di Nathan Greppi
Da diversi anni, la classe artistica e intellettuale francese dimostra di presentare al suo interno uno “zoccolo duro” di voci molto più libere e coraggiose rispetto al conformismo imperante tra le loro controparti italiane: mentre in Italia gli artisti fanno a gara per solidarizzare con Gaza ma quasi nessuno mostra empatia per gli ostaggi israeliani, in Francia oltre ai loro omologhi ci sono anche intellettuali come Michel Houellebecq, Alain Finkielkraut e Michel Onfray che denunciano il clima di antisemitismo nel paese.
L’appello del Figaro
Questa divergenza tra il contesto italiano e quello d’Oltralpe è stato ulteriormente rimarcato il 20 settembre, quando circa una ventina di personaggi pubblici hanno firmato una lettera aperta sul quotidiano Le Figaro per chiedere al Presidente francese Emmanuel Macron di riconsiderare il riconoscimento dello Stato di Palestina, subordinandolo al rilascio di tutti gli ostaggi.
Tra i firmatari, spiccano gli attori Arthur e Charlotte Gainsbourg e Yvan Attal, il comico Philippe Torreton, la fumettista Joann Sfar e il filosofo Bernard-Henri Lévy, oltre ad altri artisti, filosofi, imprenditori, rabbini e dirigenti della comunità ebraica francese.
“Signor Presidente della Repubblica, lunedì 22 settembre, a New York, vi preparate a riconoscere, a nome della Francia, uno Stato palestinese”, si legge nella lettera. “Noi, artisti, intellettuali, imprenditori, leader comunitari e cittadini, chiediamo con tutte le nostre forze la pace in Medio Oriente. Ma voi stessi avete subordinato questo riconoscimento di uno Stato palestinese a chiare precondizioni affinché contribuisse alla pace: in particolare, il rilascio dei 48 ostaggi ancora detenuti a Gaza e lo smantellamento di Hamas”.
Si legge inoltre: “Mentre la Francia si è prudentemente astenuta dal riconoscere uno Stato palestinese dal 1948, in attesa che si instaurassero le condizioni per la pace e la sicurezza reciproca, come può giustificarlo mentre infuria ancora la guerra scatenata dal peggior massacro antisemita dai tempi dell’Olocausto? Come può essere annunciato mentre Hamas tiene ancora degli ostaggi? Perché farlo in un momento in cui l’antisemitismo divampa in Francia, usando specificamente la situazione in Medio Oriente come pretesto? Riconoscere uno Stato palestinese ora, prima che gli ostaggi vengano rilasciati e Hamas smantellato, non aiuterà né i civili palestinesi né la liberazione degli ostaggi”.
La lettera si conclude così: “Signor Presidente, lei sta per annunciare il riconoscimento da parte della Francia di uno Stato palestinese. Le chiediamo solennemente: in questo caso, affermi con la stessa fermezza che tale riconoscimento avrà effetto solo dopo la liberazione degli ostaggi e lo smantellamento di Hamas. È a questo prezzo, e solo a questo prezzo, che questo gesto può contribuire alla pace. Altrimenti, sarebbe una capitolazione morale di fronte al terrorismo”.
Artisti presi di mira
Alcuni dei firmatari hanno già iniziato ad essere attaccati per le loro posizioni: Charlotte Gainsbourg, figlia del cantautore ebreo Serge Gainsbourg e che già nel novembre 2023 aveva firmato un appello su Libération per riconoscere come femminicidio gli stupri di massa compiuti da Hamas il 7 ottobre, è stata presa di mira dalle proteste al punto che, nel momento in cui scriviamo, ha già raggiunto più di 8.000 firme una petizione apparsa su Change.org per contestare la scelta di farle interpretare il ruolo dell’avvocata e femminista militante ebrea francese Gisèle Halimi nel film biografico Gisèle, la cui uscita è prevista per il 2026.
In particolare, viene contestato il fatto che ad un’attrice filoisraeliana venga affidato il ruolo di un personaggio storico contrario all’occupazione israeliana nei territori palestinesi, al punto da aver difeso in tribunale il terrorista Marwan Barghouti.
Ad attaccare la Gainsbourg è stata anche l’eurodeputata di origine palestinese Rima Hassan, la quale ha pubblicato un tweet in cui contesta la posizione dell’attrice, a suo dire “colpevole” di seguire su X l’account ufficiale dell’IDF.
Foto in alto: Charlotte Gainsbourg (Wikimedia Commons)