Non vogliamo chiudere il Tempio

di E. M.

Nessuno ha mai parlato di chiudere il Tempio di via Guastalla. Si sta pensando ad una soluzione che consenta al Rabbino Capo, Rav Alfonso Arbib, di avere un Ufficio presso la Scuola di via Mayer, che sarà la nuova sede dell’ufficio rabbinico dal punto di vista amministrativo, in modo che il Rav possa avere più tempo di incontrare gli iscritti. Ma Rav Arbib potrà contare anche sul suo ufficio in via Guastalla, alcuni giorni la settimana o per incontri di particolare riservatezza, come il ghet e i ghiurim. Questa in sintesi la situazione, così come è stata spiegata dal presidente Walker Meghnagi nelle sue comunicazioni al Consiglio del 28 ottobre. Precisazione resa necessaria dai “rumors” circolati in queste settimane circa la chiusura di via Guastalla. Anche l’assessore al culto, Rami Galante ha raccontato di aver ricevuto tante telefonate e che «tutti hanno pensato che volessimo chiudere il Tempio».

«Ho ricevuto diverse lettere a riguardo. Dobbiamo un chiarimento ai nostri iscritti», ha precisato Meghnagi. «Io sono per la trasparenza e la condivisione delle scelte».

In particolare la lettera di Nanette Hayon, pubblicata sul Bollettino di Novembre e con in calce le firme di circa 35 ebrei milanesi, chiedeva di sapere perché si è deciso di spostare l’ufficio rabbinico e quali sono i costi che effettivamente si possono risparmiare con questa soluzione. «Gli iscritti ci chiedono di parlarne in assemblea, e così sarà, il 17 dicembre. Intanto chiedo agli assessori Besso e Galante, insieme al segretario Sassun, di stendere un piano completo dei costi», ha concluso il presidente.

Dopo un sereno confronto, Simone Mortara ha proposto di coinvolgere i firmatari della lettera nel progetto Guastalla, soprattutto per avere idee e spunti sulla riqualificazione delle attività del Tempio, di concerto anche con l’assessorato alla cultura.

Non sono mancati accenni velatamente polemici al fatto che gli ebrei italiani difendono un “simbolo” che tuttavia non frequentano, «È questo che mette in crisi un Tempio, la mancanza di un minian costante. Se gli italiani vogliono il tempio devono andarci», ha detto Turiel. Tutte le altre sinagoghe sono piene.«Guastalla non può essere un simbolo inattaccabile. Oppure tutta la comunità deve impegnarsi per rilanciarla. Come sinagoga ha già perso la sua importanza», ha detto Claudio Gabbai. Per Daniele Nahum «sarebbe interessante fare una discussione pubblica sul ruolo del Tempio Centrale; il Festival ha dimostrato che è un luogo della città».

Vanessa Alazraki ha proposto un ripensamento: «In base ai feedback possiamo anche riflettere e ripensare, visto che anche Rav Arbib ha detto che sarebbe un fatto epocale; e forse dovremmo anche ripensare agli spazi che abbiamo pensato di dividere, in Sally Mayer». E Gad Lazarov: «A parte il fatto che ufficio rabbinico e culto sono separati, sono convinto che è un tema importante di contatto con la gente. C’è anche la questione della terza sinagoga in via Guastalla, quella di Rav Rodal». Su questo punto è intervenuto il segretario generale Sassun, spiegando che l’ipotesi di ristrutturare un appartamento da dedicare al Tempio Beth Shlomo è stata scartata in quanto troppo onerosa, mentre si sta pensando di concedere il tempio Pontremoli per lo shabbat e il mercoledì per le lezioni di Rav Rodal.

Anche il consigliere Guido Osimo, interrogandosi sull’opportunità di togliere spazio alla Scuola, ha chiesto una valutazione concreta e precisa del rapporto costi benefici, che tenga conto anche di quello che si verrebbe a spendere per far spazio a scuola all’ufficio rabbinico e alle difficoltà connesse.

Walker Meghnagi e Raffaele Turiel hanno tenuto a precisare che la ragione prima della scelta non è tanto economica, quanto quella di ottimizzare il tempo di Rav Arbib, che è già a Scuola due giorni e mezzo la settimana e avendo qui il suo ufficio può avere più tempo per  incontrare gli iscritti.

Claudia Terracina ha detto che «C’è poca chiarezza. Va fatta un’analisi costi benefici qualitativa. Qualitativo sul Rabbino, che qui diventa Rabbino anche delle altre edòt. Ma qualitativa anche perché con l’ufficio rabbinico in via Guastalla ci sono tre persone poco utilizzate che potrebbero essere utilizzate meglio lavorando in via Sally Mayer. Lì lavorano isolate dal resto degli uffici; qui migliorerebbe anche la comunicazione su quello che fanno ora in Guastalla. Stiamo cercando di lavorare molto sulla comunicazione tra gli uffici comunitari. È un discorso di spostamento dell’ufficio rabbinico amministrativo – gestionale. Ma va tenuto presente che se dobbiamo tenere un ufficio aperto per Rav Arbib anche lì, i risparmi saranno inferiori».

Anche l’assessore Besso è intervenuto sul tema: «Ritengo che, se decideremo di trasferire qui la sede dell’UR, debba esserci una condizione. Il progetto avrà un costo e si devono trovare i fondi per pagare la necessaria ristrutturzione».

E Stefano Jesurum: «Se la memoria non mi inganna si parlò in sede di delibera di un tentativo di riqualificare e il riposizionamento di Guastalla. Mi interessa quella parte lì. Credo che dovremmo prima tra noi avere delle idee chiare. Avevo capito che si poteva provare a usare via Guastalla come sinagoga e ufficio del Rabbino Capo ma anche come centro culturale, centro di aggregazione per giovani o forse per anziani. Le volte che si organizzano in Aula Magna della Scuola serate di attualità e cultura, vengono soprattutto ebrei italiani che graviterebbero più volentieri su via Guastalla».

In conclusione, il Consiglio ha deciso di preparare una relazione comune, con il dettaglio economico del progetto Guastalla da presentare alla prossima Assemblea, attraverso un gruppo di lavoro aperto ad altre idee e proposte concentrate su tre aspetti: il vantaggio di avere il Rabbino Capo in zona Scuola; risparmio e migliore efficienza dell’Ufficio Rabbinico; che cosa fare per migliorare l’attività del Tempio Centrale.

Il Consiglio è poi passato ad esaminare la situazione del Bilancio consuntivo per il primo semestre 2013, la proiezione del secondo semestre e l’approvazione del preventivo 2014. Raffaele Besso ha presentato il calendario dell’iter che vede il 2 dicembre a Milano i Revisori dei conti, il 3 la presentazione in Giunta, il 10 al Consiglio e il 17 alla Assemblea. «Sulla base delle previsioni – ha detto – dovremmo chiudere abbastanza in linea. Il disavanzo è di 2.169mila euro. Rispetto al preventivo, c’è una diminuzione dei contributi dagli iscritti da 1.400mila a 1.200mila. Ci stiamo ancora lavorando. Tra le variazioni negative devo segnalare la Fondazione Scuola, che a fronte di una promessa di 300 mila euro ne ha dati solo 150mila, più 120mila che però provengono dalla  Fondazione Safra ed erano a Bilancio in altra voce. Per il Servizio sociale sembrano persi 200mila euro della Fondazione Sorani, per problemi interni a quella Fondazione e c’è una diminuzione anche delle entrate alla Casa di Riposo. La crisi fa sì che le persone chiedano sconti o dilazioni sulle rette.

Per la parte straordinaria del Bilancio, dobbiamo registrare una eredità di 2milioni di euro in più, ma una voce di 400mila in meno come plusvalenza mancata sugli immobili che non abbiamo venduto».

Il Consiglio ha deliberato all’unanimità anche il mantenimento dello stesso modello dei contributi del 2013 e le rette scolastiche come per il 2012/2013.

Gad Lazarov, delegato ai tributi, ha rilevato che è necessario migliorare i flussi di comunicazione sulle nuove famiglie che si creano, tutta l’anagrafica, l’iscrizione dei bambini, che spesso non vengono iscritti fino all’eventuale ingresso a Scuola.

E proprio sulla Scuola l’assessore Davide Hazan ha rilevato alcune criticità sulla formazione delle classi in relazione ai numeri degli allievi e ha auspicato la ripresa di contatti con le altre scuole ebraiche milanesi per nuove ipotesi di sinergie, logistiche e di offerta formativa. Nuove idee, approcci personalizzati con i genitori, insomma si deve tentare in tutti i modi di non perdere allievi, anzi, di incrementarne il numero. E molti consiglieri hanno avanzato proposte, come Daniele Nahum «Facciamo gli Stati generali della scuola, sono sicuro che sarebbe una iniziativa molto partecipata, strategica».

Infine Daniele Cohen ha riferito sul successo del Festival Jewish and the City, «Partecipazione al di là di ogni immaginazione», i contatti importanti che sono stati allacciati, la soddisfazione per la riuscita dell’evento da parte di tutti gli enti e le istituzioni coinvolte. Si pensa già al tema della seconda edizione. Intanto il 24 novembre ci sarà a Milano la seconda edizione di Bookcity e la Comunità darà, grazie alla collaborazione con la casa editrice Giuntina, il suo contributo con un pomeriggio di incontri e visita guidata in via Guastalla.