Toronto Film Festival: “The Road Between Us” vince il People’s Choice Award dopo l’iniziale esclusione

Spettacolo

di Pietro Baragiola
Il documentario The Road Between Us: The Ultimate Rescue del regista canadese Barry Avrich ha vinto il People’s Choice Award come Miglior Documentario al Toronto Film Festival (TIFF), chiudendo in modo sorprendente un percorso segnato da polemiche.

In 95 minuti il film racconta la corsa contro il tempo dell’ex generale dell’IDF Noam Tibon (nella foto in alto in una scena del film) e della moglie Gali per salvare il figlio e la sua famiglia nel kibbutz Nir Oz durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.

Attraverso interviste, ricostruzioni e filmati originali, Avrich mostra il viaggio disperato della coppia da Tel Aviv, il salvataggio di un soldato ferito trovato lungo la strada e il ruolo di Tibon nel convincere due unità dell’IDF ad entrare nel kibbutz, azione che ha contribuito a salvare 400 persone.

“Ho deciso sin da subito che il film non avrebbe mostrato filmati del 7 ottobre solo per il ‘gusto’ di inserire scene atroci” ha spiegato Avrich durante la presentazione del film. “Doveva essere esattamente ciò che Noam aveva visto e, per questo motivo, il nostro team di editor ha setacciato migliaia di ore di riprese provenienti dalle telecamere della sicurezza, della polizia stradale e dei terroristi di Hamas, che mostravano la morte e la distruzione che i Tibon avevano incontrato quel giorno.”

Esclusione e reinserimento

La locandina del film al TIFF

Dopo l’annuncio del film, gli organizzatori del TIFF avevano subito invitato Avrich e il suo progetto a partecipare al festival ma, verso metà agosto, l’invito è stato ritirato lamentando  preoccupazioni legali relative ad alcune scene (non ci sraebbe stato l’accordo di Hamas per l’uso delle immagini!) e questioni di sicurezza.

Questa esclusione ha scatenato le proteste di diverse organizzazioni ebraiche, politici e donatori del festival, portando il CEO Cameron Bailey a reinserire in gara il progetto solo due giorni dopo.

Bailey si è anche scusato pubblicamente durante la prima mondiale del film, tenutasi il 10 settembre nella Roy Thomson Hall davanti a 1800 persone: “voglio scusarmi, in particolar modo, con la comunità ebraica per gli errori che ho commesso prima di questa giornata. In un contesto di crescente antisemitismo, mi scuso per il dolore che abbiamo causato. La proiezione di oggi è importante e chiedo a ciascuno di voi qui presenti di partecipare ad un atto collettivo che consiste semplicemente nel guardare un film con apertura e rispetto nei confronti delle scene mostrate”.

Per assicurarsi che l’evento procedesse senza intoppi gli organizzatori hanno disposto metal detector e controlli della polizia a tutte le entrate. La sicurezza era particolarmente rigida nella sede del centro città, poiché gli agenti di Toronto hanno dovuto tenere le decine di manifestanti filopalestinesi e filoisraeliani sui lati opposti della strada.

“Solo una persona è stata arrestata con l’accusa di aver ostacolato un agente e causato disordini dopo aver saltato una delle barriere disposte dalle nostre squadre” riporta il comunicato stampa della polizia di Toronto.

Discussione sul palco

Dopo la presentazione, a cui è seguita una fragorosa standing ovation, Avrich ha voluto ribadire al pubblico in sala che “pur affrontando argomenti politici, questo non è un film politico e che l’unica bandiera in cui è avvolto è quella di una famiglia”.

“Si tratta di una storia di coraggio e amore” ha aggiunto il regista. “Ciò che mi ha attratto da questa vicenda, innanzitutto, è stato il punto di vista del padre. Cosa succederebbe se riceveste un messaggio simile quella mattina? Cosa fareste? Fino a dove vi spingereste? Potreste avere un po’ di Noam e Gali in voi?”

Il film è anche una critica silenziosa ma devastante al governo israeliano e all’esercito, come mostrano le scene in cui i Tibon guidano verso sud e commentano quanto nessuno venisse ad aiutarli.

“Man mano che nel documentario la portata dell’attacco diventa sempre più evidente, i coniugi si aspettano di vedere l’esercito in movimento ma, invece, trovano strade deserte” spiega il regista. “Ad un certo punto, la coppia incontra tre veicoli blindati dell’IDF e li supplica di accompagnarli al kibbutz ma l’ufficiale superiore rifiuta, aspettando di chiamare il suo comandante, mentre Noam si infuria perché la catena di comando è già stata distrutta.”

“Il 7 ottobre è il più grande fallimento nella storia dello Stato di Israele e credo che l’unico modo per indagare sui fatti sia attraverso un’indagine formale, secondo la legge israeliana, che investighi sui 10 anni precedenti a questo terribile giorno, sull’esercito, sulla sicurezza, sui servizi segreti e naturalmente sul governo di Netanyahu” ha affermato Noam sul palco del TIFF. “Penso che solo un’indagine formale possa portarci a comprendere appieno cosa è successo e perché è successo e, cosa più importante, come prevenirlo in futuro.”

La discussione ha registrato momenti di tensione quando Gali Tibon ha citato le stime delle vittime palestinesi a Gaza nel suo intervento: “molte vite avrebbero potuto essere salvate e non è troppo tardi per riportare a casa gli ostaggi e portare la pace nella regione.”

La premiazione

La sera del 14 settembre, Avrich e il produttore Mark Selby sono saliti nuovamente sul palco dei Toronto Film Festival Awards, ma stavolta per ritirare il premio di Miglior Documentario.

“Vincere questa statuetta è emozionante sia per me che per Mark. Il pubblico ha votato e lo apprezzo molto. Non vediamo l’ora di continuare questo viaggio” ha spiegato il regista nel suo discorso di ringraziamento prima di dedicare alcune parole a Cameron Bailey. “E Cameron, grazie. Apprezzo tutto ciò che il TIFF ha fatto per noi.”

Questa vittoria è arrivata in un momento storico in cui più di 3.000 professionisti del cinema in tutto il mondo stanno chiedendo il boicottaggio delle istituzioni cinematografiche israeliane. Il regista Yoni Collins ha utilizzato il palco del TIFF per rispondere duramente a questa protesta: “il cinema deve unire, non escludere.”