Quando la memoria è sotto attacco, è importante formare chi educa

di Ilaria Myr

Associazione Figli della Shoah: «Oggi più che mai gli insegnanti hanno bisogno di nuovi strumenti didattici e di comprensione dell’attualità per affrontare e contrastare diffuse banalizzazioni e distorsioni della Shoah»

 

«Quest’anno abbiamo notato una maggiore richiesta di aiuto da parte dei docenti delle scuole italiane. Questo perché, con le tensioni in Medio Oriente, la memoria della Shoah è sotto attacco: l’utilizzo di parole come “genocidio” per la morte di civili a Gaza, così come l’equiparazione degli israeliani ai nazisti, e l’utilizzo della logica “ebrei vittime di ieri, carnefici di oggi” si diffondono purtroppo anche nelle scuole, sia fra i ragazzi, che sono più impreparati e vulnerabili, sia fra quei docenti che hanno certo un orientamento politico e culturale». Così Daniela Dana, presidente dei Figli della Shoah, spiega l’andamento delle attività dell’Associazione, in un periodo complicato e teso come quello che stiamo vivendo.

«Gli insegnanti hanno bisogno di aiuto, ci chiedono strumenti didattici nuovi per affrontare e contrastare banalizzazioni e distorsioni della Shoah – continua -. Ad esempio, lo sdoganamento del termine genocidio nel dibattito pubblico va invece contestualizzato con giuste argomentazioni ed è importante fornire loro anche gli strumenti per comprendere la realtà mediorientale nel quale è nato lo Stato di Israele fin dalle origini».

A ciò si aggiunga anche che alcuni degli insegnanti che contattano l’associazione per sviluppare progetti didattici lamentano una mancanza di collaborazione da parte dei colleghi e della dirigenza scolastica, che spesso adducono come motivazione il “non volere offendere alunni con una diversa cultura e religione”. Sono dunque moltissime le sfide del fare memoria in una realtà nuova rispetto solo a qualche anno fa, che necessita di un ripensamento del modo in cui ci si pone di fronte a una Storia, quella della Shoah, che si allontana temporalmente sempre di più.

Un anno positivo, ricco di iniziative

Detto ciò, il bilancio di quest’anno per la presidente rimane nel suo complesso positivo e ricco di nuove sfide. «Certo, il  7 ottobre e l’inizio della guerra Gaza sono stati dei punti di non ritorno – spiega Dana -. Ma abbiamo comunque riorganizzato il nostro lavoro, aggiungendo molti corsi online – ad esempio uno sulla Shoah nel Nord Africa -, realizzati con l’Istituto Yad Vashem e altri enti con cui continuiamo a collaborare proficuamente (il Centro Internazionale di Studi Primo Levi, l’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Cdec, il Memoriale della Shoah di Milano e il Museo della Shoah di Roma). Inoltre, continuiamo a proporre i nostri seminari residenziali per docenti nei luoghi della Memoria, italiani ed europei: dopo avere visitato l’anno scorso Fossoli a marzo e Budapest in estate, a luglio andremo a Lublino e all’adiacente campo di sterminio di Majdanek. Abbiamo notato che alcuni professori hanno abbandonato il loro impegno verso la memoria della Shoah, ma i moltissimi insegnanti che sono rimasti restano convinti dell’importanza di trattare questo tema in classe e continuano a seguire con entusiasmo le nostre proposte formative».

L’altra attività che l’Associazione porta avanti con molto impegno sono gli interventi nelle scuole, che quest’anno hanno subito una lieve flessione in termini di richiesta. «L’argomento che ci è stato richiesto nell’80% dei casi è stato la Piramide dell’odio, che di questi tempi suscita molto interesse nei ragazzi, che partecipano attivamente, anche quando hanno opinioni diverse, senza alcuna volontà di polemica». Inoltre, molto richiesti sono stati anche gli interventi di alcuni sopravvissuti – principalmente persone che si sono salvate nascondendosi – o dei testimoni di seconda o terza generazione, che da qualche anno portano nelle classi la propria esperienza di figli o nipoti della Shoah.

Fra le diverse iniziative realizzate quest’anno, vi è la mostra fotografica Contro l’oblio realizzata negli aeroporti Sea sugli eccidi nazisti in Europa nei confronti di ebrei, sinti e rom, e italiani scampati alle stragi della Wehrmacht, le decine di mostre itineranti dell’Associazione, che sono state distribuite in tutta Italia, ma anche l’incontro di 1500 studenti al Teatro Dal Verme con Andra e Tati Bucci e la testimonianza online di Sami Modiano. Continua anche l’instancabile lavoro sulle pietre di Inciampo, con il Comitato preposto, la promozione delle visite al Memoriale di Milano, così come il lavoro nelle classi della Scuola della Comunità ebraica di Milano. Inoltre, un nuovo progetto a cui per il secondo anno partecipa l’Associazione insieme all’ADEI WIZO, è  Zikaron ba salon”, portato avanti dall’Agenzia ebraica, un programma ideato in Israele che prevede l’incontro di gruppi ristretti di ragazzi con sopravvissuti alla Shoah.

Le sfide per il futuro

«Guardiamo al futuro con fiducia, ben coscienti di dovere trovare strumenti nuovi o trovare nuove modalità di applicazione di quello di cui già disponiamo – prosegue Daniela Dana -. Abbiamo per esempio inaugurato un nuovo workshop con il Centro Primo Levi per piccoli gruppi di docenti, che si è rivelato molto efficace. E poi vogliamo potenziare i viaggi della memoria per insegnanti, in Italia e all’estero, che si rivelano sempre molto utili e importanti. E, perché no, organizzarne anche per gli studenti. Abbiamo tanto ancora da fare e da dare, e oggi più che mai ne sentiamo il bisogno».