Ruggero Gabbai e l’ADEI WIZO presentano a Milano “I luoghi della Resistenza”: il filmato per tenere viva la Memoria nelle scuole

Feste/Eventi

di Pietro Baragiola
Il filmato, della durata di circa 10 minuti, vede alcuni esperti aiutare 4 ragazze nel ripercorrere in bicicletta i luoghi di Milano in cui la Shoah ha lasciato segni profondi, riesumandone insieme la storia. Il film già a partire da gennaio verrà distribuito in diversi licei italiani.

Giovedì 13 novembre l’Aula Magna della Comunità Ebraica di Milano ha ospitato l’anteprima del video I luoghi della Resistenza, la nuova produzione diretta dal regista Ruggero Gabbai.

Organizzata dalla sezione milanese dell’ADEI WIZO la serata ha visto la partecipazione dei principali esponenti della Comunità Ebraica della città tra cui: il Rabbino Capo di Milano, Rav Arbib; il giornalista Antonino Monteleone; lo studente universitario fondatore del movimento “Vogliamo studiare” Pietro Balzano; il presidente dell’ANPI Milano Roberto Cenati; la storica Lilliana Picciotto e il Consigliere del Comune di Milano Daniele Nahum.

Il filmato, della durata di circa 10 minuti, vede gli esperti sopracitati aiutare 4 ragazze nel ripercorrere in bicicletta i luoghi di Milano in cui la Shoah ha lasciato segni profondi, riesumandone insieme la storia.

 

“È fondamentale educare le nuove generazioni su un momento buio e triste di cui sentiamo ancora le conseguenze” ha spiegato Sylvia Sabbadini, presidente della sezione di Milano dell’ADEI WIZO, sottolineando l’importanza del nuovo filmato come strumento di divulgazione. “Raccontando le zone colpite dalla Shoah, I luoghi della resistenza ci permette di ricordare non solo cos’è successo ma anche chi non ce l’ha fatta, chi è sopravvissuto e chi ha scelto di opporsi agli orrori del nazismo, spesso pagando un prezzo altissimo.”

Il film, che già a partire da gennaio verrà distribuito in diversi licei italiani, è stato dedicato a Gianfranco Damico, coach, autore di successo e vero amico della Comunità Ebraica di Milano, venuto a mancare a settembre.

I luoghi della resistenza

Il percorso del film parte da Piazza dei Mercanti, ricordata da Roberto Cenati come uno dei centri di controllo della macchina repressiva fascista che metteva in atto le leggi razziali e la cattura degli ebrei. “Oggi sotto la loggia dei mercanti sono presenti diverse targhe su cui sono incisi i nomi dei ‘caduti per la libertà’ molti dei quali erano ebrei” ha spiegato Cenati.

Da lì il video si sposta all’Albergo Regina, cuore operativo dell’occupazione tedesca di Milano e quartier generale delle SS guidate da Karl Wolff che lo hanno utilizzato per ospitare interrogatori, torture e crimini indicibili.

Il viaggio prosegue al Piccolo Teatro, nato come risposta culturale alla censura e alla propaganda del nazifascismo, per poi spostarsi alla sua antitesi: il Carcere di San Vittore che Lilliana Picciotto descrive come “uno dei principali luoghi di detenzione” dove ebrei e oppositori politici venivano rinchiusi prima di essere mandati nei campi di sterminio nazisti.

Davanti all’Ospedale di Niguarda, Pietro Balzano si sofferma proprio sulla resistenza silenziosa di chi ha scelto di salvare vite anziché consegnarle ai nazisti. “A Niguarda medici, infermieri e personale sanitario hanno ricoverato gli ebrei sotto falso nome, dichiarato malattie inesistenti per impedirne la cattura o persino offerto loro rifugio temporaneo. Questo ospedale è diventato così un simbolo di come, accanto alle strutture della violenza, potessero convivere luoghi in cui la solidarietà riusciva ad opporsi all’odio.”

Il video si conclude al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, un luogo di grande rilevanza storica che tra il 1943 e il 1945 ha visto partire convogli con a bordo centinaia di prigionieri diretti ai campi di sterminio.

“I vagoni venivano caricati di nascosto, come a voler rendere invisibile la brutalità delle operazioni” ha spiegato Alessandra Jarach, Guida del Memoriale della Shoah. “Da qui hanno transitato personaggi come Liliana Segre e molti altri milanesi destinati ad Auschwitz. Un flusso di vite spezzate che oggi trova memoria nel Memoriale della Shoah”.

Il dibattito “La Memoria in Ostaggio”

Dopo la proiezione è seguito un intenso dibattito intitolato “La Memoria in Ostaggio”, durante il quale i protagonisti del filmato si sono confrontati su come mantenere viva la Memoria della Shoah in un presente attraversato da nuovi conflitti e da un aumento preoccupante dell’odio antisemita.

“La Memoria non è un esercizio del passato, ma un dovere del presente” ha sottolineato Rav Alfonso Arbib. “Quando il mondo si riempie di narrazioni distorte e di slogan gridati senza consapevolezza, ricordare significa difendere la verità, difendere l’umano.”

A fargli eco è stata Lilliana Picciotto, che ha ribadito l’importanza dello studio come strumento di resistenza morale: “le nuove generazioni devono capire che la Shoah non è un capitolo concluso, ma un periodo storico di cui c’è ancora molto da scoprire. Le ultime analisi del CDEC hanno rivelato che sono stati oltre 900 gli ebrei che si sono uniti alla Resistenza. Il fatto che questi individui abbiano deciso di non mettersi in fuga insieme ai propri cari ma invece di combattere per assicurare loro la libertà è ammirabile.”

Roberto Cenati ha richiamato il ruolo delle istituzioni e della società civile nel non relegare la solidarietà agli ebrei solo a momenti occasionali. “L’ho già detto in passato ma il mio perenne desiderio è che la vicinanza verso le comunità ebraiche non si manifesti solo il 27 gennaio. Bisogna ricordare che la parola ‘genocidio’, sempre più sentita ai giorni nostri, ha un’origine precisa: è stata creata dagli ebrei per descrivere l’annientamento studiato e programmato a cui sono andati incontro più volte nel corso della storia. Dimenticarne il significato è un passo verso l’uso improprio e la banalizzazione”.

A dare speranza ai partecipanti il regista Ruggero Gabbai, che ha raccontato i progressi che il suo lavoro sta ottenendo nel mantenere viva la Memoria della Shoah e cos’ha provato nel girare questo nuovo filmato.

“Mi ha emozionato vedere queste ragazze informarsi e fare sempre nuove domande, nonostante la loro evidente timidezza” ha raccontato Gabbai. “Ritengo che noi siamo una generazione cresciuta con un’idea dell’antifascismo mescolata all’identità ebraica. I nostri genitori e nonni erano usciti dalla Shoah e ci hanno insegnato cosa volesse dire la libertà e il non essere schiavo ma per queste nuove generazioni abbiamo bisogno di trovare modi sempre più innovativi per spiegare questi concetti.”

Gabbai è appena arrivato da Buchenwald dove ha girato un film su Nedo Fiano ed è stato di recente a New York dove ha presentato al consolato italiano il docufilm Liliana e ha potuto vedere di persona la frattura all’interno della comunità ebraica internazionale, dimostrata anche dalle reazioni all’elezione di Zohran Mamdani.

“È un periodo in cui è difficile dialogare e l’antisemitismo è galoppante” ha spiegato Gabbai. “Qualche tempo fa hanno disegnato una svastica con un uguale e la Stella di Davide davanti al mio ufficio ma, purtroppo, non mi ha particolarmente scioccato perché è un sintomo del clima che stiamo vivendo.”

In mezzo a questo trambusto, il regista vede nell’interesse delle nuove generazioni una speranza di mantenere in vita la Memoria della Shoah. Una speranza che si è accesa più che mai grazie allo splendido lavoro svolto dalle ragazze protagoniste del video.

“Non sarebbe stato possibile portare a termine questo lavoro senza l’ADEI WIZO” ha concluso Gabbai. “È stato un viaggio di una domenica. Una domenica molto bella che ha lasciato il segno.”