Nella foto in alto: Una scienziata al lavoro nel laboratorio di ricerca e sviluppo di NeuroKaire a Tel Aviv (fonte immagine: Jerusalem Post).
di Marina Gersony
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, oggi oltre un miliardo di persone convive con un disturbo mentale. Una cifra che non racconta solo statistiche astratte: ci sono bambini che faticano a concentrarsi a scuola, adolescenti che si isolano nelle loro stanze e adulti che crollano senza preavviso, dopo aver retto troppo a lungo. È un’emergenza silenziosa che avanza ovunque, mentre comunità scientifica, industria farmaceutica e tecnologia accelerano per sviluppare farmaci più mirati, terapie personalizzate e strumenti digitali capaci di migliorare diagnosi e cura.
La depressione, da sola, colpisce più di 300 milioni di persone al mondo (OMS), senza distinzione di età, provenienza o condizioni sociali. Entro il 2030, secondo le proiezioni, diventerà nei Paesi occidentali la prima causa di disabilità e morte prematura, con un costo stimato di oltre un trilione di dollari l’anno per l’economia globale. Supererà perfino le malattie cardiovascolari come principale causa di giornate lavorative perse.
Così la depressione continua ad agire in silenzio, spesso senza essere riconosciuta. I criteri clinici parlano chiaro: la diagnosi arriva quando almeno cinque sintomi si presentano ogni giorno, per almeno due settimane e oltre. Tristezza persistente, perdita di interesse per ciò che prima appassionava, insonnia o sonno eccessivo, stanchezza profonda, sensi di colpa, difficoltà di concentrazione, agitazione o rallentamento motorio, variazioni di peso non spiegate. Non sono semplici “giorni no”, ma il segnale che un’intera vita sta lentamente perdendo colore.
Eppure, nonostante la gravità, il percorso di cura è spesso tortuoso. Chi soffre di depressione attende in media tra uno e due anni per trovare la terapia giusta. Anni in cui i farmaci non funzionano, o funzionano troppo poco, o hanno effetti collaterali insopportabili. Anni in cui la vita resta sospesa. In questo scenario di sofferenza e incertezza terapeutica, alcuni Paesi stanno accelerando la ricerca per ridurre i tempi della cura.
Israele: un Paese sotto shock e un laboratorio di scienza
Dentro questo quadro globale, Israele vive un trauma dentro il trauma. Dopo il 7 ottobre 2023, i numeri sono precipitati: quasi tre milioni di israeliani soffrono oggi di ansia, depressione o sindrome post-traumatica. Tre milioni su una popolazione di poco più di nove milioni, il che significa che quasi ogni famiglia ha almeno un membro che fatica a dormire, a socializzare, a “funzionare”. La domanda di supporto psicologico è esplosa, così come le liste d’attesa: fino a sei mesi per una seduta, mentre i sintomi non aspettano.
Eppure, proprio qui, dove la ferita è più aperta, sta nascendo una delle innovazioni più sorprendenti degli ultimi anni nella salute mentale.
Il test del sangue che “anticipa” quale antidepressivo funzionerà
L’idea sembra uscita da un romanzo di fantascienza, e invece è già realtà clinica. Una startup israeliana, NeuroKaire, fondata nel 2018 dalle neuroscienziate Talia Cohen Solal e Daphna Laifenfeld, ha sviluppato un test che usa il sangue del paziente per creare neuroni umani personalizzati. Il procedimento è complesso, ma in parole semplici: dal campione di sangue si ricavano cellule che vengono trasformate in veri neuroni e fatte crescere in laboratorio. Neuroni del paziente, non modelli sintetici. Quindi, sulla base dei risultati del test, medici e psichiatri possono determinare il trattamento più adatto alla condizione di un particolare paziente.
Questi neuroni vengono poi esposti a una batteria di 70 antidepressivi e combinazioni terapeutiche. E l’intelligenza artificiale identifica quali farmaci funzionano e quali no, prima ancora che il paziente li assuma.
È il passaggio dalla psichiatria dei tentativi alla medicina di precisione. La differenza è enorme: ciò che oggi richiede da un anno ai diciotto mesi (e spesso un periodo lungo di sofferenza inutile) viene ridotto a circa 40 giorni. Dopo l’approvazione normativa, il test è già operativo negli Stati Uniti e in Israele al prezzo di 1.000 dollari, e alcune assicurazioni hanno iniziato a rimborsarlo. Anche se la nuova tecnologia necessita di ulteriori ricerche e dati sperimentali per determinarne l’efficacia. Di fatto, con questo team e le due scienziate al timone, NeuroKaire è pronta a rivoluzionare il mercato farmaceutico e a migliorare i risultati in termini di salute mentale in tutto il mondo.
Un ecosistema scientifico che corre più veloce del trauma
Questo risultato non spunta nel deserto. Le università israeliane – Technion, Tel Aviv University, Hebrew University, Weizmann Institute – lavorano da anni ai margini più avanzati della psichiatria: stimolazione magnetica profonda, biomarcatori genetici, modelli predittivi, interazioni tra cervello e intestino, perfino algoritmi che analizzano in tempo reale tono di voce e linguaggio per identificare un rischio depressivo prima che il soggetto stesso lo percepisca.
La guerra, paradossalmente, ha accelerato tutto: la ricerca non è più solo un progetto accademico, ma un’urgenza nazionale. Ogni avanzamento è immediatamente testato, condiviso, implementato.
Capire la depressione per riconoscerla (e curarla prima)
Molte persone non sanno di essere depresse perché immaginano la depressione come “tristezza”. Ma non è così. È un malfunzionamento dell’intero sistema emotivo, e spesso si manifesta in modi subdoli. Gli specialisti spiegano che il quadro clinico richiede un mix di sintomi, tra cui:
- umore depresso per la maggior parte del giorno
- perdita di interesse per le attività quotidiane
- insonnia o ipersonnia
- stanchezza persistente, anche al risveglio
- difficoltà a concentrarsi
- agitazione o sensazione di “muoversi al rallentatore”
- pensieri di autosvalutazione o colpa
- cambiamenti dell’appetito e del peso.
Non serve averli tutti. Ma se cinque di questi compaiono ogni giorno, per almeno due settimane, è tempo di chiedere aiuto. Non per una debolezza: per una patologia. Come ci si rivolge a un medico per una febbre alta, ci si deve rivolgere a uno specialista quando la mente manda segnali d’allarme.
Una rivoluzione che nasce in un Paese ferito ma non fermo
Non è ancora la soluzione definitiva. Serviranno studi più ampi, più test, più dati.
Ma è un cambio di paradigma: per la prima volta, la depressione non viene più affrontata “alla cieca”. Si analizza. Si misura. Si anticipa.
E Israele, paradossalmente nel momento più fragile della sua storia recente, si ritrova a guidare una delle più grandi rivoluzioni mondiali nella salute mentale: la possibilità di personalizzare la cura, di accorciare i tempi, di restituire vita ai pazienti molto prima che la malattia diventi insopportabile. Non un gesto simbolico. Non retorica. Solo scienza. E, finalmente, speranza misurabile.
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- Audio sulla depressione della dott.ssa Daphna Laifenfeld, pioniera nella medicina di precisione e nella salute digitale. Con un dottorato di ricerca in Scienze Mediche presso il Technion e una formazione post-dottorato ad Harvard, ha gettato le basi della neurobiologia e della neurodegenerazione. In seguito ha guidato le attività di biomarcatori e diagnostica in aziende farmaceutiche di alto livello come Teva e Selventa, per poi ricoprire il ruolo di Direttore Scientifico presso Ibex Medical Analytics, dove il suo team ha sviluppato una diagnostica oncologica basata sull’Intelligenza Artificiale utilizzata a livello globale. Nel 2017, ha co-fondato Genetika+ (ora NeuroKaire), che implementa una nuova piattaforma “cervello in provetta” combinata con l’IA per personalizzare le scelte terapeutiche nella salute mentale. Oggi, in qualità di Direttore Scientifico e Co-fondatrice, continua a guidare le innovazioni nella cura della depressione.
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