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La poesia delle erbe e il mantra di Rabbi Nahman

Ebraismo

di Luciano Assin

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Fricchettoni e religiosi, laici e haredim, giovani e pensionati, tutti lo recitano in un momento di difficoltà. Una invocazione esoterica? No, è la frase più celebre di Israele. Che ci viene da un grande maestro del Chassidismo

Si trova in ogni posto: nei lussuosi palazzi di Tel Aviv, in mezzo alle strade più dissestate, nei parchi e nelle riserve naturali, sugli autobus e sulle macchine, in qualsiasi angolo del paese dove l’uomo possa arrivare.

Sto parlando del più famoso mantra ebraico: Na, Nach, Nachma, Nachman miOman. Ma chi era questo fantomatico Nachman, e perché questo mantra, che può apparire ad un’estraneo una preghiera esoterica e misteriosa, ha così successo? Il Nachman in questione non è altri che Rabbi Nachman di Braslev, quello del Gesher zar meod (il mondo “è un ponte molto stretto”) tanto per intenderci, la cui tomba si trova nella città di Oman in Ucraina.

La tomba di rabbi Nachman è meta di pellegrinaggi durante tutto l’anno ed in particolar modo durante Rosh haShanà tanto che Oman, durante l’alta stagione, raddoppia praticamente la sua popolazione. È convinzione diffusa che pregare sulla tomba di rabbi Nachman sia fonte di benedizione.

Uno dei casi più famosi è quello di Arie Derry, mitico Ministro dell’Interno del partito Shas, che venne in pellegrinaggio per evitare una condanna detentiva nei suoi confronti, collegata a numerosi casi di corruzione da lui svolti nel corso del suo mandato. In quel caso i suoi sforzi si rivelrono vani: Derry fu condannato a tre anni di carcere. La credenza nelle proprietà miracolose è così forte che qualche anno fa vi fu un fallito tentativo di trafugare la salma illegalmente.

La corrente di pensiero dei seguaci di rabbi Nachman può essere concentrata in pochi ma essenziali concetti: preghiera, introspezione, contatto con la natura ed approccio all’ebraismo in una maniera semplice, scevra di fardelli filosofici e di profonde discussioni talmudiche.

È proprio per questo approccio “francescano” alla religione che la hassidut di Braslev ha molta presa sui giovani, soprattutto sui “hozrim betshuvà”. I braslevim sono considerati un po’ come i fricchettoni dell’ebraismo, usano molto la musica come mezzo per raggiungere uno stato di trance o di gioia, visto che una delle parole d’ordine è quella di non perdere mai l’ottimismo, “non c’è disperazione nel mondo” è una frase attribuita a rabbi Nachman.

Il Mantra e la natura

Ma ritorniamo al nostro mantra: l’origine della frase risale al 1922 quando fu trovato un foglietto dove fra le altre cose compare per la prima volta la scritta che poi diverrà così famosa. Ci sono diverse versioni sulla veridicita del foglietto tant’è che una versione parla chiaramente di un falso fatto espressamente per prendere in giro uno dei suoi seguaci.

Quale che sia la verità poco importa, Nachman miOman è sulla bocca di molti ed è considerata fonte di benedizione pronunciarla più volta al giorno.

E le erbe che cosa c’entrano? Qui entriamo nel poetico, a rabbi Nachman sono attribuiti diversi “piutim”’, uno di questi, musicato da Noemi Shemer, recita piu o meno così:

Sappi che ciascun pastore possiede la propria particolare melodia

Sappi che ogni singola erba possiede la propria particolare poesia

E dalla poesia delle erbe comporeremo la melodia del pastore

La canzone va avanti ancora per un paio di strofe, e siete invitati ad ascoltarla perché molto melodica ed emozionante, almeno per chi potrà capirne anche il testo.

Come si può vedere anche da queste poche righe il messaggio di Nachman è molto efficace nella sua semplicità: se saprai collegarti alla natura ed agli innumerevoli messaggi che essa ti manda, ti troverai piu vicino a Dio e forse potrai capire la sua grandezza.

La melodia cambia ogni volta, a seconda di dove il pastore si trova e quali siano le erbe ed ognuno di noi deve collegarsi alla Natura, al Signore ed alla Melodia.

Quando siete giù di corda provate anche voi a pronunciare il mantra  Na, Nach, Nachma, Nachman miOman, se proprio non vi aiuterà, che male può farvi?