Una voce contro l’odio nell’ora più buia

Libri

di Nathan Greppi
Il testo che da il nome a tutto il libro racconta lo sterminio degli ebrei di Varsavia avvenuto nel luglio 1942. L’autore, che nel 1941 fuggì in Messico dove trascorse in povertà i suoi ultimi anni di vita, lo scrisse nel gennaio 1943, riportando diverse testimonianze di ebrei polacchi trasmesse negli Stati Uniti, e che risultavano essere ancora inedite quando il testo venne pubblicato in francese.

 

Quando, nel 1940, lo scrittore e giornalista di origine russa Victor Serge (1890 – 1947) venne arrestato a Marsiglia in quanto rifugiato straniero apolide, un agente di polizia gli chiese se fosse ebreo, ricevendo questa risposta: “Non ho quest’onore”.

Nel corso della sua carriera intellettuale e giornalistica, Serge dimostrò spesso una forte vicinanza al popolo ebraico; una vicinanza in parte dovuta al fatto che, essendo nato in Belgio ma senza cittadinanza in quanto i suoi genitori erano dissidenti politici costretti a lasciare la Russia, si sentiva vicino alla condizione degli ebrei senza una patria. E al problema dell’antisemitismo dedicò diversi scritti, recentemente raccolti nel volume Lo sterminio degli ebrei di Varsavia.

Prima ancora dell’ascesa del nazismo, conobbe anche l’antisemitismo sovietico: pur essendo tornato in Russia nel 1919 per unirsi ai bolscevichi, dai quali venne espulso nel 1928, era sposato con un’ebrea, Liuba Russakova, ma vide la famiglia di lei venire deportata nei gulag di Stalin. Lui stesso venne internato in un gulag a causa delle sue simpatie trozkiste dal 1933 al 1936, salvo poi venire liberato grazie alla mobilitazione di diversi intellettuali francesi in suo favore.

Giunto in Francia dopo la sua liberazione, Serge iniziò a scrivere contro la crescente diffusione dell’antisemitismo nella società francese, ma in quanto antistalinista venne boicottato ed escluso da gran parte della stampa marxista. Già allora denunciò lo sdoganamento che veniva fatto dell’antisemitismo anche in alcuni giornali di sinistra, poiché considerava un cedimento morale offrire uno spazio nei media a chi cercava di veicolare idee razziste.

Il volume in questione racchiude diversi suoi saggi e articoli usciti su varie testate, e in particolare sul quotidiano socialista belga La Wallonie. Dovette cercare un datore di lavoro in Belgio proprio perché in Francia nessun giornale di sinistra era disposto ad offrirgli uno spazio sufficiente per vivere del suo lavoro giornalistico.

Il testo che da il nome a tutto il libro racconta lo sterminio degli ebrei di Varsavia avvenuto nel luglio 1942. L’autore, che nel 1941 fuggì in Messico dove trascorse in povertà i suoi ultimi anni di vita, lo scrisse nel gennaio 1943, riportando diverse testimonianze di ebrei polacchi trasmesse negli Stati Uniti, e che risultavano essere ancora inedite quando il testo venne pubblicato in francese.

Serge offre delle chiavi di lettura della realtà che, a quasi novant’anni di distanza, oggi risultano più attuali che mai. In particolare, vedendo l’indifferenza di buona parte dell’opinione pubblica difronte al problema dell’antisemitismo, dichiarò “che più l’epoca è buia, più bisogna guardare in faccia le cose con coraggio, chiamarle con il loro nome, compiere il semplice dovere umano nonostante tutto. Il solo fatto di prendere coscienza di un male è l’inizio della vittoria su di esso”.

 

Victor Serge, Lo sterminio degli ebrei di Varsavia e altri testi sull’antisemitismo, a cura di Jean Rière, traduzione di Cristina Spinoglio, Lindau, pp. 176, 22,00 €.