove “la pelle degli ebrei veniva trasformata in paralumi”.

Il paralume con volti umani

Quella notte il racconto diventa incubo e l’incubo realtà quando Teddy si trova proprio davanti ad un paralume fatto di volti umani che gemono. Una visione che unisce la paura del sovrannaturale alla memoria storica, confondendo i confini tra orrore reale e frutto della fantasia.

Non è la prima volta che la Shoah appare nei racconti di Stephen King: in Apt Pupil, infatti, lo scrittore ha messo in scena un ex ufficiale nazista che influenza un adolescente americano, riflettendo sulla banalità del male e sull’attrazione per l’oscurità.

King ha più volte affermato che la paura nella sua narrativa nasce da “ciò che l’uomo è disposto a fare all’uomo” e IT: Welcome to Derry prosegue questa linea di pensiero, trasferendo il trauma ebraico in una nuova generazione di personaggi.

Il nome “Uris” non è nuovo per i fan ebrei della storia,:infatti il nipote di Teddy sarà proprio Stanley Uris, uno dei protagonisti del film del 2017, che si troverà ad affrontare un altro incubo di matrice ebraica: una figura deformata che sembrava uscita da un dipinto di Modigliani, artista sefardita.

IT: Welcome to Derry non si limita dunque a preparare l’ingresso di Pennywise ma punta a riscrivere la mappa del male di Stephen King, collegando il terrore cosmico al peso della storia. Attraverso scelte che possono essere coraggiose o controverse, la serie sembra voler ricordare che, a Derry come nel mondo reale, gli orrori più difficili da affrontare non vivono nelle fogne ma sono quelli che l’umanità porta con sé.