Wiesel racconta gli uomini che stanno “dentro le pagine” del Talmud: chi erano Hillel e Shammai, Akiva e Bar Yochai?

Libri

di Ugo Volli

[Scintille. Letture e riletture]

Ho un poco conosciuto Elie Wiesel. L’ultimo ricordo personale che ho di lui risale al periodo intensissimo di un ciclo di lezioni che tenne nell’Aula Magna dell’Università di Bologna, su invito di Umberto Eco. Unico ebreo del gruppo di Eco, fui felice di aiutarlo nell’ospitalità di Wiesel e di dare qualche nozione a coloro che nel gruppo non sapevano nulla della cultura ebraica. Wiesel fece una serie di lezioni commoventi e di grande successo nell’aula magna dell’Università, cui seguivano conversazioni appassionate fra lui, Eco e altri amici. Wiesel era un narratore instancabile, che distribuiva a piene mani sentimento, sapere, emozioni, pensieri.

Questo piccolo ricordo personale mi è tornato in mente rileggendo un libro di Wiesel, già tradotto in italiano nel 2002 sotto il nome Celebrezione talmudica, ma ormai introvabile, e ora ristampato da Giuntina col titolo Maestri e leggende del Talmud. Bet Magazine ne ha parlato un paio di mesi fa. La comunicativa di questo libro, insieme semplicissimo e chiaro ma straordinariamente brillante, l’amore per la tradizione e il popolo di Israel che ne promana, il gusto dello studio sono gli stessi di quelle conferenze e provocano in chi legge questo libro la stessa partecipazione intellettuale ed emotiva che sentii allora.

Chi prova a studiare un po’ di Talmud, cosa che oggi in Italia è diventato molto più facile, grazie alla traduzione in corso e ai numerosi corsi anche online offerti dai nostri rabbini, corre il rischio di confondersi, per la pluralità e anche la minuziosità dei problemi della legge ebraica che vi sono trattati, ma anche al numero degli autori che vi compaiono. Il Talmud ha la forma di un verbale di discussione accademica, anche se spesso i personaggi che dibattono appartengono a secoli lontani fra loro; e il testo è attentissimo all’attribuzione delle opinioni ai diversi saggi e la discute di frequente. Alcuni nomi sono minori, ma la loro opinione è stata comunque conservata, anche se in conclusione non è stata adottata; altri sono grandissimi personaggi, come Hillel e Shammai, Akiva e Shimon Bar Yochai, fra i circa 120 maestri della Mishnà che vi sono citati; o Rav e Shmuel, Abbayé e Ravà nei secoli della Gemarà. Questi nomi sono citati centinaia di volte nel Talmud e oltre alle loro opinioni si raccontano anche molti aneddoti che li riguardano. In questo libro Wiesel raccoglie queste storie, le racconta di nuovo con grande partecipazione, soprattutto cerca di penetrare la psicologia di questi grandi maestri, di capire le ragioni delle loro scelte e dei loro contrasti, che sono stati spesso accaniti e talvolta hanno avuto drammatiche conseguenze, di interrogarli e talvolta di contestarli. Anche per chi ha studiato qualche pensiero di questi saggi, la narrazione di Wiesel consente di capirli meglio, umanizzando il rigoroso monumento intellettuale che sta alla base del nostro ebraismo e dandogli una dimensione non accademica ma familiare.