Da sinistra Fiona Diwan e maurizio Molinari

Gece 2025. L’ebreo esiste perché legge, sempre

di Esterina Dana
“Il tempo della lettura alimenta la conoscenza e argina l’intolleranza” è il tema su cui vertono le riflessioni e il dialogo fra Fiona Diwan e Maurizio Molinari, nel pomeriggio della Giornata europea della cultura ebraica al Museo della Scienza e della tecnologia Leonardo Da  Vinci.

Nella cultura ebraica il tempo è la categoria dominante. Più ancora dello spazio, sebbene anche quest’ultimo attenga all’identità del popolo ebraico. Così Fiona Diwan introduce l’intervento di Maurizio Molinari, avviando una appassionante riflessione critica sulla stretta connessione fra tempo e lettura. Ma nell’era digitale, immersi come siamo in un’iperbolica esposizione di informazioni, il tempo è contratto. Si legge con ansia e si rimandano i contenuti in modo superficiale e, giocoforza, polarizzato. La contrazione del tempo ci conduce in una dimensione priva del pensiero dialogante, che è invece il frutto della lettura.

In una dimensione di post-verità e post-realtà tutto diventa sensazione e spettacolo, un setaccio emozionale che non conduce a un tempo ragionato, osserva Diwan. Questa celerità, afferma Molinari, può disinnescare la dimensione del tempo. La realtà punta su questo per uccidere la conversazione e arrivare allo scontro. La lettura ha bisogno del tempo, nonché, sottolinea, della sua condivisione. È importante per non essere aggrediti dalla distruzione del tempo, come dimostra, per esempio, lo scontro psicologico tratto dal libro di Menachem Begin, Prigioniero in Russia, laddove l’ufficiale  del KGB conduce numerosi e duri interrogatori contro Begin, accusandolo di sionismo. Egli respinge strenuamente l’accusa e accetta di firmare il verbale dell’ultimo interrogatorio solo dopo che l’inquisitore modifica la formula da “colpevole” a “ammetto di essere stato presidente del Betar (movimento giovanile del Partito revisionista sionista, ndr) in Polonia”. È una dimostrazione di come il tempo condiviso sia necessario. In questo caso Begin, espressione delle radici del sionismo, e l’Unione sovietica costituiscono il viaggio di due entità dialoganti.

Un altro esempio a sostegno di tale tesi è il caso della violazione dei cieli polacchi ad opera di droni sovietici, seguita nell’immediato da migliaia di account russi che accusano l’Ucraina e insinuano l’incompetenza della Polonia. Una bugia lanciata in pochi minuti, capace di distruggere i contenuti intellettuali e trasformarli in un litigio infinito.

Qual è la sfida di oggi, quindi? Noi siamo la generazione di confine tra l’era digitale che distrugge il tempo e l’era non digitale. Goebbles, ricorda Molinari, usava la radio in modo martellante, feroce e continuo. In questo modo riuscì a trascinare il popolo nazionalsocialista distruggendo il tempo e diffondendo il disprezzo del prossimo. L’Intellettualità avversaria ne uscì sconfitta.

Chi vuole essere protagonista, afferma Molinari, deve studiare, non farlo distrugge il tempo e la nostra libertà. All’Università di Genova, alcune studentesse hanno gridato insistentemente intorno alla parola “genocidio”,  ma non conoscevano la storia, tanto che ignoravano chi fosse Arafat.

Abbiamo sempre saputo che per leggere o ascoltare un concerto ci vuole tempo. Per aiutare le nuove generazioni a riacquistarne la misura – soprattutto gli studenti che non leggono libri – è necessario introdurre a scuola la lettura su carta, non solo per acquisire informazioni, ma per assimilarle e generare anticorpi contro l’intolleranza; insegnare ad ascoltare, creare una simmetria tra accordo e disaccordo per la volontà di ascoltare l’altro. La pace in Medio Oriente ha bisogno di tempo e di rispetto per il prossimo; solo così, lentamente, i popoli in conflitto si avvicinano.

Oggi viviamo accanto ai nostri figli immersi nel digitale, per sua natura polarizzante ma, pur considerando gli enormi interessi economici legati al tema, possiamo contrastare questa deriva: intervenendo sul sistema educativo scolastico, reintroducendo la carta, che di per sé rallenta il tempo e  conduce progressivamente al digitale; stabilendo norme condivise, attualmente assenti (vedi i disastri del cyberbullismo) e infine,  la risposta ebraica: l’ebreo esiste perché legge sempre; essere ebreo significa leggere. E condividere con la moltitudine per preservare i momenti con la lettura, oltre che con la memoria.

N.B. I video degli interventi saranno disponibili nei prossimi giorni dentro a ogni articolo.