Israele, disinformazione e ritorno dell’antigiudaismo: incontro con Scalpelli e Velardi a Milano

News

di Davide Cucciati

Il 21 luglio 2025, nella Sala del Consiglio della Comunità Ebraica di Milano, si è tenuto un incontro promosso dal Consiglio della Comunità con due ospiti di rilievo: Claudio Velardi, direttore de Il Riformista, e Sergio Scalpelli, figura di primo piano della cultura milanese, del riformismo politico e tra i fondatori de Il Foglio. Presenti il Presidente Walker Meghnagi, la Giunta e i Consiglieri della Comunità, il Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib, il Segretario Generale Alfonso Sassun, Marco Camerini (preside della Scuola Ebraica) e rappresentanti di realtà associative come Liri Eitan Drai (Keren Kayemeth LeIsrael) e Gianemilio Stern (Amici di Magen David Adom in Italia).

Claudio Velardi ha raccontato l’impegno del Riformista nella difesa delle ragioni di Israele, ricordando come, “da giovane imberbe”, abbia deciso di difendere le ragioni dello Stato ebraico. Ha sottolineato la decisione netta presa dalla testata di affrontare il tema con chiarezza, senza ambiguità, dando spazio a contenuti di controinformazione e costruendo una vera e propria leadership editoriale su questo fronte. Fondamentale in questo percorso, ha precisato, è stato il confronto con Fiamma Nirenstein, insieme alla redazione e ai collaboratori esterni.

La prima raccolta firme a sostegno di Israele ha raggiunto circa ottomila adesioni, sfociando in un incontro pubblico a Roma. Nel corso dell’intervento, Velardi ha denunciato il problema della disinformazione sistemica. Ha citato in particolare l’uso da parte della stampa italiana di un’immagine, una donna con un bambino, presentata come testimonianza delle sofferenze a Gaza ma in realtà risalente al 2014 e proveniente dallo Yemen. Secondo Velardi, non si tratta sempre di malafede bensì di un riflesso automatico di chi crede a un certo racconto, senza interrogarsi sulle fonti. A questo proposito è intervenuto anche Davide Blei, delegato alla comunicazione del Consiglio, che ha proposto provocatoriamente che molti quotidiani italiani pubblichino una pagina bianca, dichiarando l’assenza di fonti autonome: “Dal momento che le fonti sono solo Hamas e Al Jazeera”.

Velardi ha condiviso la provocazione, parlando di “bias missionario” della stampa contemporanea. Ha ricordato come negli anni ’30 la BBC un giorno arrivò ad annunciare che non vi fossero notizie, trasmettendo pertanto un concerto. Oggi, invece, il meccanismo si è invertito. Si scrive di continuo seguendo narrazioni diffuse e condivise. Blei ha concluso con una citazione dal sapore filosofico: “Questa cosa deriva da Hegel: laddove il libro della storia non ha contrasti, ci sono le pagine bianche”. Entrambi gli ospiti hanno sottolineato l’importanza di creare reti culturali e informative. A tal proposito, è nata da poco anche Kippah, la newsletter del Riformista dedicata alla contro-narrazione sul tema Israele.

Il confronto si è allargato anche all’analisi politica. Scalpelli ha evidenziato come l’inimicizia verso Israele sia profondamente radicata a sinistra, già dagli anni Sessanta, ricordando in particolare l’adesione del Partito Comunista Italiano alle posizioni del panarabismo e alle rivoluzioni arabe. La guerra del Libano del 1982 ha poi segnato, secondo Scalpelli, una svolta nell’opinione pubblica progressista. Oggi, gran parte della sinistra, pur condannando la violenza del 7 ottobre, continua a leggerla come una forma di resistenza. In questo contesto, la posizione del Riformista è significativa proprio perché nasce all’interno dell’area di centrosinistra. “Difendere Israele ma non il governo di Israele è una posizione che, in un momento di scontro così aspro, non porta da nessuna parte”, ha affermato Scalpelli, ricordando la scelta compiuta insieme a Velardi: “Abbiamo deciso di prendere una posizione netta anche a costo di non tirare dentro tutti: era necessario erigere una barriera”. Scalpelli ha quindi suggerito di agire su due livelli: uno politico, insieme alle forze che sostengono il diritto di Israele a esistere in sicurezza, e uno culturale, mettendo in circolo materiali di contro-narrazione capaci di arginare la disinformazione.

Il Rabbino Capo Alfonso Arbib ha ampliato lo sguardo, affrontando con lucidità le derive più profonde dell’ostilità verso Israele. Ha segnalato come il mondo cattolico sia oggi diviso sul tema e ha anche ricordato esperienze di collaborazione positiva come le schede sulla storia di Israele preparate dalla CEI per le scuole cattoliche, frutto di un confronto con l’Assemblea Rabbinica Italiana: “L’impatto che può avere il mondo cattolico è molto forte. È necessario non rompere i ponti.”

Poi, una riflessione di grande spessore storico: “Stiamo assistendo al ritorno dell’antigiudaismo, non solo dell’antisemitismo. L’antisemitismo ottocentesco era razziale. Oggi riaffiorano forme più antiche e simboliche”. Rav Arbib ha ricordato come la figura dell’ebreo assassino ricorra da secoli: “L’accusa di omicidio rituale documentata in Europa è del 1114”. Oggi, il messaggio implicito di certa narrazione è che l’ebreo uccide bambini. Non è una novità: è la continuità di una tradizione antiebraica.

In questa direzione, Rav Arbib ha citato l’ultimo articolo di Vito Mancuso su La Stampa che, secondo il Rabbino Capo, richiama l’antigiudaismo medioevale: “riprende in maniera netta senza freni l’antigiudaismo medioevale in cui fa un salto di qualità: la religione stragista è l’ebraismo. Mancuso dice che esistono due ebraismi sostanzialmente. Un ebraismo spirituale e un ebraismo, che parte dal Deuteronomio, che in realtà insegna l’odio per gli altri”. Arbib ha voluto però chiarire che Mancuso “non rappresenta la Chiesa”. In questo contesto, il Rabbino Capo ha espresso riserve sulla posizione del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, e del cardinale Parolin, che hanno sollevato dubbi sul carattere intenzionale dell’attacco israeliano alla parrocchia di Gaza: “Non so cosa sia accaduto alla parrocchia ma non credo sia stato fatto di proposito. Sarebbe sbagliato e stupido farlo di proposito”. Rav Arbib ha precisato che “il Papa, per ora, si è mantenuto moderato”. Il rischio, ha fatto intendere il Rabbino Capo di Milano, è che si alimentino suggestioni secolari, capaci di trasformare l’ebreo in simbolo del male.

Velardi, in risposta, ha condiviso l’importanza di far maturare consapevolezza anche nelle alte sfere ecclesiastiche: “Il Papa può svolgere una funzione positiva. Più che scagliarsi contro, occorre aprire varchi, come in politica”. Scalpelli ha concordato: “Serve prudenza. Diamo una possibilità al Papa attuale”.

Il dibattito si è chiuso con una nota rivolta in generale al mondo della comunicazione. Davide Blei ha suggerito di evitare ogni uso della formula “voi ebrei”, segnalando che l’eliminazione di espressioni stereotipate può essere un primo passo per una comunicazione più corretta e consapevole. “La strada maestra è iniziare a lavorare da qui”.

In conclusione, per coadiuvare la linea del Riformista, siamo tutti chiamati a inviare contributi e sottoscrivere abbonamenti per assicurare la continuità di un progetto che ha deciso di navigare controcorrente sfidando lo spirito del tempo.