di Pietro Baragiola
Il 2 settembre l’82° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia vedrà la prima mondiale di Etty, la miniserie in sei parti scritta e diretta dal celebre regista israeliano Hagai Levi.
Sono passati già quattro anni da quando Levi si è recato al Lido di Venezia per presentare il suo Scenes from a Marriage e quest’anno è pronto a puntare i riflettori sulla vita della scrittrice ebrea olandese Etty Hillesum, morta nel campo di concentramento di Auschwitz.
“C’è spazio solo per un diario della Shoah e Anne Frank ha già occupato quel posto” ha raccontato Levi durante la sua ultima conferenza stampa a Roma. “Ma il viaggio spirituale di Etty Hillesum che è stata in grado di raggiungere una consapevolezza tale per cui nemmeno la camera gas ha potuto privarla della libertà, è una storia che va assolutamente raccontata.”,
La vita di Etty Hillesum

Nata a Middelburg nel 1914 da un insegnante olandese e una madre ebrea russa, Etty si è subito appassionata al diritto, alla psicologia e alle lingue slave, studi che insegue trasferendosi ad Amsterdam nel 1932. In questo periodo incontra Julius Spier, futuro compagno di vita che spronerà la sua metamorfosi da anima nevrotica a donna compassionevole e determinata.
Sarà questa sua fermezza di spirito che la porterà a decidere di rimanere con la propria famiglia piuttosto che fuggire dalla deportazione durante l’occupazione nazista, arrivando persino ad offrirsi volontaria per raggiungere i suoi cari nel campo di Westerbork.
La sua resilienza e audacia erano fonte di ispirazione per chiunque la conoscesse, tanto che durante il viaggio verso Auschwitz, Etty ha lanciato dal vagone una cartolina, famosa ancora oggi, con su scritto “abbiamo lasciato il campo cantando”.
I suoi diari, scritti durante la prigionia, sono stati scoperti solo decenni dopo la sua morte e, secondo i critici moderni, “risuonano di chiarezza spirituale e forte ardore letterario”.
“Le parole di Etty, scritte più di 80 anni fa non sono mai state così urgenti” ha affermato Levi, da sempre affascinato dalla storia della scrittrice. “In un’epoca di guerra e disperazione come la nostra, la sua fede e la sua tenerezza sono fondamentali. Si tratta di una serie profondamente personale e spero che tocchi molti spettatori.”
La presentazione a Venezia
Co-produzione franco-tedesco-olandese, il film vede protagonisti l’attrice austriaca Julia Windischbauer (Callas, Darling) nel ruolo di Etty e l’attore tedesco Sebastian Koch (Il ponte delle spie) in quello di Spier, mentre l’icona del teatro israeliano Evgenia Dodina interpreta la madre della scrittrice.
A guidare le riprese è stata la casa di produzione israeliana SIPUR con Emilio Schenker e Gideon Tadmor che quest’anno presenziano a Venezia anche per Dead Man’s Wire, il film che affronta la crisi degli ostaggi del 1977, diretto da Gus Van Sant e interpretato da Al Pacino, Bill Skarsgard e Colman Domingo.
Anche quest’anno non sono mancati gli scalpori legati al conflitto in Medio Oriente, arrivando a coinvolgere la promozione di due dei progetti attualmente in gara: il film israeliano Orphan di László Nemes che racconta di un ragazzo ebreo ungherese alla ricerca del padre disperso nei campi di concentramento e The Voice of Hind Rajab che segue la storia di una giovane palestinese rimasta uccisa negli scontri a Gaza.