Medio Oriente: cosa può fare l’Europa? Convincere il mondo arabo-musulmano ad accettare l’esistenza di Israele. Solo allora la pace sarà possibile

Taccuino

di Paolo Salom

[Voci dal lontano occidente]

Due anni di guerra aperta. Mai Israele nel passato aveva dovuto combattere così a lungo. Soprattutto, mai aveva dovuto affrontare – oltre al nemico sul terreno – l’ostilità del mondo intero. Come spiegare tutto questo? È solo un riflesso condizionato della millenaria tendenza antisemita del lontano Occidente? A giudicare da certe espressioni, proclamate in pubblico da esponenti politici italiani che hanno deciso, il 7 giugno scorso, di scendere in piazza in “difesa di Gaza”, la risposta dovrebbe essere positiva: quando mai, gli stessi figuri, hanno proposto di sfilare in nome della pace in Ucraina e contro l’“aggressione” russa? Nemmeno una volta. La loro scelta dunque dimostra un chiaro pregiudizio.

Eppure, qualcosa mi fa pensare che ci sia di più dietro il coro unanime “contro Netanyahu” e la “sua” guerra. Con l’eccezione degli Stati Uniti, per fortuna ancora capaci di stare dalla parte di Israele (non senza contraddizioni, ahimè), non solo le opposizioni ma anche i leader dei principali Paesi d’Occidente (Italia compresa) hanno lanciato in maniera coordinata, tutti insieme, i loro strali contro Gerusalemme: “Fermate la guerra, altrimenti…”. I loro ultimatum, infarciti di “orrore per la sorte dei civili”, rimarranno nella Storia come un esempio dell’ipocrisia del comportamento umano e, forse, come il primo manifestarsi di pavidità politica dovuta agli stravolgimenti migratori nel Vecchio Continente: i Paesi più vocali contro lo Stato ebraico sono anche quelli dove la presenza islamica è più forte (Francia e Gran Bretagna).

Ma c’è di più. Oggi, come dimostra la Casa Bianca di Trump, politica e affari sono sempre più interconnessi. Una parola è in grado di annullare la coerenza dei leader, un tempo sicuri nel dichiarare la loro “amicizia eterna” a Israele, “colpito così duramente” il 7 ottobre, e oggi – in un batter di ciglia – pronti a “condannare la strage di civili palestinesi”. Questa parola è “investimenti”. Già, tanti, anzi, tantissimi denari pronti a volare dalle cassaforti di Paesi come il Qatar negli asfittici conti bancari delle industrie europee, Italia compresa. Come si fa a dire di no a tanta generosità? In fondo, gli sceicchi cosa vogliono in cambio? Che si riporti Israele alla ragione, che si difendano gli incolpevoli civili di Gaza.

Non abbiamo visto tutti le terribili scene provenienti dalla Striscia? Sì, certo, le abbiamo viste tutti. E nessuno più degli israeliani sa che il prezzo della guerra è atroce. Nessuno più degli ebrei sa che l’odio porta soltanto sofferenza. Ed è proprio per questo che Tsahal sta combattendo con coraggio nei vicoli di Gaza, mettendo a rischio la vita di ragazzi e ragazze ventenni: perché un’atrocità come quella partorita dalle menti malate degli sgherri di Hamas, il 7 ottobre 2023, non si ripresenti più nel futuro. Perché gli Alleati, alla fine della Seconda guerra mondiale non si sono fermati prima della resa senza condizioni dei nazisti in Germania? Perché gli americani hanno sganciato non una ma due bombe atomiche sul Giappone che minacciava di combattere fino all’ultimo uomo? Perché allora tutto era chiaro: era indispensabile distruggere la volontà del nemico per chiudere definitivamente il ciclo delle aggressioni. Perché oggi al solo Israele questo diritto legittimo non viene concesso?

Vero, nel 1945 l’opinione pubblica contava quasi zero, non c’era la televisione, figuriamoci Internet. Pochi votavano. Eppure, allora come oggi, era chiaro il valore degli obiettivi per i quali si combatteva. Quelle decisioni, ottant’anni fa, hanno garantito decenni di tranquillità in Europa. Se oggi i governanti che gridano contro Israele avessero il coraggio di guardare in faccia la realtà, di non piegarsi a promesse tanto generose quanto infarcite di futuri ricatti, forse potremmo allontanare le prossime tragedie. Il Medio Oriente è quello che è, non possiamo che accettarne le logiche e le interazioni. L’impresa davanti a noi è immensa: convincere il mondo arabo-musulmano a mettere da parte la propria tendenza suprematista e razzista (“ebrei – e anche cristiani – possono vivere soltanto come cittadini di seconda classe e come minoranza”) e accettare il diritto sacrosanto di Israele all’indipendenza nella propria Patria ancestrale. Solo allora la pace sarà qualcosa di concreto e stabile. E soltanto allora i civili smetteranno di soffrire per le scelte dei loro leader: il guadagno sarà immenso per tutti. Ci piaccia o meno, questa è la realtà dei fatti.