di Lia Mara
Mentre nelle aree boschive israeliane continuano ad accendersi fiamme, il governo riduce i finanziamenti all’Autorità nazionale per la prevenzione e il soccorso degli incendi. Lo denuncia un’inchiesta pubblicata dal Jerusalem Post lo scorso 21 giugno, che mette in luce una situazione preoccupante e aggravata dai cambiamenti climatici, dalla negligenza e dalla mancanza di risorse utili anche per adottare nuove iniziative, modalità e tecniche di gestione e di prevenzione antincendio, nonché per l’identificazione di eventuali piromani.
In Israele, nel 2025 più di 2.500 ettari di foreste (25 chilometri quadrati) sono andati distrutti, con conseguenze devastanti anche per la fauna selvatica. Dal 2001 al 2023, il Paese ha perso 2.730 chilometri quadrati di verde. Ma la crisi non è solo ambientale, è anche gestionale, mentre il personale operativo è insufficiente.
Secondo Shai Levy, responsabile della ricerca presso il Servizio antincendio e di soccorso israeliano, in Israele “c’è un pompiere ogni 4.000 persone, mentre nei Paesi sviluppati il rapporto è di uno ogni 1.000”. Levy ha poi spiegato che la legge prevede tre anni di carcere le persone che causano incendi per negligenza e fino a 20 anni per i piromani che intenzionalmente appiccano il fuoco. Tuttavia, simili pene non sembrano venire applicate dai tribunali.
Dal lato ambientale, il riscaldamento globale ha aumentato l’incidenza degli incendi boschivi. “Ci sono molte ondate di calore e il sottobosco è più secco, quindi le erbacce sono più combustibili. Dovrebbero esserci spazi più ampi tra le file di alberi. A giugno, stiamo già raggiungendo la condizione di ottobre, dopo mesi di assenza di pioggia. È molto pericoloso – ha evidenziato Levy -, sono molto preoccupato. Abbiamo bisogno di più professionisti, ma il nostro budget, che è stato drasticamente tagliato dal Tesoro, non ce lo permette. Dobbiamo unire tutti i professionisti che si occupano di incendi”. “Un problema importante – ha poi lamentato Levy -, è che i Vigili del fuoco, uomini e donne, non sono riconosciuti come personale di sicurezza come la polizia e le Forze di Difesa Israeliane, anche se indossano le uniformi. Quindi gli stipendi sono bassi: un salario lordo di soli 9.000 Schekel per chi inizia a lavorare con noi. Abbiamo vigili del fuoco volontari che sono addestrati e ci assistono. Ma gli incendi continuano a verificarsi”.
L’importanza dell’educazione e della prevenzione antincendio
“Alcune persone lasciano incautamente le candele dello Shabbat o dell’Hanukkah accese ed escono di casa, per poi scoprire che la loro abitazione è andata bruciata – ha sottolineato Shai Levy -. Ogni famiglia dovrebbe installare dei rilevatori di fumo nelle proprie case. Alcuni inoltre riparano da soli i problemi elettrici invece di assumere elettricisti autorizzati. Oppure, ci sono persone che si addormentano con le sigarette in mano”, ha poi riferito sottolineando l’importanza della prevenzione e dell’educazione. Ci sono però alcuni segnali di miglioramento. “I falò di Lag Ba’omer stanno diventando più ecologici, più piccoli, più contenuti e più sorvegliati. E le persone sono più attente quando bruciano il hametz prima della Pesach”, ha aggiunto.
Sulla stessa linea, il capo dei Vigili del fuoco Avi Ben-Zaken ha sottolineato che il Servizio cerca di informare e formare i cittadini, soprattutto i bambini delle scuole e agli anziani nelle case di riposo, circa il pericolo degli incendi e su come prevenirli. “Gli insegnanti possono iscriversi ai nostri servizi affinché si possano ricevere lezioni nelle stazioni dei Vigili del fuoco. Lavoriamo con i Comuni, ma non possiamo raggiungere tutti – ha concluso -. L’educazione è la cosa più importante”.