la seconda edizione di Oyoyoy. Il Festival Internazionale di Cultura ebraica parte da Casale Monferrato. In 10 giorni ospiterà numerose personalità della cultura, della politica e dello spettacolo di tutto il mondo e di tutte le religioni, divisi in quasi un centinaio di appuntamenti tra Casale, Alessandria, Vercelli, Asti, Trino, Valenza e Moncalvo.
Cultura e Società
Non dire notte
68 anni, tra gli scrittori più noti in Israele e a livello internazionale, che ha ricevuto due riconoscimenti a Milano: l’Ambrogino d’Oro del Comune e il premio Uomo dell’anno 2007 dalla Associazione Amici del museo d’arte di Tel Aviv. Il suo ultimo libro Non dire notte è il primo in classifica in Italia per la narrativa straniera. Mosaico lo ha intervistato e ha seguito il suo incontro con il pubblico alla libreria Feltrinelli. “Tutto in Israele è nato dai sogni e dai libri. Potrei generalizzare e dire che ogni azione umana, ogni essere umano, ogni creazione nasce dai sogni. I sogni vengono prima, i libri vengono prima”, ha detto Oz.
La Notte delle Faville
scrittore. Livio Isaak Sirovich non perde il vizio di scrivere e di raccontare. Ecco un brano dal suo libro.
Tehillim del regista Raphaël Nadjari
Menachem e la sua famiglia conducono una vita tranquilla che viene sconvolta dalla misteriosa sparizione del padre dopo un incidente automobilistico. I componenti adulti della famiglia trovano rifugio nel silenzio e nella fede; Menachem e il fratellino David si mettono alla ricerca del padre.
Noè secondo i rabbini
di ambito cattolico esce questo volume di non grande mole ma di estremo interesse per una serie di ragioni.
Innanzi tutto è il terzo di una collana diretta da Elena Lea Bartolini, diretta a quanti in ambito cristiano desiderano conoscere ed approfondire la lettura ebraica della Torah. Prima di questo volume sono usciti il commento di Rav Elia Kopciowski allo Shemà ed un volume della stessa Bartolini su Gerusalemme nella tradizione ebraica.
Parole, parole, parole
Cè molta confusione nellaria. E cè la sensazione che qualcosa non stia andando per il verso giusto. Laccavallarsi di dichiarazioni e controdichiarazioni, proclami più o meno ideologici, veti incrociati e dichiarazioni di fedeltà, rischiano di portare gli ebrei italiani in un vicolo cieco.
Responsabilità sociale, etica ebraica
La responsabilità sociale è un argomento assai in voga al giorno doggi. Per capire cosa si intenda con questa espressione sarebbe necessario ricorrere a definizioni autorevoli di personalità che da tempo si occupano dellargomento. Per semplicità, la responsabilità sociale si potrebbe riassumere come un approccio, una strategia, che alcune aziende intraprendono, impegnandosi, oltre che sul naturale fronte della generazione del profitto, anche sul fronte ambientale e sociale.
Gli esempi sono davvero innumerevoli e spaziano dalle aziende che sono in prima linea per ridurre le emissioni nocive generate dallattività produttiva a quelle che creano degli ambienti friendly per i dipendenti, magari collocando allinterno dellazienda servizi medici, banche o permettendo di prenotare a prezzi di favore spettacoli teatrali e viaggi. Altre selezionano i propri fornitori in base a determinati requisiti come ad esempio lassenza di impiego di lavoro minorile, la garanzia di salari minimi ai dipendenti, un ambiente di lavoro salutare.
In realtà non tutte le entità economiche che si avventurano nel percorso del sociale, lo fanno per vocazione; far sapere che si è buoni con i dipendenti o ci si è impegnati ad inquinare in misura inferiore ai limiti concessi dalle regolamentazioni è spesso unottima propaganda per limmagine aziendale o in altri termini, diventa marketing sociale.
Israele, i dibattiti veri e i nostri blablabla
Cè unimmagine, forse avrete già avuto modo di notarla, che racchiude in sé tante verità sulla realtà di Israele. Si tratta di una fotografia scattata da Oded Balilty per lagenzia statunitense Associated Press. E ha vinto il massimo riconoscimento cui un lavoro giornalistico possa aspirare: il premio Pulitzer. Nellimmagine appare una ragazza che con le sue sole forze cerca di resistere a una colonna di militari israeliani. La ragazza si chiama Nili, ha solo 16 anni e frequenta una scuola religiosa a Gerusalemme. Il motivo dello scontro, avvenuto ormai oltre un anno fa, riguardava levacuazione di un insediamento religioso abusivo al di fuori dai confini dello Stato di Israele, non lontano da Ramallah. Nili era lì per opporsi alle operazioni dei militari. Non è questa la sede per discutere chi avesse ragione. Tutte le opinioni possibili (e Nili grazie alla straordinaria notorietà provocata dallassegnazione del Pulitzer, ha avuto ampio modo di esprimere la sua opinione alla stampa israeliana e internazionale), mi sembra possano essere considerate legittime.
Credo invece sarebbe opportuno riflettere, proprio in questi giorni, in cui si celebra il compleanno di uno Stato ebraico indipendente, su cosa è e su cosa significa lo Stato di Israele oggi.
In ricordo di Emanuele Luzzati
Ho conosciuto Lele Luzzati innanzitutto dal punto di vista professionale, come scenografo. Meglio: come co-autore di spettacoli teatrali