Dopo l’attentato a Manchester, sparare ai terroristi è legittimo. Ma non è così se a farlo è Israele

Opinioni

di Paolo Salom

Voci dal lontano Occidente

L'attentato a Manchester
L’attentato a Manchester

Vi confesso: non avrei mai creduto di poter ascoltare certe parole da una leader del lontano Occidente. Eppure, in questi tempi folli dove le apparenze nascondono verità fluide e sorprendenti, è accaduto. Theresa May, all’indomani dell’ennesimo sanguinoso attacco in Gran Bretagna, ha dichiarato: “Sparare per uccidere i terroristi è giusto”. Anche se quei terroristi stanno scappando e hanno “solo” dei coltelli in mano? “Gli agenti hanno agito con prontezza e hanno salvato innumerevoli vite umane”. Vero, verissimo.

 

Ma un bel ribaltamento rispetto a pochi mesi fa, quando erano gli israeliani a difendersi dalle lame e dalle auto dei palestinesi. E le azioni di soldati e poliziotti venivano ogni volta stigmatizzate come “eccessivo uso della forza” e anche “risposte con armi da fuoco disinvolte e inutilmente letali”. Dunque, cosa possiamo dedurre da tutto ciò? Che il lontano Occidente è strabico e/o ipocrita? Magari fosse così semplice.

In realtà, i giudizi espressi pubblicamente dagli uomini e dalle donne che contano, in Europa e altrove, sono calcolati con grande attenzione e non sono frutto di sentimenti o stati d’animo alterati. La verità è che, se Israele sarà trascinato in un’altra guerra, se le forze di difesa provocheranno la morte di terroristi palestinesi nell’atto di aggredire civili inermi (o soldati), i media si faranno in quattro per criticare la “durezza” della risposta, il “grilletto facile” di Israele. Salvo rare eccezioni, antichi condizionamenti politici (e religiosi) risuonano nelle menti dei responsabili di governo che pensano, peraltro, di accattivarsi le sempre più numerose comunità arabo-islamiche che hanno scelto di vivere nel lontano Occidente.

 

C’è un misto di ignoranza e protervia in questo atteggiamento. Perché le cose stanno cambiando alla velocità della luce in Medio Oriente. Alleanze fino a ieri impensabili sono oggi un dato di fatto.
È sempre più chiaro che gli attacchi terroristici di varia natura non sono che la prosecuzione della politica con altri mezzi, i “lupi solitari” con problemi mentali sono solo una scappatoia retorica.
E questo vale anche in Israele. Prendete le parole di Nabil Shaat, ascoltato consigliere di Abu Mazen («i palestinesi hanno un diritto inalienabile alla lotta armata»), che ritiene accettabile, anzi, auspicabile trattare diplomaticamente con lo Stato ebraico mentre i militanti tagliano gole o lanciano pietre. Vi immaginate cosa gli risponderebbe Theresa May? «Quando è troppo è troppo».