di Lia Mara
L’antica moneta raffigura al dritto un calice accanto alla scritta “Per la redenzione di Sion”, mentre sul rovescio compaiono un lulav e due etrogim (foglie di palma e cedri utilizzati durante la festa di Sukkot), accompagnati dalla scritta “anno quattro”, in riferimento all’ultimo anno della rivolta contro i Romani. (Foto: Emil Aladjem – Israel Antiquities Authority).
Una moneta di bronzo risalente all’ultimo anno della rivolta ebraica contro i Romani (69-70 d.C.) è stata portata alla luce durante recenti scavi archeologici nella Città vecchia di Gerusalemme, nel Parco Archeologico vicino al Monte del Tempio. La scoperta, annunciata dall’Autorità Israeliana per le Antichità lo scorso luglio, come riporta il Times of Israel, fornisce una nuova testimonianza dei drammatici eventi che portarono alla distruzione del Secondo Tempio nel 70 d.C.
L’antica moneta raffigura al dritto un calice accanto alla scritta “Per la redenzione di Sion”, mentre sul rovescio compaiono un lulav e due etrogim (foglie di palma e cedri utilizzati durante la festa di Sukkot), accompagnati dalla scritta “anno quattro”, in riferimento all’ultimo anno della rivolta contro i Romani. Yanniv David Levy, ricercatore e curatore al Dipartimento numismatico dell’Autorità Israeliana per le Antichità, ha così commentato il ritrovamento al Times of Israel: “Ciò che rende uniche le monete coniate in quell’ultimo anno è il cambiamento nell’espressione linguistica [riportata]: negli anni precedenti, l’iscrizione [incisa sulle monete] recitava invece ‘Per la libertà di Sion’. Questo cambiamento suggerisce un mutamento nell’atmosfera a Gerusalemme. Sebbene i Romani non avessero ancora conquistato la città, è probabile che la gente sentisse già che la fine era vicina”. Secondo Levy, non sentendosi più liberi, i ribelli riposero le loro speranze nell’intervento divino. “La libertà è qualcosa per cui le persone possono lottare attraverso le proprie azioni umane – ha evidenziato il ricercatore -. Ma una richiesta di redenzione suggerisce che non stavano più contando su se stessi: era un grido di aiuto rivolto all’intervento divino”.
Ma l’iscrizione incisa non denota l’unica variazione riscontrata sulle monete coniate durante il quarto anno della rivolta, ovvero il periodo compreso tra il mese ebraico di Nissan (marzo-aprile) del 69 d.C. e Adar (febbraio-marzo) del 70 d.C. “Le monete di bronzo prodotte in quel periodo erano notevolmente più grandi rispetto a quelle degli anni precedenti – ha proseguito Levy -. Non abbiamo una spiegazione definitiva per questo cambiamento, ma potrebbe essere stato un modo per Shimon Bar Giora, che guidò la rivolta nella sua fase finale, di affermare la propria leadership. Non dovremmo pensare alle monete solo come denaro, ma come una forma di comunicazione di massa, come un giornale o un feed sui social media – ha poi sottolineato Levy -. Per sostenere una ribellione, il primo passo era trasmettere il proprio messaggio sia al proprio popolo che al nemico: queste monete dichiaravano la causa della rivolta e proiettavano un’immagine di forza”. Inoltre, “producendo monete, i ribelli potevano gestire un’economia indipendente dalla moneta romana nelle aree che controllavano”.
“In tutto Israele sono state rinvenute solo circa 400 monete di questo tipo, che per le monete di bronzo è un numero piuttosto esiguo – ha concluso Levy – La maggior parte delle monete è stata trovata a Gerusalemme, ma alcune sono state rinvenute anche a Masada, a testimonianza di un altro capitolo della storia, quello dei rifugiati che fuggirono dalla città dopo la sua distruzione. Scoprire una moneta come questa proprio accanto al Monte del Tempio, e così vicino a Tisha B’Av, il giorno in cui piangiamo proprio la distruzione del Tempio, è stato incredibilmente commovente”.