La Fiera internazionale del Libro

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Fallito il boicottaggio.

La Fiera internazionale del libro di Torino sta per chiudere i battenti. Nello stand d’Israele, affiancato nel Padiglione 2 del Lingotto da quello dell’Ucei con le Comunità ebraiche piemontesi e, in un angolo, la scuola ebraica, sono passati i nostri più importanti personaggi politici di questa legislatura, a partire dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha inaugurato la Fiera l’8 maggio con un discorso culturale di grande respiro.

“I valori della Fiera del Libro”, ha detto, “sono quelli del confronto e del dialogo tra culture, posizioni di pensiero, esperienze creative, senza confini impenetrabili e senza preclusioni. Si tratta di un contesto e di un clima che non possono essere turbati e deviati da contese politiche o da intrusioni pretestuose. Non c’è dialogo se si muove dal rifiuto della legittimità dello Stato di Israele, delle ragioni della sua nascita, del suo diritto a esistere nella pace e nella sicurezza. Un diritto che può e deve combinarsi con il diritto del popolo palestinese a dare vita a un suo Stato”.

“A questa edizione si è invitato Israele per il patrimonio storico-culturale che rappresenta”, ha spiegato ancora il presidente della Repubblica ricordando il 60° anniversario della fondazione dello Stato di Israele. “Non c’è nulla in ciò che possa essere contestato come appiattimento politico di un grande evento culturale come quello che oggi qui si inaugura. E’ vero piuttosto che si stravolge politicamente e culturalmente questo evento pretendendo di introdurvi la problematica del drammatico conflitto arabo-israeliano in chiave di esasperata partigianeria, di negazione dei termini obiettivi di un dialogo più che mai necessario”. “Tutt’altra cosa – ha detto ancora – è la libertà di critica nei confronti della politica”. Poi, ha chiuso il suo intervento citando un brano del saggio Contro il fanatismo di Amos Oz (‘non dovete scegliere tra essere pro-israeliani o pro-Palestina, dovete essere per la pace’).

Il corteo anti – israeliano organizzato dal movimento “Free Palestine” il 10 maggio, che ha attraversato le strade del centro di Torino, arrivando fino agli ingressi del Lingotto, ha, secondo Ernesto Franco direttore editoriale Einaudi, “fatto un unico e vero boicottaggio, alla cultura”, spaventando i visitatori che sabato pomeriggio hanno evitato di visitare il Salone. Del resto, su uno dei cartelli portati in corteo dai manifestanti spiccavano i volti di Abraham Yehoshua, Amos Oz e David Grossman, definiti “tre razzisti immorali considerati solo in Italia tre grandi scrittori del dialogo”. Ma questi ragazzi, oltre a mettersi la kefia al collo, hanno mai letto uno dei loro libri?