Zuckerberg caccia i negazionisti da Facebook. Contestare la Shoah non è libertà d’opinione

di Paolo Castellano

Il 12 ottobre il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg ha cambiato idea sul rapporto tra libertà di parola e il negazionismo sulla Shoah. All’interno della sua pagina ha infatti pubblicato un breve ma denso post in cui si comunica che verranno vietati tutti i contenuti che negheranno o falsificheranno la Shoah. Grande soddisfazione da parte di importanti associazioni del mondo ebraico come l’Anti-Defamation League e World Jewish Congress che negli ultimi anni hanno chiesto ripetutamente a Facebook di bloccare con più decisione e velocità i post antisemiti.

«Abbiamo rimosso da tempo i post che inneggiano ai crimini d’odio o all’omicidio di massa, compresa la Shoah. Ma con l’aumento dell’antisemitismo, stiamo ampliando la nostra politica per vietare qualsiasi contenuto che neghi o falsifichi anche la Shoah. Se le persone cercheranno la Shoah su Facebook, inizieremo a indirizzarle verso fonti autorevoli per avere informazioni precise», ha chiarito Zuckerberg.

Dunque, il social network con un bacino di utenza che supera i due miliardi di iscritti si occuperà di fare buona informazione storica sulla tragedia ebraica attraverso un sistema che sarà implementato nei prossimi mesi. Non sono emersi ulteriori dettagli.

«Sono stato combattuto riguardo alla tensione tra libertà di pensiero e il danno causato dallo sminuire o il negare la Shoah. Il mio pensiero si è evoluto dopo che ho letto i dati che mostrano un aumento della violenza antisemita, così si sono evolute anche le nostre politiche generali sull’incitamento all’odio. Non è facile disegnare le giuste linee tra ciò che è accettabile in un discorso e ciò che non lo è, ma nello stato attuale del mondo, ritengo che questo sia il giusto equilibrio», ha concluso Zuckerberg.

Come ricorda la BBC, in passato il fondatore di Facebook si è rifiutato di porre un netto divieto ai post che negavano la Shoah. Zuckerberg aveva più volte ripetuto che nonostante le sue origini ebraiche non avrebbe potuto limitare la libertà di pensiero, affermando che “le parolacce si combattono con le buone parole“. La posizione di Facebook innescò un dibattito sui limiti e le concessioni agli utenti.

Ciononostante, la discussione portò ad alcuni importanti risultati a inizio 2020 quando la piattaforma social decise di intervenire più severamente sui contenuti che diffondevano odio e stereotipi. Tuttavia, gli utenti che continuavano a ridimensionare e a negare la Shoah conservarono i loro profili e le loro pagine. Inoltre, lo scorso luglio si è verificata una campagna di boicottaggio da parte degli inserzionisti di Facebook per chiedere più controllo sui discorsi d’odio.

Monika Bickert, vicepresidente della politica globale sui contenuti di Facebook, ha detto che l’azienda ha preso la decisione considerando “il ben documentato aumento dell’antisemitismo a livello globale e il livello allarmante di ignoranza sulla Shoah, specialmente tra i giovani”.