A Nedo Fiano il riconoscimento della Città

Il 7 dicembre la consegna dell’onorificenza milanese.

Nedo Fiano riceverà quest’anno dal Comune di Milano l’onorificenza riservata ai cittadini più meritevoli che il Comune di Milano assegna nella tradizionale cerimonia del giorno del patrono (e per questo comunemente chiamata “Ambrogino d’oro”).
Mosaico ha raccolto le sue parole, appena ricevuta la notizia del conferimento.

Qual è stata la sua reazione quando ha appreso la notizia? E cosa significa per lei?
Personalmente non mi esalto per i riconoscimenti, anche se sono grato, perché in assoluto mi interessano i valori e vedo che in questa circostanza si è voluto sottolineare il pensiero e il ricordo dello Sterminio di cui grande parte fu il campo di Auschwitz-Birkenau, quindi non premiare una persona ma il ricordo di quanto avvenne in quel tempo. Cosa ho fatto io? “Io ho ricordato” perché ritengo che il ricordo sia un tesoro ricchissimo, un’importante patrimonio da trasmettere, perché solo con la memoria del passato si può costruire un solido presente e si può guardare al futuro con fiducia; il presente è figlio del passato e padre del futuro, da qui discende l’utilità del passato e del ricordo anche per rispondere alla domanda perché è accaduto? e potrà ancora accadere?

Ricollegandomi a queste parole e considerando che oggi viviamo in un periodo storico di incertezza e proprio nel momento in cui le viene assegnato un riconoscimento per il valore storico e morale di testimonianza e conoscenza che svolge, qual è il suo giudizio sull’attuale situazione rispetto al passato?

Io penso che il mondo non accetta il passato per quello che è stato e quindi non disegna il presente come il passato, perché la vera forza motrice della storia è il dinamismo, il cambiamento. In questo senso noi oggi viviamo un grande miracolo e il miracolo si chiama Europa (che ha trovato la strada dopo secoli di conflitti); così come in passato c’è stata la trasformazione dai Comuni agli Stati così oggi passiamo dagli Stati nazionali all’Europa o alle regioni d’Europa. Nell’attuale crisi mondiale rispetto a quella del 1929 quando ogni Paese si muoveva da solo, oggi siamo all’interno di un sistema di vasi comunicanti in cui passa sia il bene che il male, ma nel male non si è mai soli! La Politica, l’Economia, la Cultura, le scelte sociali sono il prodotto di una consultazione continua ed esistono organi esecutivi che possono intervenire sulle questioni sorte nei singoli Paesi.
La Shoah è accaduta perché il popolo non ha potuto parlare e nelle dittature si ubbidisce e basta se non si vogliono subire le conseguenze. La cura è la Libertà. Guai a toccare la Libertà e la Democrazia! Sono la vera e unica medicina. Per quanto riguarda al permanere del pregiudizio contro gli ebrei mi rifaccio alle parole credo di Einstein: “È più facile frantumare l’atomo che l’antisemitismo”.
Quindi, direi che la conoscenza del passato è un punto di riferimento, è l’antiveleno; la libertà e la democrazia costituiscono la cura. La democrazia ha la capacità, oggi in Europa e ovviamente negli Stati Uniti di medicarsi e di reagire agli episodi di antisemitismo in maniera adeguata.

Quindi qual è il messaggio che si sente di dare alle generazioni future?

Mi sento di trasmettere fiducia nel futuro, di guardare sempre il puntino rosa all’interno del quadro nero, di non perdere mai la speranza. Ad Auschwitz sono sempre stato sostenuto dalla speranza, altrimenti non ce l’avrei mai fatta; mi sentivo appoggiato da mia madre, da suoi occhi verdi, li vedevo, li vedo ancora, mi è sempre stata vicina e credevo che ce l’avrei fatta… Nella vita c’è sempre quello più forte di te ma, come nella boxe, se pensi che perderai prima di combattere, perderai di sicuro! Mai essere travolti dal pessimismo! E poi oggi, rispetto agli anni Trenta, c’è un piccolo Paese che si chiama Israele, una speranza in più!

Medaglia d’Oro del Comune di Milano: la motivazione

Protagonista e testimone attivo della più grande tragedia del novecento, la Shoah. Deportato ad Auschwitz nel 1944, pur avendo subito gli orrori della persecuzione nazista e la perdita di tutta la famiglia nei campi di concentramento, non ha mai smesso di credere nella vita e nell’uomo, dedicando la sua opera e il suo impegno civile al dovere del ricordo e all’irrinunciabile difesa della dignità umana e del dialogo fra i popoli. La sua è una memoria che diventa storia e monito per le nuove generazioni affinché l’oblio e il silenzio non prevalgano, e il ricordo di quei fatti atroci sia di sostegno ad una convivenza civile rispettosa di ogni uomo.