di Nathan Greppi
Le prove del sostegno dei servizi segreti occidentali all’operazione del Mossad sono state scoperte in cablogrammi crittografati ritrovati negli archivi svizzeri da Aviva Guttmann, storica esperta di intelligence che lavora all’Università di Aberystwyth, nel Galles. Migliaia di questi cablogrammi sono stati fatti circolare attraverso un sistema segreto fino ad allora sconosciuto, noto con il nome in codice “Kilowatt”.
Secondo dei documenti recentemente declassificati, negli anni ‘70 una coalizione segreta di agenzie di intelligence occidentali avrebbe fornito a Israele informazioni cruciali che permisero al Mossad di rintracciare ed eliminare i palestinesi sospettati di aver preso parte ad attentati terroristici in Europa, e in particolare al Massacro di Monaco.
La campagna di omicidi mirati condotta dal Mossad, nota anche come “Operazione Ira di Dio”, ebbe inizio in seguito all’attentato effettuato dai terroristi palestinesi ai Giochi Olimpici di Monaco nel settembre 1972, che portò alla morte di 11 atleti israeliani. Almeno quattro palestinesi associati al terrorismo sono stati uccisi a Roma, Parigi, Atene e Nicosia, e altre sei persone in altri paesi nel corso degli anni ’70.
I documenti

Secondo il Guardian, le prove del sostegno dei servizi segreti occidentali all’operazione del Mossad sono state scoperte in cablogrammi crittografati ritrovati negli archivi svizzeri da Aviva Guttmann, storica esperta di intelligence che lavora all’Università di Aberystwyth, nel Galles.
Migliaia di questi cablogrammi sono stati fatti circolare attraverso un sistema segreto fino ad allora sconosciuto, noto con il nome in codice “Kilowatt”, che è stato creato nel 1971 per consentire di condividere informazioni a 18 servizi di intelligence occidentali, tra cui quelli di Israele, Italia, Regno Unito, Stati Uniti, Francia, Svizzera e Germania Ovest. I cablogrammi facevano circolare informazioni grezze con dettagli su case sicure e veicoli, i movimenti di individui chiave considerati pericolosi, notizie e analisi sulle tattiche utilizzate dai gruppi armati palestinesi.
“Il sistema era molto granulare, collegava le persone ad attacchi specifici e forniva dettagli che sarebbero stati di grande aiuto. Forse all’inizio, (i funzionari occidentali) non erano a conoscenza (delle uccisioni), ma in seguito ci sono stati molti resoconti della stampa e altre prove che suggerivano fortemente ciò che gli israeliani stavano facendo”, ha detto Guttmann, la prima ricercatrice a vedere il materiale di Kilowatt. “Condividevano persino i risultati delle loro indagini sugli omicidi con l’agenzia, il Mossad, che molto probabilmente li aveva commessi”.
Golda Meir, all’epoca il Primo Ministro israeliano, chiese che il Mossad le mostrasse prove attendibili che qualsiasi obiettivo fosse collegato a Monaco o avesse avuto un ruolo nella più ampia ondata di attacchi da parte di gruppi terroristici palestinesi contro aerei, ambasciate e uffici aerei israeliani in Europa occidentale e nel Mediterraneo. Gran parte di queste prove provenivano dai servizi segreti occidentali e hanno raggiunto Israele attraverso la rete Kilowatt.
I bersagli
Il primo obiettivo eliminato dal Mossad, Wael Zwaiter, venne ucciso a Roma, dove lavorava come traduttore presso l’Ambasciata libica ed era un portavoce dell’OLP. In precedenza, i servizi di intelligence occidentali informarono il Mossad attraverso il Kilowatt che Zwaiter forniva armi e supporto logistico a Settembre Nero, l’organizzazione responsabile del Massacro di Monaco.
Il secondo bersaglio, il rappresentante ufficiale dell’OLP in Francia Mahmoud al-Hamshari, venne assassinato a Parigi nel dicembre 1972. Secondo la rete Kilowatt, oltre ad essere un diplomatico era anche coinvolto nel reclutamento di cellule terroristiche.
Sempre a Parigi, nel giugno 1973 il Mossad riuscì ad eliminare Mohamed Boudia, veterano della Guerra d’indipendenza algerina che in seguito collaborò con il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e Settembre Nero. In particolare, Boudia tentò di organizzare una serie di attentati, tra cui il tentativo fallito di mettere delle bombe in degli alberghi israeliani e la distruzione di una piattaforma petrolifera italiana, e pianificò di colpire anche gli emigranti ebrei che lasciavano l’Unione Sovietica e l’ambasciatore giordano a Londra.
Il Mossad riuscì ad eliminare Boudia dopo che l’intelligence svizzera passò loro informazioni sulla sua auto trovate in un suo rifugio a Ginevra. Gli israeliani rintracciarono il veicolo ed eliminarono il terrorista con una mina.
Tuttavia, non tutte le informazioni fornite all’intelligence israeliana dalle sue controparti europee si rivelarono corrette: nel luglio 1973, uccisero in Norvegia quello che credevano essere il terrorista di Settembre Nero Ali Hassan Salameh, e che invece si rivelò essere solo un cameriere marocchino. L’errata identificazione di Salameh si basava su una fotografia procurata al Mossad dal MI5, il servizio di intelligence britannico.
“Non sono sicura che la campagna israeliana sarebbe stata possibile senza le informazioni tattiche dei servizi segreti europei. Certamente, è stato di grande aiuto. Ma era anche molto importante per il Mossad sapere di avere quel tacito sostegno”, ha detto Guttmann, che pubblicherà le sue ricerche in un libro entro fine anno.