L'apertura del Mar Rosso

Parashat Beshallach. L’apertura del Mar Rosso insegna principi molto attuali

Appunti di Parashà a cura di Lidia Calò
L’apertura del mare dopo l’uscita dall’Egitto ha concluso il primo esodo della storia dell’umanità. Oltre a essere il primo evento nel suo genere, esso racchiude anche diversi insegnamenti di vita che sono come dei grandi tesori da portare con noi in ogni momento.

Finalmente dopo 210 anni di schiavitù un popolo intero viene liberato senza che nessun cane aprisse la bocca, nonostante che tutti i cani fossero addestrati con stregonerie ad abbaiare nella direzione dove uno schiavo cercava di scappare. Il popolo di Israèl si ritrova davanti al mare con gli egiziani alle loro spalle che li vogliono riportare in Egitto.
Gli egizi erano feriti nella loro dignità, dopo che un popolo intero è scappato con i loro tesori presi in prestito.
Tutto questo succede poiché è tutto calcolato dal Creatore del mondo e gli egiziani dovevano morire affogati proprio come loro uccidevano i neonati, facendoli affogare nel Nilo.
Il mare però non si apre e il popolo non sa cosa deve fare. Hashem dice al popolo di entrare nel mare e solo quando loro entreranno allora il mare si aprirà.
Questo argomento racchiude ben cinque grandi insegnamenti di vita fondamentali in ogni momento.
1°. Buttiamoci Prima Noi
Spesso si sente dire: se trovo un bel lavoro mi ci butto! Se trovo la giusta donna mi sposo! Se mia moglie fosse più calma e comprensiva avrei pace in casa. Illudersi che il mare si apre, e solo dopo entrarci, vuole dire che non abbiamo capito niente della vita. Se ci troviamo davanti a un mare e gli egiziani alle calcagna, vuole dire che abbiamo una delle tante sfide che dobbiamo superare, le prove ci vengono date per essere superate al fine di elevarci.
Come dice lo Zohar questo è un mondo con valori al contrario ciò che sembra un problema è un regalo, basta non fermarsi all’aspetto esterno.
2° Come uno Tsunami
Ci si potrebbe chiedere: cosa ci vuole a entrare nel mare. Immaginiamo una delle tante belle coste italiane fare un bel tuffo in mare nel mese di aprile è molto piacevole. Se ci spostiamo nel sud di Israele molti fanno il bagno a Eilat in aprile, quando sono usciti dall’Egitto a Nissan. E allora, perché era così complicato entrare nel mare? Perché in quel giorno il mare era molto agitato come uno tsunami. Faceva paura solo a vederlo.
Questo perché la prova, per essere vera e darci un merito, deve essere incomprensibile.
Per questo nessuno osava mettere un dito nel mare in quel giorno. Da questo impariamo che solo un mare agitato come uno tsunami può darci dei meriti, quando superiamo la prova. Se vediamo uno tsunami nella vita non spaventiamoci, è per darci un merito.
3° Santa Pazienza
La struttura di una prova è che fino all’ultimo non si sblocca. Anche nel mare quei pochi che sono entrati il mare non si è aperto subito per Nakhshòn e i suoi fedeli, ma solo dopo, quando stavano per affogare allora si è aperto.
Se pensiamo che le prove si annullino appena le affrontiamo facciamo un grande errore. Bisogna avere pazienza e determinazione, occorre andare fino in fondo.
4° Decisione Giusta Nel Momento Sbagliato?
Dopo l’uscita dell’Egitto il popolo di Israèl si ritrova davanti al mare che dovevano attraversare. Il faraone radunò tutti i suoi cavalieri e il suo esercito e li raggiunse mentre erano accampati presso il mare nella località di Pi Hakhiròt.
I figli di Israèl videro gli egizi ed ebbero una grande paura e la loro reazione fu quella di dividersi in quattro gruppi (Shemòt cap 14, 14-15). Il primo voleva buttarsi in mare, poiché preferiva annegare piuttosto che tornare in Egitto; il secondo gruppo pensava che sarebbe stato meglio tornare ad essere schiavi; Il terzo voleva combattere; il quarto gruppo voleva invocare Dio.
Hashèm disse a Mosè: “Perché mi volgi il tuo grido? Dì ai figli di Israèl di mettersi in cammino. (Shemòt 14, 15). Dio dice al popolo, tramite Mosè, che il mare si aprirà solo se si metteranno in cammino. Il mare si sarebbe aperto solo se il popolo di Israèl si fosse “messo in cammino” con fiducia e fede nel fatto che Hashèm avrebbe realizzato la sua promessa, li avrebbe salvati.
Da questo episodio noi possiamo trarre un grande insegnamento nella vita di tutti i giorni: di fronte alle prove a cui siamo sottoposti agiamo, ma non con la forza della disperazione, bensì con la determinazione della forza della fiducia in Dio, nella sua salvezza. Solo così il mare si aprirà.
5° Meglio Riuscire Per I Nostri Meriti
Dice li libro dello Zohar che in tutto il lungo periodo della schiavitù in Egitto, il popolo ebraico si era contaminato con innumerevoli peccati. Era caduto nei più bassi livelli dell’impurità, proprio come gli Egizi. Da questo punto di vista ebrei ed egiziani erano identici, entrambi erano immeritevoli della misericordia di Hashèm.
Quindi perché il mare si sarebbe dovuto aprire di fronte al popolo d’Israèl e chiudersi di fronte agli egizi? Quale erano le differenze tra i due popoli? Il popolo ebraico aveva il merito di aver avuto fede in Hashèm. Questo sarebbe stato l’atto su cui fondare l’intervento della misericordia divina.
Quando Nakhshòn e ai suoi seguaci che si buttarono in mare con fede e certezza nella promessa fatta da Hashèm, solo allora il mare si aprì permettendo a tutto il popolo ebraico di raggiungere la salvezza.
Da questa storia impariamo come, a volte, se Dio vuole, basta un piccolo gruppo di persone fedeli della volontà di Hashèm per salvare anche chi è carente nella fede.

Il secondo insegnamento è che tutte le prove che subiamo nella vita, anche quelle più dure e difficili, sono in fondo solo un’opportunità che ci viene offerta da Dio per migliorarci, per elevare noi stessi e gli altri che ci circondano. Grazie allo sforzo che mettiamo nel capire su come e cosa dobbiamo fare per vincere la sfida che abbiamo d’innanzi.

Di Rav Shlomo Bekhor YH
(Fonte: Schopin, Frederic; The Children of Israel Crossing the Red Sea)