Rav Israel Lau

L’appello di Rav Lau: “Smettete di paragonare la Shoah al Covid”

di David Zebuloni
L’importanza e il valore dell’attualizzazione della Shoah (Shoah intesa come evento storico non fine a se stesso, ma come parabola della banalità del male di cui l’essere umano si è sporcato le mani e la coscienza durante la Seconda Guerra Mondiale), risulta essere un tema discusso molto e da molti negli ultimi decenni. Le scuole di pensiero che si sono formate, sono principalmente due. La prima sostiene che non debba esserci alcun tipo di parallelismo tra passato e presente, poiché non si può applicare il male di allora a quello di oggi. La seconda invece ritiene che il parallelismo sia necessario, in quanto senza passato non vi è presente né futuro. A prevalere, è la seconda scuola di pensiero. Come i testimoni stessi ci hanno insegnato infatti, ricordare non è un’azione passiva, bensì un impegno quotidiano che ha lo scopo di renderci persone migliori. Ricordare la tragedia ci aiuta a non ripetere, oggi e domani, le stesse atrocità di allora.

Tuttavia, come spesso accade, il concetto di attualizzazione è stato snaturato nel tempo, a tal punto da perdere del tutto il suo significato originale. In questo 2020 tormentato dal Covid, abbiamo sentito più che mai paragoni assurdi tra passato e presente: tra la Shoah e l’epidemia, tra la stella gialla sul cappotto e la mascherina sulla bocca, tra le deportazioni verso ignota destinazione e i vari lockdown che hanno segnato l’ultimo anno. I Capi di Governo sono stati paragonati ad Hitler e Mussolini e, in men che non si dica, si è creato un moto di negazionismo che più volte è stato associato a quello dell’Olocausto.

A proposito di questi temi si è espresso Rav Israel Meir Lau, ex Rabbino Capo d’Israele nonché il più giovane superstite del campo di concentramento di Buchenwald, esprimendo la sua personale opinione alle telecamere di News12. “Nell’ultimo anno ho sentito utilizzare termini quali Shoah sanitaria, Shoah economica e Shoah governativa“, ha esordito Rav Lau. “La Shoah è diventata una parola chiave capace di spiegare ogni tipo difficoltà, a prescindere da quale essa sia. Io ho ascoltato indignato questi paragoni e, dopo averci pensato a lungo, ho deciso di esprimermi a riguardo.”

Il volto tipicamente sereno dell’anziano Rav pare furente, così come il suo tono, solitamente pacifico e conciliante, risulta scosso da una rabbia inedita. “Vorrei dire una cosa soltanto: smettetela di paragonare la Shoah e i campi di sterminio a ciò che stiamo vivendo oggi. Smettetela immediatamente! Quando vi sento fare questi paragoni assurdi, io penso alle vere vittime della Shoah. Ripenso a mio nonno, che aveva quarantasette nipoti prima della guerra e, dopo la guerra, ne sono rimasti in vita solo cinque. Ripeto: ne aveva quarantasette e ne sono rimasti solo cinque. Mi domando cosa avrebbero pensato loro di voi, se vi avessero sentito definire nazista un poliziotto che chiede semplicemente di indossare la mascherina.”

Rav Lau, instancabile educatore e grande maestro che ha dedicato la sua vita all’insegnamento, esorta ad uno studio più approfondito delle vicende accadute nell’Europa occupata. “Trovo imperdonabile che la Shoah venga strumentalizzata in questo modo, che il sacro ricordo di quella tragedia venga infangato così brutalmente. Vi invito a studiare il processo Eichmann e il processo Demjanjuk, a trascorrere qualche giorno a Yad Vashem. A leggere, ad ascoltare e a guardare con i vostri stessi occhi ciò che è realmente accaduto “, ha affermato l’ex Rabbino Capo d’Israele. Poi ha concluso: “Io non mi sono salvato dalla Shoah, io sono sopravvissuto alla Shoah. Ecco, pensate a me e agli altri superstiti quando vi esprimete in questo modo e cercate di capire quanto le vostre parole possano ferirci.”

In un’intervista esclusiva rilasciata al Bet Magazine lo scorso anno, Rav Lau aveva spiegato come l’educazione fosse l’unica cura capace di curare il grande male chiamato odio. “Bisogna educare alla conoscenza reciproca. Senza conoscersi non ci si può rispettare”, aveva affermato. Oggi Rav Lau sembra estendere il suo concetto di conoscenza e di rispetto. Per poter rispettare il ricordo di sei milioni di vittime della Shoah, infatti, bisogna prima studiare e conoscere la loro storia.