Howard Jacobson ha parlato di antisemitismo al Festivaletteratura di Mantova

“Gli antisemiti ci saranno sempre, anche dopo gli ebrei”. Parola dello scrittore Howard Jacobson

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di Paolo Castellano
MANTOVA, dal nostro inviato -. In pochi avrebbero previsto un quasi tutto esaurito per un incontro sull’antisemitismo in inglese, al pomeriggio, di domenica. E invece è successo. L’8 settembre, un nutrito gruppo di partecipanti del Festivaletteratura di Mantova ha ascoltato con interesse e partecipazione le parole di Howard Jacobson, scrittore e umorista britannico di origine ebraica, intervistato da Peter Florence, direttore dell’Hay Festival, kermesse letteraria inglese definita nel 2001 da Bill Clinton come “la Woodstock della mente”.

Da Shakespeare a Dickens …

I due relatori hanno analizzato l’attuale crescita dell’antisemitismo, non solo in Europa e in America, ma anche nel resto del mondo. La conversazione tra Jacobson e Florence ha preso avvio dall’antisemitismo nelle opere di William Shakespeare e Charles Dickens, per virare poi verso l’attualità politica in Inghilterra e negli Stati Uniti. C’è stato infine spazio per alcune considerazioni su Israele.

Da dove viene l’antisemitismo? Jacobson ha sostenuto che l’antisemitismo è certamente qualcosa legato alla presenza ebraica, ma ne intravediamo la presenza anche laddove il numero di ebrei è risibile, per non dire nullo. È il caso dell’Inghilterra del XVI secolo, periodo in cui veniva rappresentato Il mercante di Venezia di William Shakespeare in cui c’è Shylock, un personaggio con radici ebraiche, che fa l’usuraio e non prova pietà per nessuno. Queste sono caratteristiche chiaramente legate a un immaginario antisemita. Tuttavia, come ha fatto notare Jacobson, Shylock non è una macchietta ma una figura tragica dalla profonda psicologia.

Il mercante di Venezia è dunque all’apparenza un’opera teatrale antisemita ma contiene in sé una notevole valenza artistico-letteraria. Perché Shakespeare ha allora deciso di scriverla? «Semplice, per sfruttare il successo de L’ebreo di Malta di Christopher Marlowe. Quell’opera aveva avuto molto pubblico. Il tema dell’ebreo avido funzionava ai tempi», ha sottolineato Jacoboson, ribadendo che a quel tempo in Inghilterra non c’erano ebrei. «Probabilmente ce ne saranno stati 50, e quei 50 facevano finta di non esserlo», ha commentato lo scrittore inglese, proponendo una spiegazione al continuo utilizzo di stereotipi contro gli ebrei: la cultura cristiana occidentale tradizionalmente anti-ebraica.

Lo stesso schema antisemita, osservato in Shakespeare, si ripresenta anche nel capolavoro di Charles Dickens Oliver Twist (1837). Nel romanzo è presente la figura di Fagin, che viene descritto come “ricettatore di oggetti rubati” e poi definito più volte col termine “l’ebreo” che sfrutta i bambini per arricchirsi. Dickens cavalca uno stereotipo che all’epoca si utilizzava molto nella società inglese e gli sembra normale farlo durante la stesura della storia. Dopo la pubblicazione poi si scusò per l’accezione antisemita di Fagin, scrivendo di “aver parlato sempre bene degli ebrei”.

… fino al Labour oggi

«Si può allora dire che l’antisemitismo sia una particolare forma di razzismo che non possa essere generalizzata?», ha chiesto Florence. «Assolutamente sì», ha risposto Jacobson, prendendo come esempio le continue accuse di antisemitismo rivolte a Jeremy Corbyn e al partito laburista inglese. «Il Labour dice di essere contro il razzismo ma lo esercita quando si riferisce agli ebrei e a Israele. Come si fa ad essere razzisti con gli ebrei che sono ricchi e potenti? E come si fa ad essere razzisti con Israele che è uno stato razzista? I membri laburisti sfruttano le credenze popolari legittimando così l’antisemitismo», ha osservato Jacobson. Lo scrittore si è inoltre sorpreso che nel 2019, a pochi decenni dalla Shoah, ci si trovi, di nuovo, a parlare di antisemitismo. «Solo 50 anni fa tutto ciò era impensabile».

«Il Labour Party ha bisogno di dire che il sionismo sia razzismo per recuperare un marxismo perduto. Se ascoltate bene i laburisti, sembra che usino un linguaggio uscito dagli anni ’30. Per loro il sionismo è infatti un’idea di colonialismo, nazionalismo. Tutte cose che odiano e che ci rendono meno amici con l’America», ha dichiarato Jacobson.

Jacobson è infatti convinto che l’antisemitismo sia esistito prima degli ebrei e continuerà ad esserci anche dopo gli ebrei. «È il cristianesimo la nostra colpa. La persecuzione degli ebrei, diceva Sigmund Freud, è l’odio del cristianesimo verso se stesso».

Le critiche a Israele 

Florence ha poi osservato che diversi media sembrano giustificare in qualche modo uno standard di antisemitismo con la precisa convinzione che Israele e soprattutto Benjamin Netanyahu abbiano delle forti attitudini per le persecuzioni. L’intervistatore ha poi sollevato il dubbio che le comunità ebraiche di tutto il mondo non siano inclini a criticare Israele e il suo attuale governo.

«Molti ebrei che conosco non vogliono che Netanyahu se ne vada, apprezzano il suo lavoro e appoggiano la recente amministrazione israeliana e anche le precedenti. Probabilmente sono state amministrazioni insensibili, senza fantasia e concentrate sugli ebrei», ha dichiarato Jacobson, respingendo le accuse degli “israeliani come persecutori”. «In Israele risuona quella frase che dice “Ricorda lo straniero perché tu sei straniero nella tua terra”. Queste parole sono l’essenza della storia ebraica», ha ribadito lo scrittore inglese.

Jacobson ha infatti ammesso che sia legittimo criticare un governo per il suo operato ma che non si possa boicottare il Paese di un popolo e gli ideali a cui aspirano le persone che per questo non possono essere mai correttamente assimilate a un determinato governo o a una particolare amministrazione. Lo scrittore ha poi bollato come non vera l’accusa di mancata critica verso Israele da parte delle comunità: «Io stesso non ho difficoltà a criticare Israele. Per ascoltare le critiche a Israele basta andare in una casa di ebrei il venerdì sera, e lì sentirete le critiche a Israele».

Come si propaga l’antisemitismo oggi?

Ma allora, da dove proviene l’antisemitismo? «L’antisemitismo proviene dai discorsi, dalla scrittura, dalla politica. Oggi l’antisemitismo è nelle università. Ci sono università in Inghilterra in cui non lasceresti andare tuo figlio perché sono presenti dei gruppi palestinesi e islamici aggressivi, che fanno parte dell’estrema sinistra. Inoltre ci sono anche i negazionisti, che a furia di misurare tutto, anche le camere a gas dei campi di concentramento come Auschwitz, sostengono che sia impossibile che durante la Shoah siano morti 6 milioni di ebrei», ha infine affermato Jacobson.