di Ilaria Myr
Ormai da qualche decennio siamo abituati che subito dopo i Giochi Olimpici si tengono quelli paralimpici, a cui partecipano atleti con diverse disabilità che oltrepassano i loro ostacoli fisici (o mentali) una tenacia, un impegno e una forza incredibili e ammirevoli, dimostrando a tutti che i limiti, se si vuole, possono essere superati.
Non tutti però sanno che il loro inventore fu un neurologo ebreo tedesco fuggito dalla Germania in Inghilterra. Ludwig Guttmann durante la Grande Guerra da volontario nei Servizi medici di Emergenza nazionale viene a contatto con la sofferenza umana e il declino delle persone paraplegiche lasciate spegnersi dalla medicina dell’epoca. Diventato un medico famoso a livello internazionale, nel 1939 si rifugia con la sua famiglia in Inghilterra per sottrarsi alle persecuzioni naziste. È a Stoke Mandeville, villaggio a 50 miglia da Londra, che crea il Centro nazionale di ricerca sulle lesioni al midollo spinale, dove inizia ad applicare una particolare fisioterapia, facendo giocare i pazienti a palla, freccette, birilli, tiro con l’arco, ping pong, biliardo e basket in carrozzina.
Nel 1948, l’anno delle Olimpiadi a Londra, Guttmann organizza a Stoke Mandeville una piccola competizione di tiro con l’arco, e dal 1952, organizza i cosiddetti Giochi di Stoke Mandeville per persone con disabilità, cresciuti nel tempo fino ad avere oltre 130 partecipanti stranieri. La sua fama cresce a dismisura, con premi e riconoscimenti anche dal mondo olimpico tanto che, su proposta e assieme all’italiano Antonio Maglio, decise di portare i giochi a Roma nel 1960, poi riconosciuti come Giochi Paralimpici. Il resto, per noi, è il presente.
N.B. La storia di Ludwig Guttmann è raccontata nel libro di Roberto Riccardi, Un cuore da campione (Giuntina, pp. 176, 15 euro).