di Michael Soncin
Nella serata di domenica 10 marzo, presso la scuola della comunità ebraica di Milano, è andata in scena “Purim oyf yidish”, esibizione teatrale a cura dell’attore Olek Mincer, organizzata da Kesher. (clicca qui per il video dello spettacolo).
“Il saper ridere di se stessi è un sintomo di grande intelligenza”, ha dichiarato rav Roberto Della Rocca introducendo lo spettacolo, che ha anche ricordato come nel mese di adar, periodo nel quale ricorre la festività di Purim, bisogna progressivamente “aumentare nella gioia”.
Ad anticipare l’esibizione di Mincer, Rav Della Rocca ci parla di Venezia dove, durante il sedicesimo secolo, gli ebrei del mondo askenazita iniziavano, qualche settimana prima di Purim, ad allestire per l’occasione delle messe in scena teatrali.
Olek Mincer, regista e attore polacco che vive a Roma da trentacinque anni, apre lo spettacolo intonando con la chitarra una canzone in lingua yiddish; prosegue poi con un canto in polacco, tipico delle festività di Purim, composto in Polonia durante la seconda guerra mondiale, con la speranza e l’augurio di mettere il buon umore nonostante la tragedia che stava avvenendo, in tutta Europa a causa del nazi-fascismo.
Indossando un cappello da soldato dell’armata rossa, parla delle sue origini galiziane e ironizza dicendo “Se un galiziano vi stringe la mano, ricordatevi poi di contare le dita”.
Non c’era un preciso filo conduttore, lo spettacolo era di tipo interattivo; Mincer estraeva dei numeri e gli spettatori dovevano scegliere il numero che preferivano, alternando una serie di racconti, barzellette e canzoni in base al numero scelto; con il brano “Per Elisa” di Ludwig van Beethoven a fare da intervallo tra un cambio e l’altro di repertorio.
Tra gli ultimi pezzi andati in scena, l’interprete racconta al pubblico una barzelletta di un rabbino ricoverato in un ospedale psichiatrico che fa richiesta di cibo rigorosamente kosher al medico che l’aveva in cura; ma il dottore anch’egli ebreo notando il rabbino camminare durante Shabbes con una sigaretta accesa, gli chiede per quale ragione sta fumando durante Shabbat e il rabbino rispose: “Lei si dimentica che io sono pazzo!”.