16 ottobre 1943

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Sono le 5.30 di un sabato di ottobre, quando il Ghetto di Roma si sveglia circondato da cento SS armate di mitra. Altre duecento, dislocate nelle 26 zone operative in cui è stata divisa la città, cercano ancora persone da deportare. Dopo alcune ore il gigantesco rastrellamento è concluso: 1024 ebrei romani catturati, 200 dei quali bambini. Due giorni più tardi i prigionieri sono caricati su un convoglio composto da 18 carri bestiame in partenza dalla Stazione Tiburtina. Dopo quattro giorni il treno arriva ad Auschwitz. Per 1008 di loro il viaggio è di sola andata e finisce nella camere a gas. Per 16 c’è il ritorno a casa. Nessuno dei 200 bimbi è sopravvissuto. Era il 16 ottobre 1943.

Alla fiaccolata che si è tenuta a Roma per ricordare quel tragico giorno, Rav Riccardo Di Segni ha detto: “La razzia del 16 ottobre avvenne mentre gli ebrei stavano festeggiando la festa delle capanne. Questo ci deve far pensare alla nostra precarietà e invitarci a trovare i nostri riferimenti in alto. I nostri maestri insegnano che gli esseri umani lavorano tutta la vita per guadagnarsi l’olam ha-ba, ma ci sono delle volte in cui un essere umano mostra in un’ora tutta la propria grandezza, compiendo dei gesti talmente grandi da valere quelli di tutta una vita”.