CDEC: al via il Progetto edòt

Giovani ebrei egiziani ad Alessandria negli anni '50

La comunità ebraica di Milano è formata da un gruppo originario di ebrei italiani, al quale si sono aggiunti, fin dai primi anni del Novecento, vari gruppi provenienti da geografie e contesti politici diversi, spinti da guerre, intolleranza religiosa, antisemitismo o sottosviluppo economico. “Ci sembra giusto che un istituto storico come il CDEC, che già ha istituito un Archivio Nazionale di Storia Orale Ebraica, si dedichi ai gruppi ebraici di diverse origini e, soprattutto, ne accumuli e ne conservi i segni culturali e storici con i metodi della storia orale”. Così spiega Liliana Picciotto, direttrice del nuovo Progetto Edòt della Fondazione CDEC.

“Vogliamo tracciare la storia delle immigrazioni ebraiche e raccogliere il maggior numero possibile di testimonianze sull’esperienza vissuta dalle famiglie provenienti dai diversi contesti. L’obiettivo è di rilevare le modalità dell’integrazione nella città da una parte e dall’altra non lasciare disperdere il patrimonio di esperienze e di accumulo culturale di cui sono portatori gli anziani. Occorre per questo fissare i segni tangibili della loro presenza sul territorio milanese e nel contesto della comunità ebraica locale. La loro storia appartiene infatti sia alla storia delle comunità ebraiche italiane, sia alla più vasta storia di Milano e d’Italia. Nessuna delle principali espressioni che compongono la cultura materiale e morale delle diverse comunità ebraiche milanesi deve essere tralasciata: cucina, musiche, proverbi, riti, lingua, usanze, norme, valori, credenze, comportamenti, fotografie, diari”.

Ma come si svolgerà la ricerca? “Il progetto si suddivide in edòt: egiziani, persiani, libici, turchi, libanesi e siriani. Tutti quelli che hanno compiuto 66 anni sono candidati per essere chiamati a testimoniare, naturalmente, uno per famiglia. Ognuno dovrà rispondere ad un questionario e poi rilasciare una testimonianza in video e in audio a casa propria o nei nostri uffici di via Eupili. Lancio quindi un appello a coloro che desiderano lasciare le loro memorie al nostro ente. Basta telefonare e chiedere di Adriana Goldstaub che è la coordinatrice del progetto o di Miki Sciama che ne è l’animatore principale. Per il numero significativo di persone provenienti dall’Egitto, abbiamo per ora iniziato appunto dagli egiziani. Ma a ruota, ci occuperemo di tutte le edòt”.

L’idea è di creare un archivio di storia orale che raccolga un buon numero di interviste, riprese in audio-video; dotare poi tale archivio di una catalogazione che abbia standard internazionali, in modo da poter dialogare con archivi paralleli che si stanno creando in tutto il mondo. “Nei nostri obiettivi c’è anche la creazione contestuale di un archivio fotografico virtuale e ordinato secondo certi standard. Le immagini raccolte con questo progetto faranno parte del prezioso archivio fotografico del CDEC, che conta già 20.000 immagini. Si dovrebbe poi creare un network internazionale di appartenenti alle varie edòt in modo che le persone che hanno rilasciato le loro testimonianze possano dialogare tra di loro a distanza. Inoltre, avremmo intenzione di creare un ricettario dei piatti tipici di ciascuna edà. Un esperto di genealogia ha dato poi la sua disponibilità per aiutare ciascuno degli intervistati a formulare un albero genealogico”.

Ma come sarà finanziato il progetto?

“Quello dei fondi è sempre stato il nostro principale problema. Contiamo molto sulle persone coinvolte in prima persona che credono in questo progetto e siano disposte in qualche modo a finanziarlo. Noi mettiamo a disposizione spazio, conoscenze tecniche di storici e documentalisti, il macchinario per le riprese e per il riversamento dei video, il tempo di un gruppo di entusiasti volontari. Non dubito che un aiuto da qualcuno arriverà, l’importante è cominciare. Le prime interviste svolte alla casa di riposo di via Arzaga sono già iniziate e il risultato è entusiasmante”.