VI Premio letterario Adei-Wizo a Milano

Libri

Benny Barbash vorrebbe vivere più vite, potersi destreggiare contemporaneamente tra vite parallele, comunicare da una all’altra, viverle intensamente. Filippo Tuena si dice stupito di vedersi premiato, lui scrittore non ebreo di Shoah, proprio da un’organizzazione ebraica e ritiene questo un grande onore. Shifra Horn rievoca diversi momenti di vita quotidiana israeliana, punteggiati dalla musica dell’Inno alla gioia, diventato poi titolo del suo romanzo. I tre scrittori sembrano stupiti e un po’ spaesati: siedono il 24 ottobre in prima fila nella sontuosa Sala delle Otto Colonne di Palazzo Reale a Milano, circondati da una grande folla e si guardano intorno. Tra loro c’è anche lo scrittore Shulim Vogelmann che funge da interprete.
Li ha invitati a Milano l’Adei-Wizo a conclusione della VI edizione del Premio letterario Adei-Wizo del quale sono risultati vincitori; i loro romanzi sono stati infatti scelti da una giuria di quindici persone che ha lavorato tutto l’anno per selezione titoli (quest’anno erano quaranta), il cui unico criterio di scelta è che interessino il mondo e la cultura ebraica, esprimano qualcosa di importante su ebraismo ed ebrei e possa farli conoscere meglio al mondo esterno. Molti libri sono di autori israeliani, alcuni di italiani.
Oltre ai tre primi classificati nella sezione letteraria, la giuria ha dato una menzione per l’alto valore di testimonianza a due libri di memorialistica: “Orecchini in cantina” di Rachel Bernheim-Friedman, Proedi editore, e “Devo raccontare” di Masha Rolnikaite, Adelphi. Ha anche selezionato due libri per ragazzi (scelti da studenti delle scuole ebraiche e dei licei statali Vittorini e Visconti) che sono “Jerome diventa genio” di Eran Katz, Barbera editore, e “Gente d’Israele” di Ruthie Blum, Lindau.
La cerimonia, aperta da un benvenuto di Andrea Jarach, in questo momento un po’ padrone di casa per la presenza sul piano della mostra “Omanut – Israele Arte e vita 1906-2006”, era presentata dalla giornalista Daria Bignardi, divertita per il suo nuovo ruolo ma un po’ sopraffatta dal ritmo degli interventi.
La dirigenza Adei nazionale e milanese era tutta al gran completo (auguri a Lia Hassan non ancora in piena forma da poter intervenire), si sono infatti passate il microfono la presidente nazionale Ziva Fisher e la presidente milanese Rirì Fiano, dopo aver lasciato la parola alla Consigliera Ucei Claudia De Benedetti che, a nome del presidente Renzo Gattegna, ha portato il saluto dell’Unione, ricordando anche che sta per iniziare un progetto di formazione per insegnanti delle scuole statali italiane, “Una cultura in tante culture”, che sarà realizzato in collaborazione tra Ucei e Adei-Wizo. In una sala gremita, siedevano molte socie Adei provenienti dalle venti le sezioni d’Italia, anche in vista del “Consiglio di centrale” programmato per il giorno seguente, 26 ottobre.
Prima della consegna dei premi le attrici Marina Bassani e Sara Fenoglio hanno letto alcuni passi dai libri premiati con voce suadente e una scelta dei brani certamente accattivante. Successo meritato dell’Adei-Wizo per un lavoro collettivo condotto con intelligenza e simpatia.

Le schede dei tre libri premiati


Il mio primo Sony

Benny Barbash, traduzione Rosanella Volponi, La Giuntina – 2005, pp 309,
15 €

Yotam, 10 anni, vive attaccato al suo registratore “come a una flebo”. Registra sistematicamente la vita degli adulti che lo circondano: debolezze, ipocrisie, sottili crudeltà. Partendo dai nastri registrati, indaga, con un grande desiderio di capire e di amare, le dinamiche che lacerano la sua famiglia, narrandoci con toni commoventi e a tratti esilaranti non solo la storia della sua infanzia ma anche quella di Israele, con tutto il suo fascino e le sue contraddizioni.

Le variazioni Reinach

Tuena Filippo, Rizzoli – 2005, pp 412, 17,50 €

Parigi, una domenica di marzo. L’autore passeggia per i corridoi di un museo quando, all’improvviso, vede una mano posarsi sui mobili ancora perfettamente conservati. È quella di Béatrice Reinach che torna a rivivere tra le mura della villa in cui è cresciuta. Preme perché l’autore racconti la sua storia e quella della sua famiglia, dagli splendori di inizio Novecento alla tragedia dei campi di concentramento dove trovò la morte con il marito Léon e i due figli Fanny e Bertrand. Tuena trae spunto da questo incontro immaginario per portarci nella bellissima Parigi di inizio secolo e raccontarci i fasti e le miserie dei personaggi che l’hanno resa grande.


Inno alla gioia

Horn Shifra, Fazi editore – 2005, pp 338, € 16.00

Yael Maggid, dottoranda in antropologia, sopravvive miracolosamente a un attentato a Gerusalemme. La donna si trova alla guida della propria vettura e sta ascoltando per radio l’Inno alla gioia quando l’autobus fermo davanti a lei salta in aria. L’evento drammatico compromette il suo equilibrio personale ma anche i rapporti con le altre persone e con la realtà esterna. C’è la difficoltà di trovare un linguaggio capace di esprimere l’orrore al quale ha assistito, e la sofferenza di comprendere quanto le è accaduto, il progressivo distacco dalle persone a lei vicine, l’inizio di una relazione ossessiva con Avshalom, ebreo ortodosso padre di un bambino vittima dell’attentato.