Maoz Inon: dal lutto del 7 ottobre a una missione di pace entro il 2030 

Personaggi e Storie

di Anna Balestrieri

Due anni dopo l’attacco del 7 ottobre 2023, l’imprenditore e attivista israeliano Maoz Inon (nella foto a destra) trasforma la tragedia personale in un progetto collettivo di riconciliazione. I suoi genitori, Yaccovi e Bilha, sono stati uccisi durante l’attacco di Hamas. «Solo quattro giorni fa abbiamo seppellito i resti dei miei genitori. Mia madre era così bruciata che non poteva essere identificata. Stavo annegando in un oceano di dolore — e poi ho fatto un sogno. Attraverso le lacrime ho visto un cammino verso la pace», ha raccontato Inon nella sua TED talk, divenuta virale lo scorso anno.

Oggi porta avanti il loro spirito di sostegno con un obiettivo preciso: raggiungere la pace tra israeliani e palestinesi entro il 2030.

Dal Fauzi Azar Inn al sogno di InterAct

Nel 2005, molto prima del conflitto che avrebbe cambiato la sua vita, Inon aveva fondato a Nazareth il Fauzi Azar Inn, una guesthouse aperta in un’antica casa araba. Il progetto rappresentava una visione di turismo condiviso e collaborazione tra comunità ebraiche e arabe.
«Se ci credi, noi siamo con te», gli dissero allora i genitori, diventando i suoi primi partner. Quelle parole oggi risuonano come una promessa mantenuta.

Dalla stessa convinzione nasce InterAct, l’organizzazione non profit creata insieme all’attivista palestinese Aziz Abu Sarah (nella foto a sinistra), con l’obiettivo di costruire fiducia e creare spazi condivisi.

“Pace entro il 2030”: la speranza come azione

Per Inon, la speranza non è qualcosa che si trova, ma qualcosa che si crea attraverso l’azione. «La speranza è un’azione. Non è qualcosa che trovi, né qualcosa che puoi perdere — è qualcosa che costruisci. E come l’amore, non puoi farlo da solo», ha detto dal palco del TED 2024.

Nel suo messaggio per il secondo anniversario dell’attacco, Inon ha ribadito che la guerra e la sofferenza non possono cancellare la possibilità del cambiamento.
«Il nostro messaggio è come l’acqua nel deserto: vitale, necessario, e fonte di vita», scrive.

Inon e Abu Sarah hanno aperto la conferenza annuale TED 2024, portando la loro conversazione di riconciliazione davanti a un pubblico globale. Da allora hanno diffuso il loro messaggio in tutto il mondo, incontrando anche leader religiosi come Papa Francesco e Papa Leone XIV.

Un’eredità di coraggio e dialogo

Oggi, mentre la guerra si è appena conclusa e la società israeliana appare più divisa che mai, Maoz Inon invita a superare le appartenenze nazionali e religiose.
Come ricorda il suo collega Abu Sarah: «Se dovete dividerci, non fatelo tra israeliani e palestinesi. La vera divisione è tra chi crede nella pace, nella giustizia e nell’uguaglianza — e chi ancora non lo fa.»

E aggiunge, nel segno dell’unità:«Abbiamo perso i nostri familiari, ma non la ragione. Ora combattiamo dalla stessa parte: per la giustizia e per la pace.»

Dal sogno di una guesthouse a Nazareth al sogno di un Medio Oriente riconciliato, Maoz Inon percorre la stessa strada tracciata dai suoi genitori: trasformare la fiducia in futuro, e il dolore in possibilità di pace. Un sogno che pareva follia fino a poche ore fa, ma che prende forma nei cuori di chi vuole sperare dopo l’agognata fine della guerra.