Festival / La Sinagoga di Guastalla e gli arredi restaurati

di Ilaria Myr

Non poteva scegliere un’occasione migliore per sfoggiare alcuni dei propri arredi restaurati: è infatti in occasione del Festival Internazionale della Cultura Ebraica (a Milano dal 28 settembre al 1 ottobre) che la Sinagoga Centrale di via Guastalla potrà fare mostra di una Parochet e di una mappà del XIX secolo, il cui restauro è stato gentilmente offerto dall’azienda Open Care, che dal 2003 fornisce servizi integrati per la gestione, valorizzazione e conservazione del patrimonio artistico pubblico e privato. «Nonostante siano relativamente recenti, i due oggetti versavano in condizioni molto critiche  – spiega a Mosaico Alessandro Guerrini, responsabile sviluppo Open Care -. Abbiamo quindi messo a disposizione della Sinagoga di Milano, oltre alle nostre competenze nel restauro artistico, anche un’esperienza  maturata negli anni su oggetti ebraici: abbiamo infatti già lavorato per le comunità ebraiche di Biella, Vercelli e Torino, e oggi con questa prima volta a Milano continua la nostra prolifica collaborazione con il mondo ebraico, con l’auspicio che prosegua nel futuro».

L’intensa opera di restauro si è articolata in diverse fasi di lavoro su molti elementi critici: la smacchiatura, la ricucitura dei filati metallici, il lavaggio degli oggetti tessili, e il riordino delle frange. «In questo modo sono state riportati al loro antico splendore degli oggetti che il tempo aveva messo duramente alla prova», continua Guerrini.

L’azienda

Situata nello storico complesso dei Frigoriferi Milanesi (1899), in via Piranesi 10 a Milano, negli anni Open Care si è strutturata in quattro dipartimenti, per soddisfare le  diverse esigenze dei collezionisti e proprietari di opere d’arte: il primo è quello dei Caveau, con 8 mila metri quadrati di spazi climatizzati e di massima sicurezza per il ricovero di dipinti, sculture, arredi, oggetti preziosi e documenti, suddivisi in 235 celle private di varie dimensioni e il restante spazio adibito a deposito comune. Vi è poi la Conservazione e restauro, con 5 laboratori specializzati nella manutenzione e nel restauro di dipinti, affreschi, opere d’arte antica, moderna e contemporanea, arredi lignei, arazzi e tessili antichi, tappeti e antichi strumenti scientifici e un laboratorio di analisi scientifiche. A questi si aggiunge quello adibito a Trasporti e logistica per l’arte, per la movimentazione in Italia e all’estero di singoli oggetti, collezioni e mostre, imballaggi, gestione di pratiche doganali e ministeriali, assicurazione, allestimenti, attività di registrazione. «Per i trasporti – continua Guerrini – ci siamo dotati di mezzi climatizzati e con controllo satellitare, che garantiscono la massima sicurezza e conservazione degli oggetti durante le fasi di trasporto».

Infine, vi è il dipartimento di Art consulting, per le valutazioni di singole opere e intere proprietà, valorizzazione di collezioni aziendali e private, inventari; archivi, catalogazione scientifica, gestione pratiche di archiviazione e autenticazione, assistenza alla vendita, art advisory; valutazioni a scopo assicurativo, expertise, e consulenza legale e fiscale.

Visitare questi spazi è quindi come addentrarsi nelle caverne di Alì Babà dove lavora Mastro Geppetto: qui, infatti, la bellezza degli oggetti artistici si fonde con la sapienza di antiche artigianalità che i professionisti che lavorano qui – oltre 60 persone dipendenti – applicano sulle opere. Ed è proprio nell’ambito del festival Jewish and the city, il 30 settembre alle ore 19 – in occasione della conferenza di Arturo Schwarz intitolata “Perché un ateo dall’età di 15 anni osserva lo shabbat”– che le persone interessate potranno visitare questi luoghi magici, ammirando anche di persona il lavoro dei laboratori, eccezionalmente funzionanti in orari serali.