Libri della Memoria: donne che partono per ignota destinazione…

Libri

di Marina Gersony

À la mémoir de celles à qui je n’ai pas posé des questions à temps. Si apre con questa sofferta citazione il libro in lingua francese di Carol Mann, storica e sociologa che attraverso lo studio dei diari e di diverse migliaia di lettere scritte principalmente nel campo di internamento e transito di Drancy (dal nome del sobborgo nord-orientale di Parigi nel quale era situato), analizza gli stati d’animo, i sentimenti, i pensieri più intimi e le condizioni di emergenza in cui si sono trovate le donne durante la Shoah in Francia.

Dopo venticinque anni trascorsi a osservare l’esperienza e il comportamento femminile nelle zone di conflitto in tutto il mondo (Bosnia, Afghanistan, RDC, Kurdistan e non solo), gli studi “di genere” di Carol Mann hanno contribuito a far luce sugli aspetti poco indagati di donne in situazioni estreme. Non ultima l’esperienza durante la Shoah in Francia, tema che non è mai stato trattato fino ad oggi in modo approfondito.

La studiosa ha deciso di occuparsene leggendo diversi diari (Hélène Berr, Tereska Torrès e altri inediti) e migliaia di lettere e cartoline, scritte soprattutto nel campo di Drancy e raccolte presso il Memoriale della Shoah; documenti che non erano stati mai aperti dai tempi della guerra. Si tratta di donne povere, donne ricche, profughe dall’est, borghesi e del popolo; donne che diventano le involontarie testimoni di una tragedia senza nome e senza perché.

Stipate nei famigerati treni della morte, scrivevano su qualunque superfice utile, pezzi di carta nascosti, ritagli recuperati o fogli a quadrettini che poi lanciavano dai vagoni piombati con la speranza che qualcuno li trovasse e li leggesse (Nel libro ci sono varie foto di questi messaggi che la dicono lunga sulla tragicità della situazione). Spesso i messaggi erano scritti di getto in condizioni allucinanti: «Siamo in un carro bestiame, 50 persone in ogni carro, seduti per terra uno sopra l’altro. Lo spettacolo è terrificante. Dato che siamo completamente rinchiusi nei carri, facciamo tutti i nostri bisogni all’interno. Immaginate il grande caldo e il tanfo di ogni persona, grande o piccola che sia. Terribile. Dobbiamo rimanere sul treno per tre giorni».

Ci sono poi anche i messaggi molto teneri come quello di Nadine, una giovane deportata che nonostante gli sballottamenti del treno riesce a scarabocchiare qualche frase su un foglietto improvvisato: «Ringrazio per la sua bontà chi troverà queste parole e se potrà spedirle al Signor S. G. Siamo stati prelevati a Nizza con le zie, siamo distrutti ma il morale è buono. Festeggeremo i miei 20 anni insieme, intorno al tronchetto di Natale (Bûche de Noël) a Parigi. Abbiamo lasciato Drancy e adesso ci dirigiamo verso Strasburgo… nasconditi bene, perché è possibile che ci prenderanno tutti. Rassicura la signora Dorian in affitto prima che sia denunciata. Il morale è splendido. La tua cara nipote».

Nonostante lo stile telegrafico, le frasi un po’ sconnesse e i sentimenti confusi, dal messaggio di Nadine si percepisce la speranza di poter festeggiare il suo compleanno e di ritrovare la sua casa, ma anche l’angoscia di un pericolo imminente perché «è possibile che ci prenderanno tutti».

L’angoscia la prova anche chi non è stato deportato: non ha la più pallida idea di dove siano finiti i propri cari e se mai ritorneranno, uno stato di incertezza che logora il cuore e l’anima. E poi ci sono le vicende disperate come quella di due genitori che stanno per essere deportati mentre il loro bimbo di due anni è ricoverato all’ospedale. Scrive Rosa il 12 giugno 1943: «Siamo molto infelici perché il nostro piccolo Paul è stato portato all’ospedale Rothschild. Il suo stato desta grave preoccupazione. Mi rivolgo a voi cari amici per andare a trovarlo e sostituirci… Popol è così piccolo e non ci ha mai lasciati. In nome dei vostri figli abbiate pietà di lui e di noi».

Nel libro di Carol Mann troviamo anche messaggi amorosi e appassionati; messaggi poetici, pragmatici, consolatori, pieni di fede e di speranza; ma anche terribilmente disperati di chi non sa più cosa fare e a chi rivolgersi. In partenza per una destinazione sconosciuta, le donne non sanno che la meta è una sola e senza via di scampo: la famigerata Soluzione Finale.

Nous partons pour une destination inconnue. Femmes juives pendant la Shoah en France di Carol Mann, Editore Albin Michel, pp. 240, 20,00 euro.