Le mappe del mondo che raccontano le sfide di domani. Maurizio Molinari inaugura la nuova stagione di Kesher

di Paolo Castellano
L’associazione Kesher ha inaugurato la nuova stagione d’incontri culturali con un evento speciale:  la presentazione dell’ultimo libro di Maurizio Molinari, direttore de la Repubblica, intitolato Atlante del mondo che cambia (Rizzoli). Durante l’incontro virtuale, che si è svolto il 18 ottobre sulla piattaforma Zoom a causa delle restrizioni sanitarie, sono intervenuti  l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano (CEM) Gadi Schoenheit e il rabbino capo di Milano Rav Alfonso Arbib. Fiona Diwan, direttrice dei Media della Comunità ebraica di Milano, ha invece intervistato Molinari sui principali temi della sua ultima pubblicazione.

Prima dell’inizio dell’intervista all’autore, Rav Arbib e Molinari hanno brevemente ricordato la recente scomparsa di Edwin Fishman, definito dal direttore di Repubblica come “una grande intelligenza e una persona coraggiosa nel leggere i fenomeni dell’attualità“. Nell’introduzione alla serata Kesher,  Schoenheit ha sostenuto che  l’Atlante del mondo che cambia sia un libro che parla del mondo di oggi, illustrando le complessità e le sfide che ci aspetteranno nei prossimi anni; il cambiamento climatico è sicuramente una di esse. Dunque il volume di Molinari – citando le parole inaugurali di Rav Arbib – è utile per comprendere “i limiti dell’umanità perché l’uomo non è al centro dell’universo”. Del resto,  è necessaria e doverosa una presa di coscienza sul futuro ambientale e politico che erediteranno le prossime generazioni.  Come sarà il mondo di domani?

Fiona Diwan ha sottolineato come nel libro di Molinari predominino otto macro-temi, otto sfide del nostro tempo: dai conflitti geopolitici, ai mutamenti climatici, alle epidemie, fino a questioni sociali come il razzismo e il gender gap. L’Atlante del mondo che cambia è insomma una fotografia delle attività umane osservate da differenti prospettive.

La cyber-war

«In passato, quando gli esseri umani si sono trovati di fronte a nuovi fatti hanno tracciato una mappa […] le mappe venivano disegnate per rendersi conto che qualcosa esisteva e quindi in qualche modo fare i conti con queste novità», ha sottolineato Molinari. Il direttore di Repubblica ha infatti spiegato che per costruire una mappa servano dei dati che oggi abbondano grazie all’ambiente digitale: ogni due anni la popolazione mondiale produce molte più informazioni di quante ne siano state create dalla comparsa dell’uomo sulla Terra. Attraverso l’analisi digitale si possono raccontare i fenomeni che riguardano le moltitudini. Naturalmente esistono molti modi per rappresentare i dati, Molinari ha scelto il formato della mappa che è quello più antico.

L’autore ha poi dichiarato di essersi sorpreso durante la stesura della mappa sulle cyber-guerre nel mondo di oggi. Fiona Diwan le ha infatti paragonate a una sorta di guerra fredda che tuttavia rimane ancora poco nota alle popolazioni. «I territori da cui partono gli attacchi cibernetici provengono da quattro territori e colpiscono le nazioni di tutto il mondo», ha detto Molinari. Non si sa infatti con precisione se questi hacker siano responsabilità dei governi in cui operano, ma certamente si può dire che Russia, Cina, Iran e Corea del Nord siano gli attori principali in questa cyber-war.

L’acqua, il nuovo petrolio

Ma i conflitti non avvengono soltanto per le informazioni digitali, il direttore di Repubblica ha infatti notato che le guerre sono causate anche dallo scarseggiare delle risorse naturali – soprattutto le riserve idriche – in quei luoghi colpiti soprattutto dalla desertificazione. «L’acqua sarà il nuovo petrolio?», ha chiesto Fiona Diwan.

L’autore ha risposto che i conflitti tra le nazioni si sono slegate dalle logiche di confine del Settecento e dell’Ottocento. «Noi viviamo in un mondo che deve la sua sopravvivenza all’acqua. Di acqua ce n’è sempre di meno e questo causa conflitti per toglierla a chi ce ne ha di più. Soprattutto nelle arre desertiche dove si trovano i grandi fiume e le dighe. L’idea che ci possa essere una guerra per una diga tra Egitto ed Etiopia, due paesi che non confinano neanche, è un fenomeno profondamente innovativo», ha sottolineato Molinari, aggiungendo che i disordini militari possano essere causati anche dalla mancanza di cibo. «L’altra risorsa più strategica è il cibo. La Cina ha l’ambizione di diventare la nazione più ricca del pianeta ma è obbligata a importare cibo. Il cibo che la Cina produce all’interno del suo territorio non basta per la popolazione. Per queste ragioni il gigante cinese ha acquistato molte terre in Africa meridionale, dove lavorano solo cinesi e tutto il cibo prodotto viene inviato alla madrepatria». Dunque, questo potrebbe essere il punto debole di uno stato che è all’avanguardia nella produzione della tecnologia 5G.

Il razzismo, una malattia del presente

Lo scambio di domande e risposte tra il direttore dei Media CEM e il direttore di Repubblica è continuato su altri temi del libro. La parte più coinvolgente per il pubblico collegato da casa è stata quella relativa alla diffusione del razzismo nel mondo, e in particolare in Europa sotto forma di antisemitismo. «I dati che ho raccolto provengono dalle Nazioni Unite. Tanto per cominciare, il razzismo non è una malattia del passato ma è un fenomeno che è ancora largamente diffuso su tutto il pianeta», ha spiegato Molinari, sostenendo che nell’emisfero settentrionale il razzismo colpisca in gran parte i neri, gli ebrei, i musulmani, i gay, i transgender e i migranti. Mentre nell’emisfero meridionale gli atteggiamenti razzisti sono concentrati sulle rivalità tra le etnie.

L’antisemitismo cresce, perché la legge non lo punisce

Rimanendo sull’antisemitismo, l’intolleranza verso gli ebrei è cresciuta molto nell’ultimo periodo, determinando il triste primato per gli ebrei di essere la minoranza più bersagliata al mondo. Perché? Molinari sostiene che la legge non sia attualmente in grado di riconoscere e punire con efficacia le moderne e subdole aggressioni antisemite. «Noi tutti abbiamo attraversato e visto la trasformazione dell’antisemitismo in antisionismo alla fine del Novecento. Sappiamo i danni che ha causato all’inizio del XXI secolo, oltre all’antisemitismo tradizionale. Però si è sovrapposta anche un’altra tipologia di aggressione che non viene registrata dai radar della legge. La legge punisce chi metta una bomba in una sinagoga o incendia un negozio kasher, ma non punisce chi insulta, sputa o strappa la kippah dalla testa di un ebreo che passeggia per strada».

Molinari ha poi dichiarato che questo antisemitismo “non punibile dalla legge” stia causando la partenza di molti membri delle comunità ebraiche di Francia, Germania e Inghilterra: ebrei costretti a lasciare le proprie case per il clima d’intolleranza divenuto orami intollerabile.

L’Atlante del mondo che cambia è perciò un volume che parla delle sfide che le nostre società dovranno affrontare per garantire la sicurezza e le libertà fondamentali alle minoranze, minacciate in questo periodo anche dalla polarizzazione tra populismo e sovranismo. Un volume da leggere per interpretare la realtà per mezzo dei dati e della cartografia.