Nei pensieri celati di Simon Wiesenthal

di Sara Pirotta

Chi non ha voluto, leggendo capolavori o davanti alle opere di grandi artisti, indagare i pensieri nascosti di queste personalità creative? Scoprire dietro un quadro, la voce di chi lo dipinge? Nel libro L’acqua dei diamanti, Claudia Erao esplora e interroga alcune figure capitali della letteratura e dell’arte, nel tentativo di restituire – in spazi narrativi ogni volta diversi -, la profondità di autori come Yourcenar, Michelangelo, Seneca e Alda Merini. Al centro di questa galleria di personaggi, occupa un posto d’onore la figura di Simon Wiesenthal, colta nella riflessione sul Male e sulla necessità della memoria dei crimini avvenuti durante la Shoah. Nel capitolo intitolato La mia battaglia, in forma di monologo, l’autrice immagina i pensieri del cacciatore di nazisti al di là del suo aplomb di storico e criminologo che da sempre ha raccontato con modestia i propri successi. E la battaglia “era la rabbia, l’amore, la fede di un Wiesenthal segreto, solitario, preso mentre ragionava tra sé in mezzo alle evidenze e ai molti tentativi di affossarle – afferma l’autrice -. Era un singolo, di certo, un uomo solo contro il nazismo intero, era il Giusto che senza volerlo diventava un eroe”. Nei pensieri del Wiesenthal immaginato da Claudia Erao, c’è il tema della verità negata, cui fa da contraltare l’evidenza di fatti che documentano il profilo criminale di Adolf Eichmann, Alois Brunner, Joseph Mengele, Gustav Wagner, Martin Bormann, Franz Stangl. Nel monologo è anche ricordato l’episodio di Leopoli, raccontato ne Il girasole, I limiti del perdono, in cui Wiesenthal è obbligato a presenziare al capezzale di un nazista morente, alla cui richiesta di perdono sa opporre solo silenzio. L’autrice si schiera decisa a fianco del suo personaggio: “Io ho taciuto quando mi è parso pregnante tacere. Se non dai un limite al perdono, non dai un limite al Male, e se non dai un limite al Male, necessariamente, dai un limite a Dio”. (Sara Pirotta)