Le forze del G7 unite contro i jihadisti europei in Siria

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A due settimane dall’attentato al Museo Ebraico di Bruxelles (26 maggio), e a pochi giorni dall’arresto di Mehdi Nemmouche, i Paesi del G7 (Germania, Canada, Francia, Italia, Giappone, Regno Unito, Usa e Ue) riuniti a Bruxelles hanno dichiarato di voler cooperare contro la minaccia proveniente dai jihadisti europei di ritorno dalla Siria. Dall’arresto di Nemmouche, infatti, sono molte le notizie apparse sui media nazionali e internazionali dell’esistenza di una vera e propria rete terroristica riconducibile alla Siria e di cui farebbero parte molti europei.

“Abbiamo deciso di cooperare per prevenire, dissuadere e punire i combattenti stranieri che possono compromettere la nostra sicurezza”, ha dichiarato il presidente francese François Hollande, che ha aggiunto che più di 30 francesi sono morti durante i combattimenti in Siria. “Già da un anno  e mezzo siamo consapevoli di quello che accade – ha continuato – e della minaccia che può rappresentare il ritorno in Europa di individui indottrinati e addestrati su quel terreno di guerra”.

I Ministri europei degli interni hanno poi discusso delle misure da prendere in seno all’Ue, da cui si calcola che siano partiti circa 2000 persone alla volta della Siria.

Il Belgio, in particolare, sta spingendo per la creazione di un dossier europeo dei passeggeri aerei, sul modello del registro americano creato dopo l’11 settembre 2001. Ma fino a oggi il Parlamento europeo ha rifiutato la proposta, per questioni di tutela della privacy.