Bob Dylan giovane

Bob Dylan ritorna dopo 8 anni di assenza con una canzone dedicata a JFK

Taccuino

di Roberto Zadik
Era dai tempi della splendida Desolation Row e della sentimentale Sad Eyed Lady of the Lowlands (dedicata a sua moglie Sarah) che il geniale e enigmatico cantautore ebreo americano di origini lituane Robert Allen Zimmermann noto come Bob Dylan non sfornava una canzone che superasse i 12 minuti. Ebbene sono sessant’anni dagli inizi della luminosa carriera di questa icona della musica leggera contemporanea e dopo 8 anni di silenzio, dall’acclamato album Tempest del 2012, il sito della BBC ha diffuso la notizia del ritorno del “menestrello di Duluth” – città anonima del Minnesota in cui nacque 79 anni fa -, il prossimo 24 maggio.

Sempre attivo nonostante l’età in questi giorni è uscito online col nuovo hit Murder Must Foul una elaborata composizione poetica di ben  17 minuti che riflette su un capitolo irrisolto della storia americana come l’omicidio del presidente John Kennedy, soprannominato “JFK” che ormai 30 anni fa divenne il titolo di un monumentale film di Oliver Stone e sulla sua America, da sempre al centro di diverse sue composizioni poetiche.

Chi ha davvero ucciso il 46enne Kennedy quel 22 novembre 1963? Com’è cambiata l’America da quel tragico momento? Un brano malinconico e intenso non privo dei raffinati simbolismi e dei giochi di parole che caratterizzano Dylan che stavolta, accompagnato da un dolente violino, sembra aver ritrovato quella sua vena intimista e politicamente impegnata che lo rese famoso per la sua capacità incisiva e disincantata di raccontare la “sua America”. Come nei versi luminosi di questo brano dove egli ripercorre quell’omicidio sottolineando “spazzarono via il cervello del re” e un poema in cui il cantautore spazia fra varie tematiche.

Dalla nostalgia per il suo decennio migliore, quegli anni ’60 e all’era hippie dei grandi festival giovanili di Woodstock alla perdita di innocenza americana dopo quel delitto per arrivare all’elenco di alcuni musicisti jazz che l’hanno sempre ispirato, da Charlie Parker a Stan Getz a Beethoeven. Ringraziando calorosamente i suoi fans “per la fedeltà mostrata in questi anni” esternazione davvero rara per lo schivo Dylan , invitandoli a “stare bene, a mantenere la fede e che possa D-o essere sempre con voi” il cantautore ha ricordato che “questa canzone è stata registrata un po’ di tempo fa e spero che possa interessarvi”. Una dedica pubblicata dal sito della BBC che dimostra l’originalità e la vitalità di questo artista che non è un semplice cantautore ma un intellettuale, un fine analista della contemporaneità, sempre in cerca di “una risposta che soffia nel vento” (citando Blowin in The wind).

L’arte di Bob Dylan e il contributo di questo “cantore del Novecento”

Non è la prima volta in cui egli dimostra le sue doti poetiche e la capacità descrittiva e fantasiosa di riprodurre atmosfere e tematiche complesse e spesso “scomode” e anticonformiste. Caratteristiche che probabilmente gli hanno permesso di aggiudicarsi, dopo varie reticenze da parte sua, il Nobel per la Letteratura, vinto per la prima volta da chi come lui dovrebbe essere un cantautore e non uno scrittore. E’ il caso di capolavori come Blowin in the wind, canzone poetica e esistenziale decisamente prodigiosa per chiunque e specialmente per lui che la scrisse appena ventenne, Masters of War (dove se la prendeva coi potenti del mondo) o l’inno antirazzista The Lonesome death of Hattie Carroll o in una profezia sulla Guerra del Vietnam come A hard rain’s gonna fall. Da sempre Dylan è un autore colto, difficile, stimolante capace di mescolare nel suo insieme, riferimenti biblici, la tematica religiosa lo ha sempre interessato anche nel periodo della sua improvvisa conversione al cristianesimo seguita da un ritorno alla sua fede ebraica di sempre, parentesi storiche e politiche, battute ironiche così come messaggi sentimentali e a volte anche commoventi. Sia in quella fase melodico-folk degli inizi quando cantava timido ma carismatico e espressivo appena ventenne che nella sua fase più intensa, il rock psichedelico cominciato dal 1965 dai tempi di Subterranean Homesick Blues e di album memorabili come Blonde on Blonde, con Just Like a Woman e Highway 61 con inni generazionali di rara bellezza ancora oggi. Sfuggente, sornione, trasformista e versatile come lo descrivono vari amici e conoscenti intervistati nel bellissimo documentario di Scorsese No direction Home è anche abile pittore e talentuoso scrittore. Personaggio inquieto e oscillante fra entusiasmo e introversione, dalla vita sentimentale piuttosto movimentata, famosa la sua storia con Joan Baez, prima del matrimonio con la sua segretaria Sarah Lowndes n questi anni ha spesso spiazzato e stupito il pubblico sia per le doti cantautoriali che per la personalità complessa e imprevedibile. Chissà se questa canzone verrà seguita da un album o invece rappresenta solo uno dei tanti colpi di scena di Dylan.