Il Rabbino Capo di Mosca costretto all’esilio dopo aver rifiutato di appoggiare la guerra contro l’Ucraina

di Anna Lesnevskaya
È il Rabbino Capo di Mosca da 30 anni, ma tre mesi fa Pinchas Goldschmidt è stato costretto a lasciare la Russia dopo aver ricevuto pressioni dalle autorità russe affinché sostenesse l’aggressione contro l’Ucraina. Ufficialmente Goldschmidt, che presiede anche la Conferenza dei rabbini europei (CER) e il Tribunale rabbinico dei Paesi CIS e degli Stati Baltici, aveva giustificato la sua partenza con la necessità di assistere il padre malato, ma ieri, dopo che è stato rieletto per altri sette anni dalla sua comunità, dalla famiglia del rabbino è arrivata la conferma di quanto già trapelato sui media: le motivazioni della sua partenza sono politiche, ossia il rifiuto di Goldschmidt di appoggiare pubblicamente la guerra in Ucraina.

La nuora del rabbino, la giornalista americana Avital Chizhik-Goldschmidt, ha twittato ieri: “Posso finalmente condividere che i miei suoceri il Rabbino Capo di Mosca Pinchas e la Rebbetzin Dara Goldschmidt sono stati messi sotto pressione dalle autorità per sostenere pubblicamente ‘l’operazione speciale’ in Ucraina – e si sono rifiutati”. La Chizhnik-Goldschmidt ha proseguito spiegando che il rabbino Goldshmidt è volato in Ungheria con la moglie due settimane dopo l’inizio dell’invasione russa in Ucraina per poi viaggiare attraverso l’Europa dell’Est aiutando i rifugiati ucraini e giungendo infine a Gerusalemme dove all’epoca era ricoverato suo padre. “Ora sono in esilio lontani dalla comunità che hanno amato, che hanno costruito e dove hanno cresciuto i loro figli per più di 33 anni”, ha scritto la moglie del rabbino Benjamin Goldschmidt di Manhattan.

La settimana scorsa Rav Goldschmidt si era recato a Monaco per partecipare all’incontro annuale della Conferenza dei rabbini europei della quale è il presidente e parlando con l’emittente tedesca DW ha affermato che “una parte significativa della comunità ebraica ha lasciato la Russia, mentre un’altra parte significativa ci sta pensando”. Rispondendo alla domanda su cosa possono fare i leader religiosi per fermare la guerra, ha risposto: “Stiamo pregando, stiamo facendo appello per la pace e stiamo aiutando coloro che hanno sofferto a causa della guerra”.

La settimana scorsa Le Figaro aveva già anticipato le pressioni dell’Fsb e del Cremlino esercitate sul rabbino per spingerlo ad una presa di posizione pubblica a favore dell’intervento russo contro l’Ucraina, pressioni che Goldschmidt aveva respinto e non ha avuto quindi altra scelta che lasciare Mosca dove era arrivato nel lontano 1989 dalla sua città natale, Zurigo, per partecipare al rinnovamento della vita ebraica nella capitale russa. Ieri le stesse informazioni sono state riferite dalla testata israeliana Ynet che ha fatto riferimento ai partecipanti dell’incontro della CER. I funzionari della comunità ebraica russa hanno inoltre detto a Ynet che Rav Goldschmidt ha paura di tornare a Mosca perché negli ultimi mesi si sta occupando dell’aiuto ai rifugiati ucraini. Secondo Le Figaro, il Rabbino Capo di Mosca, che si trova ora in esilio, si sposta in compagnia di tre guardie del corpo.

Alla Sinagoga Corale di Mosca il rabbino ha nominato come sostituto il suo stretto collaboratore David Youshouvaev. Secondo le fonti del Jerusalem Post nella comunità ebraica russa c’è stato il tentativo di far cadere Rav Pinchas Goldschmidt, ma nonostante molti rabbini e ufficiali ebraici fossero stati coinvolti negli sforzi del Cremlino per convincere la comunità ebraica di Mosca a votare per un altro candidato, l’intervento di alcuni importanti rabbini israeliani, tra cui il Rabbino Capo ashkenazita d’Israele David Baruch Lau e il rabbino capo sefardita d’Israele, Yitzhak Yosef, hanno sventato questa iniziativa e Pinchas Goldschmidt è stato rieletto per un altro mandato.