Emanuele Fiano alla Giornata europea della cultura ebraica ha parlato del sogno della fratellanza

GECE 2019. Fiano: “Non c’è civiltà senza scelta e non c’è fratellanza se c’è indifferenza”

di Ilaria Myr
Il sogno della fratellanza: è questo il tema sul quale intervenuto l’Onorevole Emanuele Fiano, deputato del PD, durante la mattinata della Giornata europea della cultura ebraica 2019, iniziando dalla storia di Caino e Abele.

«Quando Caino uccide Abele D-o gli chiede “dov’è Abele tu fratello?” e lui risponde “Sono forse io il custode di mio fratello?” – ha spiegato -.  Allora il Signore disse: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra. Ora tu sarai maledetto, scacciato lontano dalla terra che ha aperto la sua bocca per ricevere il sangue di tuo fratello dalla tua mano”. Il sangue è qui il simbolo stesso infranto della fratellanza».

La violenza, però, non è solo un modo di agire, ma è una tentazione che capita molto spesso nella storia anche a ognuno di noi. «Mentre il pensiero si struttura nella percezione dell’impossibilità di governare pienamente le inquietudini della vita, l’illusione della violenza è esaudire in un colpo solo i nostri desideri. Siamo quindi chiamati a giudicare dentro di noi il gesto di Caino, la violenza che si scatena sul fratello e non sullo straniero. Questo episodio ci dice che non esiste la fratellanza biologica, ma invece un’assunzione della responsabilità verso il fratello. Noi nasciamo tutti uguali davanti al Signore, ma poi la conoscenza, la coscienza e i nostri comportamenti sono ciò che possono fornirci una scelta. Nasciamo uguali e ci comportiamo differentemente».

C’è sempre però la possibilità di un ripensamento: come Adamo nel Gan Eden e, poi, Caino, che viene maledetto ed esiliato, ma protetto, l’uomo viene posto davanti alla propria libertà di scelta, consapevole delle scelte e dei pericoli.

Un sogno di fratellanza possibile?

Ma se Caino è sempre presente in noi, come possiamo avere un sogno di fratellanza? Per rispondere a questo quesito, Fiano ha citato, con grande commozione, la tragica testimonianza di un sopravvissuto alla Shoah durante il processo a Eichmann nel 1961: una serie di episodi orribili, eloquenti della malvagità quotidiana nei confronti dei prigionieri in un campo di concentramento tedesco nella Polonia occupata dai nazisti. «È una scena di ordinario abominio, di crudeltà animale, di devastazione culturale e sentimentale. Eichmann dice di avere eseguito degli ordini, quando certo non fu solo questo. Disse anche che durante la conferenza di Wansee, in cui fu decisa a tavolino dia gerarchi nazisti lo sterminio di 11milioni di ebrei europei si era sentito “come Ponzio Pilato, senza colpe”. Non era guardiamo di suo fratello, aveva “solo eseguito gli ordini”, dimostrando così che al fondo della malvagità c’è la deresponsabilizzazione e la morte della coscienza».

Ha citato poi la zona grigia di Primo Levi, da I sommersi e i salvati, spiegando come questo concetto del grigio – né bianco né nero – ci riporta alla nostra responsabilità diretta, alla nostra passività e indifferenza verso il dolore.

Leggendo poi un passo del libro Bilal di Fabrizio Gatti (il giornalista che fece il viaggio attraverso l’Africa subsahariana verso Lampedusa), ha dichiarato: «Noi SIAMO il guardiano di nostro fratello, e dobbiamo esserlo, oggi nei confronti di tragedie come l’immigrazione e la fame – ha asserito con convinzione -. Non dobbiamo abitare nella zona grigia del compromesso che lambisce tra bisogno e tradimento. Abbiamo bisogno di considerare che la nostra è un’origine comune: dobbiamo accogliere, essere guardiani di nostro fratello».

Concludendo Fiano ha citato di nuovo Caino, che dopo essere stato maledetto ed esiliato, si è sposato e ha avuto una discendenza. «Questa storia lunga ci dice non c’è civiltà se non ci sono scelte e che non ci sarà il sogno della fratellanza se ci sarà indifferenza».

(I video della diretta Facebook della Giornata Europea della Cultura Ebraica 2019 sono disponibili sulla pagina di Mosaico-Bet Magazine).