La Comunità ricorda Paola Sereni. Serata in onore di un’insegnante e di una preside speciale

Scuola

di Roberto Zadik

da sinistra, Esterina dana, preside della Scuola, Roberto Jarach, il rabbino capo Rav Alfonso Arbib e Franco Sereni
da sinistra, Esterina Dana, preside della Scuola, Roberto Jarach, il rabbino capo Rav Alfonso Arbib e Franco Sereni

Ogni volta che una personalità scompare un grande vuoto si crea automaticamente e il suo ricordo è l’unica soluzione per colmarlo. Con questo spirito, lontano da qualsiasi celebrazione o enfasi, la celebre e carismatica insegnante e preside della scuola ebraica Paola Sereni Rosenzweig è stata ricordata in un importante evento tenutosi martedì 8 novembre nella “sua” scuola dove ha insegnato lezioni di cultura e prima di tutto di vita, a vecchie e giovani generazioni.

Severa ma anche estremamente umana, generosa e intimamente modesta e quasi insicura, spesso ripeteva che “era diventata insegnante per caso”, questa docente, espressiva e diretta, scomparsa a 90 anni, lo scorso mese di luglio è stata commemorata dai relatori e dai suoi ex studenti. L’iniziativa è stata condotta dal vicepresidente del memoriale della Shoah Roberto Jarach, che ha dato la parola al Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib, impegnato in un intenso discorso in sua memoria, all’attuale preside scolastica Esterina Dana e al fratello della Sereni, Franco, che ha fornito una preziosa testimonianza biografica della sorella scomparsa fornendo dettagli caratteriali e famigliari inediti. Un’iniziativa estremamente sentita e partecipata che è iniziata con l’apposizione di una targa a lei dedicata vicino all’ingresso della scuola e si è conclusa con un filmato, realizzato da Elia Bassous per Mosaico, in cui la docente, in una delle sue ultime lezioni, spiegava l’Illuminismo a un gruppo di giovani a casa sua. (Clicca qui per la seconda lezione e la terza).

Presenti all’evento numerose personalità comunitarie, fra queste, il copresidente Milo Hasbani, il vice assessore alla Cultura Gadi Schoenheit, l’assessore al Culto, Sara Modena, alla Scuola Davide Hazan e al Bilancio, Claudia Terracina, all’assessore alla Comunicazione, Daniele Misrachi, organizzatore della serata.

sereni
Paola Sereni

Ma che tipo era Paola Sereni? In cosa si è distinta nella sua attività di insegnante e quali sono state le sue peculiarità umane e professionali? Come ha sottolineato Jarach, la prof. Sereni ha “saputo dare continuità e solidità alla missione cominciata dal preside precedente David Schaumann, portando avanti egregiamente la scuola, nata in tempi tragici, secondo i più alti valori etici, scolastici e religiosi e dando un apporto fondamentale a tutti noi, pensando a formare i giovani e non solo a inculcare una serie di nozioni”. Una donna combattiva, come hanno ricordato i relatori, che diceva sempre quello che pensava e che nonostante la sua laicità manteneva una forte identità ebraica e un grande attaccamento a Israele.

Come ha sottolineato Jarach che ha collaborato per 15 anni con lei nell’assessorato alla scuola “è stato un esempio di serietà e di sobrietà e nelle sue lezioni dava il meglio di sé”.

Molto interessante, a livello caratteriale e umano è stata la testimonianza del fratello Franco. “Mia sorella era la più Sereni della famiglia” ha esordito “nel senso che aveva ereditato da nostro padre Guido diversi tratti caratteriali come una memoria di ferro, l’amore per la letteratura, anche se il babbo, romano, non era un intellettuale come lei, e la capacità di trasmetterlo al prossimo, di condividerlo generosamente con tutti”. Fra emozione e memoria famigliare, il fratello ha lucidamente ricordato due episodi di come era la sorella “prima di diventare insegnante”. “Scampati miracolosamente alle truppe tedesche, nel 1944 vivevamo a Fermo nelle Marche e studiavamo da privatisti in attesa di essere ammessi al Liceo Pubblico” ha raccontato visibilmente emozionato. “Ci fu un tema d’italiano molto complesso, come prova di ammissione per essere ammessi in terza liceo. Paola era già talmente brava e rapida che dal titolo capì subito di cosa si trattava e in poco tempo riuscì a scrivere il suo elaborato e ad aiutare anche me che ero molto impacciato. Presi 8 ma gran parte del lavoro l’aveva scritto lei”.

L’altro aneddoto, che rende efficacemente il talento letterario precoce e la sua lucidità dimostrata fino all’ultimo, è “quando a Roma nel 1945, appena concluso il Liceo Classico Visconti, una scuola molto prestigiosa, Paola riuscì a soli 18 anni a tenere una conferenza su Guido Gozzano e i crepuscolari che lasciò sbalorditi sia allievi che professori. Nella sua riservatezza non parlò mai di questo, ma era già un esempio della sua unicità e della sua passione viscerale per la cultura e la conoscenza che ha trasmesso anche a mio figlio Dario. Il sabato andavamo sempre in libreria a vedere le nuove uscite e a comprare qualche testo”.

La targa dedicata a Paola Sereni apposta davanti alla Scuola ebraica
La targa dedicata a Paola Sereni apposta davanti alla Scuola ebraica

Molto importante anche il discorso di Rav Alfonso Arbib, che ha intonato successivamente una preghiera in sua memoria. Citando la parashà di questa settimana, Lech Lechà, e il fatto che Abramo avesse dei seguaci e degli allievi, il Rav ha messo in luce “il dovere di tenere un discorso funebre, nella tradizione ebraica tentando di evitare trappole come la celebrazione e il parlare di sé invece che della persona”. Nel suo intervento ha ricordato come “sebbene non siamo sempre andati d’accordo, c’era un rapporto di affetto e stima che ci legava profondamente”.
Tenendo sempre presente il personaggio chiave di Abramo e il fatto che sia “stato il primo educatore di tutta la Torah”, Rav Arbib ha ricordato l’importanza fondamentale dell’educazione nel mondo ebraico, in quanto secondo i Maestri, “chi educa costruisce una persona” e che la Sereni “diventata insegnante a un certo punto della sua vita, non ha mai smesso di insegnare fino alla fine dei suoi giorni”. Stando alla testimonianza del Rabbino Capo “non si fermava alla lezione e da brava e brillante educatrice seguiva i suoi studenti in ogni momento, facendo di tutto, per non bocciare nessuno studente, preoccupandosi non del voto ma di formare le persone culturalmente e umanamente”.

Notevole anche gli ultimi interventi, della preside Esterina Dana e di tre ex allievi della Sereni. Primo fra tutti Rony Hamaui, Docente universitario, Direttore Generale di Mediocredito italiano e autore del libro di successo “Gli ebrei a Milano” e successivamente Nagmeh Haghigat Etessami e Jacopo Jona Falco che ha concluso la serata con una testimonianza gustosa e ricca di aneddoti.

La preside Dana ha parlato con trasporto della Sereni e della sua straordinaria capacità di “individuare le persone e le loro attitudini molto rapidamente. Aveva capito che dovevo fare il Classico ma ho continuato a fare lo scientifico ma quando mi sono  laureata in Lettere, quando l’ha saputo era molto entusiasta di aver avuto ragione”. Sottolineandone il senso civico e morale, la passione politica e la coerenza realistica e pragmatica che la contraddistingueva, la preside ha messo in luce il rapporto, spesso molto intimo e al tempo stesso rigoroso, che aveva con la sua professione e coi suoi allievi, dei quali sapeva ogni dettaglio interessandosi non solo della preparazione, ma anche delle attitudini e della personalità. “Una dote non comune “ ha detto la Esterina era “quella di trasferire anche le sue passioni letterarie e i suoi vasti interessi sugli alunni. Adorava Dante che come lei era un uomo concreto e a volte aspro, sapeva tutto di qualunque scrittore e poeta e aveva una predilezione per Montale che come lei era un uomo secco, diretto, un razionalista. Detestava chi non prende posizione, la gente passiva e gli ignavi e io ho preso molto cose da lei”.

Molto sentito anche il ricordo di Hamaui che ha messo in evidenza quanto la Sereni “più che la passione culturale, mi abbia colpito la memoria sbalorditiva che aveva, il fatto che si ricordasse di tutti, alunni, figli, nipoti”. Nel suo ricordo ha specificato vari aspetti della sua personalità. “Non dimenticava nessuno e anche se era molto aperta con noi, non parlava mai di sé nemmeno quando era molto malata. Si interessava di tutto ed era molto curiosa  e quando ero in ospedale ha cominciato a parlare della Brexit. Parlava volentieri di argomenti esterni alla sua vita, di politica, di cultura, dei suoi ideali e mi ha trasmesso la sua incredibile passione per quello che faceva e il coraggioso impegno mantenuto fino alla fine”.

In ultima battuta hanno parlato di Paola Sereni anche la sua ex allieva Naghmeh Etessami che le è stata molto legata anche diversi anni dopo la scuola. “All’inizio non me la sentivo di tenere un discorso ma sentivo di doverglielo ed è stata un esempio per tutti noi. Era la mamma e l’amica, c’era sempre ai bar mitzvà, ai matrimoni e ai funerali. Ci ha trasmesso la passione per la cultura, il senso critico ed era un misto di rigore, di dignità e di umanità. L’ho vista poco prima della sua scomparsa  a una delle sue lezioni a casa. Era incredibilmente energica anche se molto malata. Ci siamo parlati e le ho dato in braccio il mio terzo figlio che era nato da poco, poi mi ha salutata con la consueta gentilezza ed è stata l’ultima volta che l’ho vista”.

In conclusione del tutto, Karen Nahum, presidente della Fondazione Scuola ha fatto sapere che “a dimostrazione dell’affetto per Paola, abbiamo deciso in accordo col consiglio, di ristrutturare una parte della scuola e di dedicarla a lei”. Successivamente Jacopo Falco ha rievocato alcuni divertenti aneddoti di quando assieme a Davide Fiano andavano a lezione dalla Sereni. “Era sempre molto elegante e composta, testarda nelle sue idee e grintosa anche quando non stava bene”.

Da ultimo Roberto Jarach ha ringraziato i numerosi presenti, evidenziando come la serata intende “essere non solo un ricordo ma uno slancio e uno stimolo per portare avanti la scuola e le sue attività nella maniera migliore, come entità morale e spirituale, come ha fatto Paola nel corso della sua vita, dedicata a questa scuola”.