Strade Facendo – Giornata Europea della Cultura Ebraica

Eventi

La settima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica è incentrata quest’anno sul tema ‘Stradefacendo’: alla scoperta, o meglio alla riscoperta, della presenza ebraica nel nostro Paese lungo itinerari culturali, storici, gastronomici, artistici, religiosi e sociali.

Mai come in queste settimane, segnate da tanta disinformazione e da atteggiamenti pregiudiziali nei confronti di Israele e della storia del popolo ebraico, è fondamentale dare accesso alle nostre sinagoghe, aprire i nostri musei, aprire i nostri centri all’incontro con tanti concittadini desiderosi di conoscere e di comprendere le peculiarità e i valori della nostra cultura.

Mai come in questi difficili momenti abbiamo bisogno di portare il dibattito e il confronto, anche politico, sui temi della libertà religiosa, dell’integrazione tra culture, dell’accettazione dell’altro.

Abbiamo bisogno di trovare ‘strade’ condivise per un comune cammino di crescita della società italiana e dell’intera umanità verso i valori universali di uguaglianza, di rispetto, di pace e di giustizia.

L’ebraismo italiano è quanto mai vivo ed attivo e la sua forte adesione alla Giornata Europea della Cultura Ebraica è un ennesimo contributo alla lotta contro il pregiudizio e l’ignoranza, che sono gli elementi sui quali, in particolare, si fonda l’antisemitismo.

‘Stradefacendo’ è quindi un invito rivolto soprattutto ai non ebrei a percorrere quelle vie lungo le quali sono presenti le testimonianze del grande contributo che la comunità ebraica italiana ha dato alla storia del nostro Paese.

Non c’è regione italiana nella quale non vi sia una comunità ebraica, o semplicemente una testimonianza, una memoria o un edificio che rimandi alla presenza di un piccolo o di un grande nucleo ebraico: il turista, lo storico o il semplice curioso potranno trovare un antico mikwè, le sale affrescate di una sinagoga, le mute pietre di un antico cimitero, le strade di una juderia.

Nella riscoperta di questi antichi percorsi esistono però, allo stesso tempo, anche nuove strade che si stanno aprendo: è da sottolineare che in molti centri dell’Italia meridionale stanno nascendo, in forme spesso non ancora ufficiali, nuovi nuclei ebraici desiderosi di riallacciare i fili di una storia spezzata e desiderosi di conoscere e studiare le proprie origini e le proprie tradizioni.

Il riemergere di questo ebraismo per così dire dimenticato è un fenomeno straordinario che deve essere sostenuto ed aiutato perché in esso, in sostanza, si rispecchia la storia bimillenaria dell’intero ebraismo italiano, fatta a volte di accoglienza e di integrazione, a volte di espulsioni e di persecuzioni, a volte di abbandoni ma anche di ritorni.

Renzo Gattegna

presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Il bilancio della Giornata
La settima edizione della Giornata europea della cultura ebraica ha chiuso con un bilancio più che soddisfacente: oltre 43 mila presenze nelle 55 località che hanno aderito alla manifestazione.

I numeri dicono però poco se non si scende a una loro analisi particolare. Per esempio, le grandi comunità, come Roma e Milano, con rispettivamente 3550 e 4000 presenze, hanno certamente tenuto rispetto agli anni passati. Queste comunità, però, non hanno bisogno di questo evento annuale per aprirsi e farsi conoscere dal grande pubblico; ogni anno la Roma ebraica partecipa alle grandi manifestazioni cittadine, dalla Notte bianca ai monumenti aperti.
Il 3 settembre però, anche a Roma c’è stata una vera novità, molto apprezzata: l’apertura straordinaria della catacombe ebraiche di Villa Torlonia a cura della Fondazione per i Beni culturali ebraici in Italia. La proposta ha avuto un tale afflusso di pubblico da non poter soddisfare tutte le richieste.

Se le grandi comunità non rappresentano un metro dell’interesse crescente della manifestazione, dobbiamo guardare alle nuove realtà che hanno aderito alla Giornata per la prima volta quest’anno, in particolare nel meridione e nelle isole. Così troviamo che Bova Marina (Calabria) ha registrato 800 presenze, Siracusa (Sicilia) 850, Trani (Puglia) 820: un rinnovato interesse per riscoprire una cultura, quella ebraica, violentemente allontanata da queste regioni oltre cinquecento anni fa. Tra le nuove località altre piacevoli sorprese hanno riservato Monte San Savino (Toscana) con 530 presenze, il mantovano (Bozzolo 100, Ostiano 80, Viadana 370), Fermo (Marche) 150.

Infine un gran successo di pubblico a Modena-Reggio Emilia, “capofila” della manifestazione che ha presentato un programma intensissimo, itinerante tra Modena, Reggio Emilia, Carpi, Correggio e Finale Emilia (un totale di 6400 presenze), con presenze ufficiali ai massimi livelli, ricevuti con molta simpatia dalla presidente della Comunità modenese Sandra Eckert: il presidente Ucei Renzo Gattegna, Arturo Tedeschi, per l’ECJC, Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in rappresentanza del Governo, il sottosegretario Mariangela Bastico, il sindaco di Modena Giorgio Pighi, l’on. Carlo Giovanardi e sindaci, assessori e responsabili di tutte le città emiliane coinvolte nell’evento. Un vero successo.
A Padova intanto era presente alla Giornata il ministro Paolo Ferrero e a Roma l’ex ministro Rocco Buttiglione.

Annie Sacerdoti

La cronaca della Giornata a Milano
È un vocabolo suggestivo ed evocativo quello che dà quest’anno il tema alla Giornata della Cultura Ebraica.

L’inaugurazione di questa manifestazione, ormai alla sua sesta edizione, è avvenuta nella sinagoga di Via Guastalla, e non nella sala delle conferenze, come a significare che un luogo solenne e sacro era aperto a tutti, uomini e donne, milanesi molti dei quali avevano già avuto occasione di entrare nel nostro tempio, ma molti dei quali lo visitavano per la prima volta con curiosità e interesse.

Era quasi tutto pieno, c’erano molti volti ‘nostrani’ ma i più erano non ebrei, che si guardavano intorno ma soprattutto aspettavano di sentire quella che chiamerei la ‘lectio magistralis’ di Rav Arbib.

“La metafora della strada nella Torah e nel Midrash” era il titolo, e il rabbino si è soffermato sulla spiegazione di termini ebraici per un pubblico che non li conosceva (ma le lezioni supplementari fanno bene anche a noi), partendo da tre aspetti, tre significati di questa parola che viene tra l’altro citata innumerevoli volte nella Bibbia. Strada come luogo fisico, di percorso, di cammino che gli ebrei hanno dovuto percorrere con le varie tappe nel loro viaggio nel deserto; poi ci sono le strade intese come vie del Signore (Derek Hashem): ‘Voi dovete percorrere le Mie vie, che non sono le vostre vie’. E infine il cammino, il percorso che l’uomo compie dalla nascita alla morte e che non completa mai perché noi siamo esseri umani non completi né perfetti. La parola ebraica shalem, completo, completamento, ha la stessa radice di shalom , forse la parola ebraica più conosciuta – ha detto Rav Arbib -, e a me è sembrato un involontario pericolo, ma nessuno ha fiatato. E shalom è quindi un concetto difficile, una meta che si raggiunge con un lungo percorso.

Due testi biblici connessi con l’idea della strada hanno poi ampliato il discorso su argomenti profondi, quello del peccato e la ricerca del bene, e quello della nostra identità e quindi dell’integrazione.

Quando gli ebrei uscirono dall’Egitto diretti verso Canaan ebbero davanti a loro due strade, una più breve e diretta attraverso la terra dei Filistei, e una più lunga che avrebbe dovuto durare un anno intero (anche se gli anni furono poi molti di più). Dio impedì che si imboccasse la prima perché portava a una terra troppo vicina, una terra mediana dal punto di vista culturale, a mezzo fra l’Egitto e i Cananei, dalle caratteristiche ambigue e quindi pericolosa per un popolo che era appena uscito dalla schiavitù e dall’identità ancora non ben definita e quindi facile preda dell’assimilazione e dell’assorbimento culturale.

La lunga traversata del deserto fu necessaria per costruire e definire la nostra identità, una strada inevitabile, un cammino difficile, perché senza una definita identità non si è nessuno, non ci si può porre di fronte all’altro e non ci può essere integrazione, connessione con l’altro.

E il discorso ritorna sul tema del peccato. Il Midrash dice che vi erano due alberi nell’Eden, quello della conoscenza e quello della vita, ossia del bene, dell’insegnamento divino. Quando l’uomo commette il peccato mangiando dall’albero della conoscenza, vi furono due angeli a protezione del secondo, per impedire che l’uomo ne mangiasse. Allo Etz Hachaim, l’albero della vita, che è lo stesso nome del legno attorno a cui si avvolge il rotolo della Torah, viene impedito di avvicinarsi, viene impedito questo cammino. Perché ormai l’uomo non è più innocente, e avendo provato il frutto dell’albero della conoscenza, il bene e il male si sono mescolati in lui e il cammino da percorrere sarà quello di cercare di distinguere il bene dal male, il bene come giustificazione del male e il male come giustificazione del bene: vedere il male che abbiamo dentro, riconoscere la colpa.

Per noi e per quelle persone che ascoltavano un’autorità religiosa estranea al loro credo, in questi momenti difficili mi è sembrato che questa fosse veramente una metafora del potere dell’ideologia, termine che ormai ha una valenza negativa, che questo fosse veramente l’insegnamento da trarre valido per tutti.

Lia Sacerdote

Domenica 3 settembre, a Milano, sono organizzate visite guidate, conferenze, fiera gastronomica, stand di libri e oggettistica. Tutte le manifestazioni si svolgono in via Guastalla 19.

Visite guidate alla Sinagoga di via Guastalla alle ore 12,14.30, 15.30, 16.30, 17.30

Ore 10.30 – Apertura ufficiale della Giornata in Sinagoga.
Ore 11 – Rav Alfonso Arbib (in Sinagoga) La metafora della “strada” nella Torà e nel Midrash.
Seguiranno in sala Jarach:
ore 12 – Amos Luzzatto: L’Italia al centro degli itinerari ebraici.
ore 15 – Dory Liscia Bemporad: Un itinerario in Italia attraverso gli oggetti di culto ebraici.
ore 16 – Rav Roberto Colombo: Un eminente maestro della comunità ebraica di Venezia: la figura del Leon da Modena tratta dalla sua autobiografia.
ore 17 – Tavola rotonda Milano, via Unione, luogo di transito nel dopoguerra. Con la partecipazione di Gualtiero Morpurgo, Mario Pavia, Aron Tenembaum e Paola Sereni
Mostra fotografica e proiezioni cinematografiche sulla presenza ebraica in Italia.
Fiera gastronomica con stand di oggettistica e libri ebraici nei giardini adiacenti alla Sinagoga.

Itinerari ebraici nel Teatro:
Domenica 3 settembre, ore 20.30
Teatro Olmetto
“Scene del Ghetto sparito”
Recital di sonetti di Crescenzo del Monte in giudaico romanesco.
Ingresso gratuito
Lunedì 4 settembre, ore 20.30
Teatro Olmetto
“Venezia 1516, affittasi monolocale in zona ghetto” di e con Eugenio de Giorgi, scene e costumi di Emanuele Luzzati.
Prezzo speciale 5 euro
(lo spettacolo verrà replicato il 14 settembre al Piccolo Teatro Studio).

Il 3 settembre, in occasione della 7° Giornata europea della cultura ebraica, vi terrà a Roma un’apertura straordinaria delle catacombe ebraiche di Villa Torlonia a cura della Fondazione per i Beni Culturali Ebraici in Italia onlus (per prenotare la visita 340 7368280).
A Roma solo due catacombe ebraiche si sono salvate attraverso i secoli e la storia. Sono quelle di Villa Torlonia, sulla via Nomentana e quelle di Vigna Randanini, sulla via Appia. Si sa che ce n’erano molte altre e tre furono distrutte tra fine Ottocento e inizio Novecento. Erano a Vigna Apolloni, sulla via Labicana, Vigna Cimarra, sulla via Appia, e Monteverde, sulla via Portuense. Di esse, scoperte alcune già a metà del 1600, sono rimaste iscrizioni marmoree, conservate ai Musei Vaticani, nel Convento vicino a San Paolo fuori le mura, nel Museo Nazionale Romano e nei Musei Capitolini di Roma.
Delle due catacombe superstiti quella di Vigna Randanini è la più intatta. Scoperta nel 1859, è una proprietà privata della nobile famiglia del Gallo, che la apre al pubblico una volta al mese. L’altro complesso si estende sotto Villa Torlonia, già residenza di Mussolini durante il fascismo. Queste catacombe, scoperte nel 1918, appartenevano per legge allo Stato. Per una clausola del Concordato tra Stato e Chiesa nel 1929 furono invece assegnate alla Pontificia commissione archeologica sacra che le ha gestite fino al 1984, quando sono tornate allo Stato, sotto la Soprintendenza archeologica di Roma.
La catacomba di Villa Torlonia si estende per un’area di circa 12 mila metri quadrati. Secondo uno studio condotto nel 1997 da studiosi dell’American Academy of Rome e della Duke University diretti da Leonhard V. Rutgers dell’Istituto Olandese di Roma, esistono 3828 tombe, di cui 630 vuote, le altre con frammenti più o meno importanti di ossa. E’ stato poi calcolato che esisterebbero altre 264 tombe tutt’ora chiuse.
Secondo l’archeologo Padre Ugo Fasola, che studiò sistematicamente il sito, le sepolture sarebbero cominciate all’inizio del III secolo e sarebbero proseguite per i successivi due secoli. All’origine c’erano due distinte aree cimiteriali, che si sviluppavano a livelli diversi e che vennero poi collegate. Oggi esiste un unico ingresso al sottosuolo (all’origine erano due) che immette nell’area più antica.
Le iscrizioni trovate nel complesso sono in greco e solo alcune in latino, tutte con precisi riferimenti ebraici. Le iscrizioni sono arricchite da simboli ebraici e disegni.
Secondo gli esperti la maggior parte delle tombe appartenevano a defunti di classe modesta e solo alcune, quelle dipinte, a persone di classi più abbienti. I disegni più frequenti sono il candelabro a sette bracci (menorà) e simboli della tradizione, come cedri (etrog) e corni (shofar). Alcune volte i fregi sono arricchiti con delfini con tridente ed elementi vegetali. Di particolare interesse è un affresco con l’arca aperta, che contiene i Rotoli della Legge, circondata, in alto, dal sole e dalla luna e, ai lati, da due candelabri, l’ampolla per l’olio, il corno, il cedro e altri elementi che collocano idealmente la scena nel distrutto Tempio di Gerusalemme. In questo momento sono in corso importanti lavoro di restauro da parte della Sovrintendenza archeologica per permetterne la riapertura al pubblico.
Le catacombe di Villa Torlonia rappresentano oggi una testimonianza storica unica al mondo, paragonabile per importanza e interesse antropologico e sociologico solo a quelle di Venosa. Piccole catacombe si trovano anche in Sicilia e Sardegna.
Annie Sacerdoti

Un viaggio ideale attraverso la storia, un itinerario che permetterà di conoscere i luoghi e gli eventi che hanno caratterizzato la presenza ebraica. Il segno evidente di una tradizione culturale e religiosa, stimoli culturali di popoli e usanze lontane.


Quest’anno “Stradefacendo” dà il nome alla Giornata Europea della Cultura Ebraica giunta alla settima edizione.
Il programma si svolgerà il 3 settembre, contemporaneamente in 55 località italiane e 30 Paesi europei. I segni della presenza ebraica in Italia saranno infatti ricostruiti tra passato e presente con la riscoperta dei luoghi, del tempo, degli eventi, delle persone che li hanno percorsi e della memoria che ne rimane ancora oggi.
In ognuna delle località che aderiscono all’iniziativa saranno organizzate passeggiate tra i quartieri ebraici e nei luoghi di culto. Sarà l’occasione per riscoprire antiche suggestioni attraverso i profumi, i sapori, l’arte, le leggende, ricalpestando le orme impresse da un popolo. Strade, vicoli, piazze e palazzi ritorneranno protagonisti per narrare e richiamare alla memoria remote esperienze.
La Giornata, accolta nelle precedenti edizioni con crescente consenso – 48mila le presenze registrate lo scorso anno – gode del patrocinio della Presidenza della Repubblica, il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attivitˆ Culturali, il Patrocinio del Ministero dell’Istruzione e dell’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo.
In Italia, la città capofila della Giornata sarà quest’anno Modena, città dove la presenza della comunità ebraica coincide con i primi insediamenti di epoca romana. é dunque una presenza millenaria, discreta, coesa con le società contemporanee di ogni epoca: uomini e donne che semplicemente vivevano e lavoravano offrendo il loro personale contributo alla società.
Le altre località italiane che aderiscono alla settima edizione della Giornata sono: Ancona, Asti, Biella, Bologna, Bova Marina, Bozzolo, Carmagnola, Carpi, Casale Monferrato, Cherasco, Cuneo, Fermo, Ferrara, Finale Emilia, Fiorenzuola D’Arda, Firenze, Genova, Gorizia, Ivrea,