Escluso dal Festival di Gent perché israeliano, la vicenda  del direttore d’orchestra Lahav Shani è un caso internazionale

Personaggi e Storie
di Roberto Zadik
Acclamato dalle platee di tutto il mondo ma eliminato perché israeliano. In questi giorni il famoso direttore d’orchestra Lahav Shani è al centro di una serie polemiche in seguito alla decisione degli organizzatori del prestigioso Flanders Festival, della cittadina belga di Gent, di cancellarne l’esibizione di apertura dell’iniziativa, prevista per giovedì 18 settembre, solamente perché di nazionalità israeliana.
Ovviamente la notizia ha fatto il giro del mondo, attraversando le prime pagine di vari siti, dal Los Angeles Times alla stampa tedesca, alle agenzie italiane. Secondo  il Los Angeles Times, Shani che, attualmente, ricopre diversi ruoli prestigiosi, fra cui direttore della Filarmonica di Rotterdam e direttore musicale dell’orchestra filarmonica di Israele e che diventerà direttore dell’Orchestra Filarmonica di Monaco di Baviera, sarebbe stato escluso perché da israeliano non avrebbe espresso chiaramente le proprie opinioni sulla situazione a Gaza.
Secondo la dichiarazione degli organizzatori questo “avrebbe turbato il sereno svolgimento del festival” costringendoli, in accordo con il Ministero della Cultura belga, a sospendere la collaborazione con Shani e, come ha evidenziato la dichiarazione, “con chiunque non abbia preso le distanze da quel regime”.
Successivamente sono esplose le repliche e le polemiche. Il Congresso ebraico ha ribattuto duramente “Si tratta di vera discriminazione e non di una semplice protesta politica. Prendersela con gli artisti, per la nazionalità, è inaccettabile e contrario ai principi democratici europei ed alimenta solamente l’odio con conseguenze disastrose”.
Sostegno e solidarietà a Shani sono stati espressi  tramite una petizione online, realizzata dall’arpista iraniano, naturalizzato americano, Mahan Esfahani che è stata firmata da oltre cinquemila utenti in cui si dice che “la cancellazione di Shani è totalmente inutile perché non servirà né ai palestinesi né agli israeliani e non porterà nessun miglioramento riguardo a quanto sta accadendo”.
Fortunatamente, nonostante la decisione del Festival, anche la politica belga ha espresso il proprio dissenso in merito. Il sito riporta che, infatti,  il Ministro degli Esteri Prevot e il Primo Ministro hanno criticato il provvedimento e che l’esclusione di Shani appare ancora più assurda viste le idee a favore della pace espresse dal musicista.
In tutta questa vicenda, grande sostegno a Shani è stato espresso dalla Germania, in cui vari politici hanno condannato fermamente la decisione del festival di Gent. A questo proposito il sito tedesco dw.com riporta la dichiarazione di Wolfram Weimer, ministro della cultura, che ha definito il provvedimento “un atto di puro antisemitismo e un attentato ai valori della democrazia”. D’accordo anche Felix Klein, commissario per l’antisemitismo e Charlotte Knobloch, presidente del consiglio ebraico in Germania, che hanno evidenziato come si tratti di un “eclatante esempio di odio anti ebraico”.
Si tratta di una vicenda incresciosa, quindi,  che ha per protagonista Lahav Shani che, a soli trentasei anni, è uno dei nomi di punta del fertile mondo della musica classica israeliana, avendo collaborato con personaggi di fama mondiale come Zubin Mehta  e il direttore d’orchestra e pianista Daniel Baremboim con cui ha suonato nella sua West Eastern Divan Orchestra fondata assieme allo studioso palestinese Edward Said.