Gad Lerner tra luci e ombre alla manifestazione per Gaza

Opinioni

di Emanuele Calò

Citarsi addosso è il titolo di un libro di Woody Allen; anche se bisognerebbe andare all’originale, me ne infischio e mi cito lo stesso. Nel volume collettaneo curato da Francesco Lucrezi sul 7 Ottobre (Sopher, 2024) il mio capitolo (a p. 29) riguarda proprio l’opinione pubblica, senza la cui intossicazione, distorsione e faziosità, Hamas non si sarebbe mai mossa. È una sciocchezza? Se lo è, dimostro coraggio, perché è nel settore delle sciocchezze che si addensa la massima concorrenza.

Sulla sua pagina FB, Gad Lerner propone “il testo del mio intervento alla grande manifestazione per Gaza di sabato 7 maggio 2025 in piazza San Giovanni a Roma”. È un intervento che ha delle ombre, ma anche molte luci. Mi sorprende che egli sia rimasto di sinistra in modo adolescenziale, ma lo debbo capire, perché so di essere ancora turbato dal comportamento della mia maestra d’asilo (Aida) che nel 1953 mi riteneva immaturo. In seguito, mi sono consolato vedendo che Ernesto Sabato si vantava di essere immaturo e, per uno come lui che è vissuto quasi un secolo, doveva essere un espediente apotropaico.

Lerner dice che i governanti dei paesi occidentali si stanno accorgendo della carneficina perché travolti dall’indignazione dell’opinione pubblica. Parto dall’assunto che Lerner sia un ragazzo sveglio, soltanto perché non ho il coraggio di ammettere che sia anche intelligente; che lo sia, viene comunque fuori laddove cita l’opinione pubblica. Non si domanda, però, se l’opinione pubblica si sia trovata dinanzi a un’informazione equilibrata. Potrebbe leggere qualche bella recensione pubblicata da L’Indice, e così mi potrebbe dare ragione.

Sono decenni di lanci di Qassam da Gaza verso Israele, ma le informazioni al riguardo non mi sono mai parse soddisfacenti perché vi era un circolo vizioso: Israele bloccava Gaza perché gli lanciavano i missili oppure gli lanciavano i missili perché aveva bloccato? Chi glieli lanciava, secondo il proprio statuto, aveva come core business di far fuori gli ebrei. Non gli israeliani, gli ebrei, e quando il sette ottobre hanno attaccato Israele, le registrazioni attestano che non chiedevano degli israeliani, ma degli ebrei. Poiché, nel suo discorso, Lerner ha inserito passaggi apprezzabili, non posso escludere di trovarmi d’accordo con lui su punti non irrilevanti.

Sostiene: “Shoah e Nakba sono sinonimi”, ma la Naqba ebraica (l’espulsione degli ebrei da tutti i paesi arabi) non è mai stata accostata dagli ebrei alla Shoah, perché sapevano bene cosa fosse.

Lerner dice: “Basta complicità con questo crimine, dissociarsi a parole non basta”. Potrei cavarmela dicendo che la guerra è un crimine e che è stata scatenata da Hamas; questo mi rende un mascalzone honoris causa, ma non più di chi ragiona (non Lerner) col neoromanticismo quale argine ai massacri, ben sapendo che è un espediente orfano del metodo scientifico; si dimentica anche che “non ucciderai” lo hanno detto per prima gli ebrei, e noi i dieci comandamenti non mi pare che li abbiamo mai cambiati, cosa meno scontata di quanto si pensi: leggete.

Lerner soggiunge: “Da questa grande piazza, allora, vorrei rivolgermi alla piccola Comunità ebraica italiana, di cui faccio parte: ho provato lo stesso vostro tormento”, ma non l’ho mai visto dibattere con noi; se si organizza e se mi ritiene degno di lui (ma vanno bene i quattrocento mila più bravi di me ) ci possiamo vedere al Pitigliani o da qualsiasi altra parte.

Ha poi detto che di essere rimasto impietrito nel sentir definire da qualcuno il 7 ottobre un’azione partigiana. Poi fa di meglio: “…Israele non doveva infilarsi nella trappola tesagli da Hamas”. Ecco, questo è il punto che avrebbe potuto approfondire: dopo essersi ritirato da Gaza, Israele non aveva modo di reagire ai bombardamenti di Hamas senza provocare vittime civili, per quanto si sforzasse in tutti i modi per evitarle. Dopo il sette ottobre, non è umanamente possibile dire cosa avrebbe dovuto fare. Absit iniuria verbis: ho letto alcune ipotesi di risposta, traendo sempre motivo per domandarmi come si potessero sostenere invariabilmente delle assurdità, tutte puntualmente elaborate sulla pelle altrui. Bisognerebbe andare nelle Accademie militari, magari a West Point, per domandare come si reagisce quando ti fanno la guerra, ammazzando, mutilando, stuprando e, ciliegina sulla torta, violentando e sequestrando 250 ostaggi. Alcuni dei quali (i bebè Bibas) strangolati con le mani, per amor dell’artigianato.

Lerner attribuisce la colpa all’occupazione, ma non si domanda come mai l’attacco sia venuto da Gaza, dove Israele si è ritirato; nemmeno si domanda perché la parte palestinese avesse bocciato tutte le proposte di pace, come se Israele avesse promosso gli Accordi di Oslo per indispettirli. Non si domanda queste cose non perché è di parte, ma perché può sbagliare come chiunque altro. Si chiama: rispetto del principio di eguaglianza, oppure: non basta essere di sinistra per diventare moralmente superiori. Sulle orme di Simone de Beauvoir, Lerner potrebbe aiutarmi a sovrascrivere, sul vecchio saggio: «La pensée de gauche, aujourd’hui». Nel qual caso, in nota citerei “Perché siamo antipatici”, di Luca Ricolfi.

Ancora, Lerner annota perspicuamente che “stiamo parlando di due popoli assai evoluti, non di trogloditi”, ma io non sarei così sicuro che tutti gli attori di questa tragedia siano così progrediti, opinione pubblica mondiale compresa, visto che nel 2025 crede ancora all’arcinoto stereotipo del buon selvaggio. No, non esiste il buon selvaggio (per informazioni, rivolgersi tramite medium a Carlos Rangel) né in Italia né a Gaza né in Israele: non esiste in alcun punto della Via Lattea. Oppure: tutti possiamo diventare selvaggi: William Golding docet. Al riguardo, diceva il predetto Sabato “Se si facessero allineare tutte le canaglie del pianeta, quale formidabile esercito ne verrebbe fuori!”

“La convivenza è l’unico sbocco razionale” dice Lerner. Mi permetterei di soggiungere che solo Israele lo sa, visto che ha oltre due milioni di cittadini arabi, mentre la fattispecie speculare è improponibile nei Paesi arabi: perché? Direi al mio interlocutore virtuale: poniamoci anche le domande scomode.

Il mio interlocutore virtuale cita “Mai Indifferenti voci ebraiche per la pace e Laboratorio ebraico antirazzista”, per poi soggiungere “Chi vi parla è un sionista”. Capisco che il podio non è una cattedra, e che non è quindi tenuto a spiegare cosa sia il sionismo, ma i mezzi non gli mancherebbero per citare Michael Walzer: “Interpreto il termine “sionismo” come la fede nella legittima esistenza di uno Stato ebraico, niente di più. L’antisionismo nega tale legittimità. La mia preoccupazione qui riguarda l’antisionismo di sinistra negli Stati Uniti e in Europa”. E non mi si venisse a dire che è una fesseria; magari qui mi sarò prodigato per dirne tante, ma questa non è né mia né sbagliata. Quanto al Laboratorio Ebraico antirazzista, un suo esponente (ma correggetemi se sbaglio) scrisse che il sionismo prima del ’48 non era esclusivamente un movimento razzista. Penso a un lapsus calami, penso che volesse segnalare con tratti iperbolici le nobili origini del sionismo, e che non abbia fatto attenzione al resto, ma se ho torto chiedo scusa, se non ho torto vedetevela cortesemente fra di voi. Non dubito della buona fede, e poi siamo tutti imperfetti, a partire dal sottoscritto, ma questo dovrebbe riverberarsi nella consapevolezza che il malvezzo della sinistra di mettere giudizio a tutti, porta a distrazioni non entusiasmanti. Si chiamava manicheismo, era vivo prima, è vivissimo adesso. Rassegnatevi: siamo tutti uguali.