di Anna Balestrieri
Un’indagine federale accusa l’università californiana UCLA di non aver tutelato gli studenti ebrei durante le proteste pro-Palestina della primavera 2024.
Accuse gravi dal Dipartimento di Giustizia USA
La University of California, Los Angeles (UCLA) è stata accusata dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti di aver agito con “indifferenza deliberata” nei confronti delle minacce e delle violazioni dei diritti degli studenti ebrei durante un accampamento antisraeliano sorto nel campus nella primavera del 2024.
“Abbiamo trovato prove preoccupanti di antisemitismo sistemico a UCLA,” ha dichiarato Pamela Bondi, procuratrice generale degli Stati Uniti, “che richiedono una severa assunzione di responsabilità da parte dell’istituzione.”
Un ambiente ostile e documentato
In una lettera indirizzata ai vertici del sistema universitario californiano, il Dipartimento ha scritto che “studenti ebrei e israeliani sono stati sottoposti a molestie gravi, pervasive e oggettivamente offensive” da parte dei partecipanti all’accampamento, subendo aggressioni fisiche, insulti verbali e l’impossibilità di accedere ad aree del campus.
Sebbene UCLA abbia ricevuto almeno undici denunce formali da parte di studenti ebrei, “non ha intrapreso azioni significative per eliminare l’ambiente ostile fino allo sgombero del campo il 2 maggio,” si legge nel documento ufficiale.
Scadenze legali e possibili conseguenze
Il Dipartimento ha dato tempo all’università fino al 5 agosto 2025 per negoziare un accordo volontario. In caso contrario, ha annunciato l’intenzione di avviare un procedimento giudiziario entro il 2 settembre 2025.
Bondi ha aggiunto: “Il Dipartimento di Giustizia costringerà UCLA a pagare un prezzo elevato per aver messo a rischio gli americani di origine ebraica. E le indagini su altre università del sistema UC proseguono.”
Accordo milionario con gli studenti ebrei
Parallelamente all’indagine federale, UCLA ha raggiunto un accordo di 6 milioni di dollari con tre studenti ebrei e un professore che avevano citato in giudizio l’ateneo per violazione dei diritti civili.
Il giudice federale Mark Scarsi ha respinto l’argomentazione dell’università secondo cui “non aveva responsabilità diretta perché i manifestanti agivano indipendentemente”, e ha ordinato l’adozione di un piano per tutelare gli studenti ebrei.
Nell’ambito dell’accordo:
- $6.13 milioni copriranno danni e spese legali.
- $2.3 milioni saranno destinati a otto organizzazioni impegnate nella lotta contro l’antisemitismo.
- UCLA dovrà garantire l’inclusione piena di studenti, docenti e personale ebreo in tutte le attività universitarie.
Caos durante le proteste e nuove linee guida
Durante lo sgombero dell’accampamento pro-Palestina nel maggio 2024, almeno 15 manifestanti sono rimasti feriti e più di 200 persone sono state arrestate dopo ore di scontri con contro-manifestanti.
La gestione della crisi da parte delle autorità è stata fortemente criticata sia da esponenti politici che da organizzazioni musulmane e per i diritti civili.
In risposta, l’intero sistema dell’Università della California ha adottato nuove linee guida sulle proteste nei campus, cercando di prevenire episodi simili in futuro.
Una battaglia legale che coinvolge più fronti
Non solo studenti ebrei: un gruppo di 35 manifestanti pro-Palestina, tra cui studenti, docenti, giornalisti e osservatori legali, ha intentato una causa contro UCLA, sostenendo che l’università non ha protetto i partecipanti alle dimostrazioni.
Intanto, altri campus americani sono finiti sotto esame: la Columbia University ha recentemente accettato di pagare 200 milioni di dollari per chiudere un’indagine simile, segnando un precedente che l’amministrazione Trump intende usare come modello per le altre università pubbliche.
Una crisi di fiducia nel cuore dell’accademia americana
L’università, per bocca della presidente del consiglio dei reggenti, Janet Reilly, ha ribadito il proprio impegno: “Condividiamo con i querelanti l’obiettivo di creare un ambiente sicuro, inclusivo e privo di antisemitismo per tutta la comunità universitaria.”
Ma il caso UCLA resta emblematico della crescente polarizzazione nei campus statunitensi. In nome della libertà d’espressione, il confine tra protesta politica e discriminazione religiosa appare oggi più sottile che mai.