Una visita al buio

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Nessuna adesione italiana per lo spot di Ahmadinejad. A volte si può assistere ad un vero e proprio miracolo di coesione e di ritrovata unità. È quanto accaduto in Italia con l’arrivo e (l’immediata ripartenza), del presidente iraniano, la cui sortita nel nostro paese in occasione del vertice della Fao, anticipata da slogan e minacce all’esistenza d’Israele, è stata capace di cementare e ricompattare ampie fette di Parlamento da destra a sinistra, solitamente mal disposte, (almeno in passato), a scendere in piazza unite per un comune fine.

Il sistema italiano ha dimostrato maturità in una simile e alta occasione schierandosi nettamente contro le affermazioni razziste e le minacce antisemite di distruzione imminente d’Israele. E così qui i distinguo non ci sono stati, e forse anche il nuovo clima politico che si paventa e si sbandiera in chi governa, ha trovato una conferma in tale circostanza.
La piazza del Campidoglio a Roma, vede non oltre mille persone, ma è il palco della terza grande manifestazione della giornata, ad arricchirsi delle maggiori rappresentanze trasversali, tra governo, parlamento, sindacati, associazionismo.
Telecamere, taccuini, postazioni dei giornalisti dappertutto: la grande macchina mediatica macina a pieno regime. Applausi scroscianti alla lettura del messaggio di adesione del Ministro degli Esteri Frattini, di Fassino, alla rinuncia da parte del presidente della Camera Fini ad vedere l’ambasciatore iraniano in Italia, al mancato incontro del presidente iraniano con il Papa e con i vertici del governo nazionale.

Il bilancio per Ahmadinejad, costretto a ripartire subito, è stato soddisfacente dopo la sua partecipazione al vertice Fao o magro di soddisfazioni? È fallita oggi la politica dell’aggressività ed è questo un segno incoraggiante – sottolinea con passione Fiamma Nirenstein, vicepresidente commisione esteri. Qui si manifesta per qualcosa non contro qualcuno, ma la pianta dell’antisemitismo non deve mai essere trascurata, e oggi Roma e l’Italia reagiscono – prosegue il Rabbino Di Segni.
Per il Ministro delle Politiche Comunitarie Andrea Ronchi è dimostrato l’amore degli italiani per la libertà, il coraggio che talora deve portare anche all’intransigenza e all’ingerenza negli affari altrui.
Un dittatore è un pericolo per il mondo intero e non solo per Israele – chiosa Cicchitto – L’Iran è una realtà contraddittoria e complessa e da qui va la solidarietà al popolo ebraico e ai larghi settori della dissidenza e opposizione iraniana e al giornalista iraniano Ahman Rafad, vicepresidente dell’Adn Kronos Internazionale, cui è stato impedito oggi l’ingresso alla Fao e poter in tal modo esercitare il suo legittimo diritto e il suo lavoro, perché “sgradito” al regime iraniano.

Ai lati della statua del Marc’Aurelio campeggiano due grandi striscioni con scritto: l’Iran ha fame di libertà. Nella piazza è tutto uno sventolio di bandiere della pace, della resistenza iraniana, del mondo gay, perseguitato in Iran, dei sindacati Cisl e Ugl, e naturalmente d’Israele. S’intravede anche l’ambasciatore Gideon Meir, ma sul palco ad accogliere l’invito del direttore del Riformista Antonio Polito, vi sono i maggiori rappresentanti di maggioranza e opposizione. Con Cicchetto anche Gasparri, Alessandro Ruben, accanto ai visi noti di La Malfa, della Boniver, di Selva, di Barbara Saltamartini e poi Bettini, Zingaretti, Emanuele Fiano, Gianni Vernetti, Bonelli, Raffaele Bonadonna di Rifondazione comunista, Stefano Pratesi vicepresidente di Amnesty International, Raffaele Bonanni e Renata Polverini per il mondo del lavoro, (dov’era la CGIL?), la Pollastrini, Olga D’Antona, e le istituzioni ebraiche con il presidente della Comunità Pacifici, fautore dell’iniziativa, accanto al Sindaco della Capitale Alemanno.

E’ stata la voce della dissidenza, di chi quotidianamente viene perseguitato e imprigionato, a volte torturato e ucciso nel silenzio più assoluto, di chi non può esprimere la propria opinione o scelta sessuale, di chi non gode della libertà garantita altrove. L’Associazione giovani iraniani in Italia ritiene Ahmadinejad il diretto responsabile della repressione di migliaia di studenti iraniani che costantemente scendono in piazza gridando “morte al dittatore” chiedendo la scarcerazione dei loro colleghi detenuti nei medievali carceri iraniane e la democrazia e la libertà per il popolo iraniano – arringa Karimi Azar, presidente Associazione Giovani Iraniani in Italia – In questa delicata fase politica gli studenti iraniani insieme ai lavoratori, operai, insegnanti e le coraggiose donne persiane rappresentano la rabbia di un popolo represso e oppresso dal regime dei mullah.
L’Italia è patria di democrazia e solidarietà internazionale. Ahmadinejad è famoso, per la sua crudeltà applicata nei confronti dei detenuti politici, come “uomo di mille colpi di grazia”, è il presidente di un regime teocratico, votato da solo il 12% – assicurano gli oppositori – che fino ad oggi ha prodotto solo la violenza, la guerra e il terrorismo e un oltraggio al popolo iraniano. Il presidente è il responsabile diretto dell’attuazione della politica di espansione e dell’esportazione della rivoluzione islamica in tutto il mondo. La costruzione della bomba atomica fa parte di questa strategia maligna che mira a prendere in ostaggio l’intero Medio Oriente e il mondo civile. Opporsi alla sua politica atomica militare è un dovere civile e istituzionale. Secondo il nostro parere questa politica condurrà inevitabilmente il mondo intero verso una guerra catastrofica e devastatrice.

Al crepuscolo, il Sindaco di Roma, Alemanno, in segno di protesta per le dichiarazioni del presidente iraniano contro lo stato di Israele decide di spegnere le luci del Campidoglio per 15 lunghi minuti. Non è accettabile — sottolinea dal palco – che nel 2008 un presidente faccia dichiarazioni del genere. Porto lo sdegno di tutta la città di Roma per queste affermazioni di chi si permette ancora oggi di lanciare segnali di intolleranza e di sterminio nei confronti di un’altro stato. Nessuna luce per il tiranno. La libertà e la democrazia vengono prima della ragion di stato – sottolinea più tiepidamente Castelli. Chiude dopo gli interventi del Bene Berith, del KH, Antonio Polito: La festa di questa sera è una grande festa di libertà. La libertà del popolo iraniano e la libertà di quello israeliano di vivere in pace. Se il silenzio e l’indifferenza un tempo sono stati fattori di complicità, c’è almeno da attendere e osservare quanto questa mobilitazione non sia solo di facciata ma vada realmente contro gli interessi di chi invece mira solo al guadagno tra quegli imprenditori italiani, primo partner commerciale dell’Iran, che hanno incontrato la delegazione iraniana all’Hilton e fanno affari con quel regime.