“Io clicco positivo”: successo per la serata sul web responsabile

Scuola

di Ilaria Myr

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Da sinistra Vittorio Modena, genitore del Gruppo Horim responsabile del progetto su internet, l’avvocato Marisa Marraffino e Ivano Zoppi, presidente Pepita Onlus

“Passo anche dieci ore su WhatsApp. Addirittura spesso la sera mi addormento con il telefonino addosso”. “Se vengo preso in giro su internet non ne parlo ai miei genitori, tanto non potrebbero fare niente”. “Se qualcuno tratta male qualcun altro non lo dico, chissà poi cosa mi succede”.  Queste sono solo alcune delle dichiarazioni di alcuni ragazzi delle medie raccolte in un video realizzato dall’organizzazione Pepita Onlus, e trasmesse mercoledì 13 maggio in Aula Magna nell’ambito della serata “Io Clicco Positivo”, organizzata dal Gruppo Horim (e sponsorizzata dall’azienda PickBadge di Davide Ravà) e dalla Scuola ebraica con l’obiettivo di sensibilizzare i genitori ai temi del cyberbullismo e in generale all’utilizzo consapevole di internet e delle nuove tecnologie da parte dei ragazzi. A parlare di questi temi erano presenti in sala Ivano Zoppi, presidente della cooperativa Pepita Onlus, attiva da anni nelle scuole italiane con progetti volti a contrastare i fenomeni di bullismo legato al web, e l’avvocato Marisa Marraffino, specializzata in questioni legali legate alla Rete. Presenti in sala anche la coordinatrice di nido, materna e primaria Claudia Bagnarelli e la vicaria Diana Segre, che hanno fortemente appoggiato il progetto.

È proprio dal video con le testimonianze dei ragazzi con cui Pepita ha lavorato quest’anno che sono emersi con forza temi importanti. Innanzitutto il tempo che questi giovani dedicano a questi mezzi, assolutamente spropositato. Non tanto su Facebook, quanto su WhatsApp, Instagram, e sui social in cui si rimane anonimi (Ask.fm in primis).

E poi, c’è il discorso dell’omertà, che regna fra i ragazzi: se assistono a degli episodi di bullismo sul web, o ne sono vittima, non ne parlano con gli adulti. «Quello che dovete chiedervi come genitori è perché i vostri figli non ne parlano con voi – ha chiesto provocatoriamente Zoppi -. Forse perché avete deciso di non entrare in questa sfera della loro vita? Ma è come  se aveste dato loro le chiavi di una Ferrari senza che abbiano la patente:  loro sanno tutto della tecnologia, ma manca loro il buonsenso che gli trasmette un genitore».

«Spesso, nelle cause di bullismo legato alla rete, mi capita che i genitori del ragazzo accusato dicano “non me ne sono accorto” – ha aggiunto, rincarando la dose, l’avvocato Marraffino -. Ma questo non è ammissibile: ricordatevi che dai 14 anni i ragazzi sono imputabili dalla legge».

Ma come possono fare gli adulti, che quasi sempre in materia di tecnologia ne sanno molto di meno dei ragazzi? «Innanzitutto, dovete informarvi. E poi, è necessario che siate aggiornati sulle disposizioni legali su questi argomenti: perché non è vero, come spesso si crede erroneamente, che non esista una legislazione su questa materia – ha commentato Marraffino -. Un genitore, ad esempio, può sporgere denuncia se capisce che il figlio è vittima di bullismo sul web».
Ma poi, soprattutto, è importante dare il buon esempio, sia che si tratti di insegnanti che di genitori. «Voi siete il modello a cui si ispirano i vostri figli, voi dovete trasmettere loro dei valori – ha aggiunto Zoppi -, in modo che non diventino timorosi di parlare di ciò che succede a loro o agli altri. La fiducia è alla base del rapporto fra genitori e figli, sempre, e anche in questi frangenti».

Quindi vietare di utilizzare i device e le tecnologie, o controllare i figli attraverso i vari programmi disponibili sul mercati, non è il metodo giusto, anzi: la sfida è proprio quella di accompagnare i ragazzi in un uso consapevole e intelligente di questi strumenti dalle infinite potenzialità.

L’appuntamento “Io clicco positivo” è solo il primo passo di un più ampio progetto sviluppato da un team del Gruppo Horim – composto da Vittorio Modena, Miriam Friedenthal, Naghmeh Etessami e Timna Colombo – per aiutare i ragazzi a capire le enormi potenzialità della Rete di cui possono beneficiare, e a difendersi dagli eventuali pericoli. Il progetto è già partito nelle quinte della scuola primaria, con l’intervento di due ragazzi del liceo, Beny e Andrea, a cui ne seguirà un altro a breve. Durante l’anno scolastico 2015-2016, poi, le attività continueranno con un blog creato dai due liceali e moderato dalle morot di classe. Seguiranno infine altri incontri destinati ai genitori e agli insegnanti, che si spera verranno numerosi.